Sono le undici e trentasei del 14 Agosto 2018 quando, con un boato assordante, il crollo del ponte Morandi provoca una profonda lacerazione nel cuore di noi genovesi.
I danni causati da questo evento sono devastanti per la città e i suoi abitanti, la risonanza mediatica è notevole, tutto il mondo ne parla. Nasce immediatamente l’esigenza di un nuovo ponte, essendo il Morandi:
un nodo fondamentale per le connessioni stradali e i trasporti di Genova, della Liguria e del territorio italiano
Pergenova
Chiudiamo gli occhi.
Riapriamoli il 28 Aprile del 2020 quando il Presidente del Consiglio presenzia alla cerimonia del varo dell’ultima campata del nuovo Viadotto Polcevera di Genova, definito dal New York Times “a symbol of Italian can-do” grazie al suo tempo record di realizzazione.
Quali sono stati gli ingredienti per il successo nella realizzazione di quest’opera? Cos’è successo in questi 20 mesi?
Percorriamoli brevemente.
Il genovese Renzo Piano, senatore a vita e architetto di fama mondiale, dona alla sua città un prestigioso progetto per la realizzazione di un nuovo ponte, a cui dedica le seguenti parole:
Semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole e assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Sarà un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi
Renzo Piano
Il progetto prevede che il nuovo ponte sia costituito da un impalcato in struttura mista acciaio-calcestruzzo sorretto da 19 pile in cemento armato di sezione ellittica a sagoma costante.
Troviamo qui alcuni dei principali ingredienti a favore della velocità di realizzazione:
1. le stesse dimensioni esterne per tutte le pile, in modo tale da consentire l’utilizzo di una sola tipologia di cassero esterno;
2. la composizione della struttura interna che permette l’ottimizzazione delle prestazioni dei materiali in relazione a velocità di realizzazione e assemblaggio delle parti;
3. la costituzione della parte in acciaio dell’impalcato che favorisce il montaggio di più campate in sequenza.
Scopriamo inoltre che la geometria dell’ellisse, priva di angoli netti, permette alla luce di scorrere sulla superficie, mitigando l’impatto visivo e la presenza delle nuove pile all’interno dell’area urbana.
Tocchiamo ora uno dei temi più attuali: la sostenibilità.
Ebbene sì, sarà un ponte a ridotto impatto ambientale che, grazie all’installazione di pannelli fotovoltaici, garantirà autonomamente la produzione energetica necessaria per la sua illuminazione e per il funzionamento di impianti e sensori.
Il nuovo ponte smart è infatti dotato di sofisticati sistemi di automazione robotica che permetteranno di monitorare costantemente la struttura e segnalare tempestivamente la necessità di manutenzione.
È presente inoltre uno speciale sistema di deumidificazione, volto a contrastare la formazione di condensa salina e limitare i danni da corrosione.
Adesso che abbiamo descritto brevemente il progetto, tralasciando tecnicismi e aspetti scientifici che richiederebbero sicuramente più di qualche riga per essere dignitosamente spiegati, passiamo all’aspetto esecutivo.
Marco Bucci, sindaco di Genova, viene nominato Commissario Straordinario per la Ricostruzione del Viadotto Polcevera.
Questa nomina permette al commissario di operare tramite procedure accelerate e in deroga alle normative vigenti assegnando, ad esempio, i lavori pubblici senza bandi di gara d’appalto.
Viene quindi istituita una Task Force dedicata a cui viene assegnato il compito di sviluppare il progetto esecutivo in circa tre mesi.
In questa fase di progettazione esecutiva, Italferr ha quindi implementato il modello BIM (Build Information Modeling) del viadotto, con l’obiettivo di garantire un elevato standard del progetto.
Un modello BIM contiene informazioni riguardanti l’infrastruttura.
Pensiamo, ad esempio, alla localizzazione geografica, la geometria, le proprietà dei materiali e degli elementi tecnici, le fasi di realizzazione, le operazioni di manutenzione.
L’adozione di questo sistema di progettazione consente quindi di integrare in un unico modello le informazioni utili in ogni fase della progettazione e permette un miglior lavoro in team, all’interno del quale diverse figure professionali possono collaborare su un progetto centralizzato occupandosi ognuno della propria disciplina.
La partecipazione attiva, il costante aggiornamento delle informazioni disponibili e il coordinamento imposto dalla condivisione di un unico modello riducono infatti drasticamente la percentuale di possibili errori e incongruenze, abbassando quindi il numero di modifiche e di conseguenza i costi di progettazione, rendendo il tutto più economicamente sostenibile.
Riassumendo, l’organizzazione, lo studio, la creatività, l’esperienza, la collaborazione e la tenacia, essendo che i cantieri non si sono fermati nemmeno di fronte all’emergenza sanitaria che ha coinvolto la nostra regione, ci hanno permesso quindi avere in tempi definiti “record” un nuovo ponte, che ancora non possiede un nome ma che già da molti, in tutto il mondo, viene definito come un simbolo di speranza per tutta l’Italia (The Guardian).
Immagine di copertina:
Illustrazione di Andrea C.
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