Dopo settimane se non mesi di attesa, finalmente è uscito Exuvia. Ottavo album di Caparezza, ottava perla. Gli assaggi dei singoli Exuvia prima e La scelta poi non avevano fatto altro che alimentare la nostra curiosità: con i loro testi criptici e densi di significato eravamo rimasti solo con pochi pezzi del puzzle tra le mani e mille domande nella testa.
Il 7 maggio è arrivato anche il resto della scatola e finalmente possiamo giocare sul serio.
Non è un gioco facile
Exuvia è un album imbevuto di citazioni e riferimenti. Ogni strofa ne è carica a tal punto da rendere i testi belli impegnativi da metabolizzare. Come se non bastasse, si tratta di un concept album: se vuoi davvero capirci qualcosa, hai bisogno di mantenere la concentrazione per l’intera ora della sua durata.
Ascoltare Exuvia equivale a partire per un viaggio, proprio come fa Caparezza nella sua narrazione. Una foresta lo attende, ma non gli manca il tempo per guardarsi indietro, accogliere il suo passato e darsi forza per andare oltre. Il mondo però si trasforma e del passato non resta che l’exuvia, la muta dell’insetto.
Bisogna andare oltre, immergersi nel presente e in una natura piena di paradossi e di fantasmi.
La sensazione che si ha ascoltando l’album, ed è una bella sensazione di conforto, è quella di trovarsi davanti all’ennesima dimostrazione di grandezza di Caparezza. Nonostante la complessità della materia, puoi trovare già dal primo ascolto qualcosa di appassionante nel disco. La musica è cupa, ma mai tediosa. Capa la plasma unendo magistralmente tanti generi diversi, dimostrandosi non solo eclettico, ma anche attento alla scena musicale attuale.
Per gli appassionati del genere, poi, ci sono citazioni da cogliere praticamente in ogni frase. Le rime, come di consueto, non sono mai banali e la metrica spinge sull’acceleratore, mettendo in luce la maturazione non solo dell’artista, ma anche dell’uomo.
Quando ascolti Exuvia ti immergi nella realtà dipinta da Caparezza, vuoi sapere come se la caverà il nostro eroe e fai il tifo per lui. L’album ti porta sia a seguire da lontano, con distacco, la voce narrante, sia a immedesimarti nel personaggio e nella sua ricerca.
Giunto all’epilogo, Exuvia cala il sipario con il brano che prende il nome dall’album stesso (o viceversa?).
L’ultimo tassello del puzzle si colloca al suo posto, caricandosi di un significato stratificato dal viaggio ormai in dirittura d’arrivo. Con esso, il disco si completa come il cerchio di un tronco. Tuttavia non in modo conclusivo, bensì ciclico, rimandando tutto al prossimo capitolo.
Con Exuvia assistiamo a un’ulteriore consolidazione del cantautore.
Caparezza ad oggi riesce forse come nessun altro a essere apprezzato trasversalmente. Come se non bastasse, per chi rientra nella fascia millenial, rappresenta sempre più un punto di riferimento.
Sono passati 18 anni dall’uscita di Fuori dal tunnel, il pezzo che gli fece spiccare il volo. Nel frattempo Michele Salvemini ha cambiato lo stile della sua musica, ha affinato i versi, oggi meno dissacranti e più introspettivi, ha riempito palazzetti e superato la soglia dei 47 anni. Eppure, nonostante la voglia di rompere con un passato che non rinnega, ma nemmeno più riconosce, come affermato in una recente intervista, Caparezza sembra non volersi fermare qui.
Per questo e molti altri motivi dovremmo ringraziare e coccolarci gelosamente Capa.
Immagine di copertina:
Foto di Giuseppe Milo
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