Dicono che i cittadini genovesi non siano aperti al “foresto”, a conoscere nuove persone, nuove modalità, nuovi pensieri, ma che siano ancorati alle tradizioni, al “vecchio”, al consueto. Questa è una buona occasione per ricredersi, parlando della famigerata figura dello “strizzacervelli”.
Quante volte capita di sentire frasi come: “Ma hai sentito che Giovanni va dallo psicologo? Lo sapevo che aveva qualche rotella fuori posto!” o “Lo psicologo? Ah ma quello che ti fa sdraiare sul lettino e in silenzio ascolta tutti i fatti tuoi?”
Questo articolo tuttavia non ha come obiettivo quello di spiegare quanto sia importante il ruolo di tale professione, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo, o di ricordare che chiunque e in qualunque momento della propria vita può iniziare un percorso di conoscenza e consapevolezza di sé e che ciò non è sinonimo di follia, ma in realtà è stato importante ricordarlo.
La direzione di questo articolo invece è quella in cui si va a stimolare una riflessione rispetto a quanto nel pensiero comune la mente e il corpo siano percepite erroneamente come due entità separate, con due vite parallele destinate a incontrarsi ogni tanto e forse pure per sbaglio.
L’approccio bioenergetico proposto da Alexander Lowen, che non tutti ancora conoscono, ritiene invece che il corpo di ciascuno di noi si sia costruito in base alla propria storia e che ogni esperienza vissuta abbia influenzato la nostra struttura corporea e mentale.
Se si osserva con uno sguardo attento una persona davanti a noi e si fa caso alla sua postura, alle asimmetrie, al ritmo dei suoi respiri ad esempio, si può fare un’ipotesi su come si senta e su come possa essere stata la sua vita fino a quel momento.
Si pensi ad una scogliera esposta al vento e all’infrangersi costante delle onde del mare: si vedrà col tempo quanto l’ambiente avrà modificato le sue forme ed arrotondato i suoi spigoli. Quando si vive un momento doloroso entrano in gioco le difese che inconsciamente e minuziosamente abbiamo creato per proteggerci. In che modo? Bloccando il flusso energetico in alcuni distretti del nostro corpo, favorendo la formazione di tensioni muscolari che diventano croniche e fastidiose.
Infatti, per comprendere il tipo di personalità e di carattere di una persona, è importante sapere quanta energia abbia a disposizione e in che modo la utilizzi.
Naturalmente le regole che ci sono state imposte fin dall’infanzia hanno ridotto la vitalità del nostro corpo, andando a ridurre la profondità della nostra respirazione e dunque la libertà della nostra energia.
Se pensiamo ad esempio ad un bambino che gioca spensierato mentre saltella nelle pozzanghere durante un giorno di pioggia, senza curarsi del fango e dei vestiti macchiati, possiamo immediatamente percepirne la gioia.
Questo tipo di approccio prevede la possibilità di risvegliare e riscoprire la parte bambina di noi stessi, più libera di esprimere le emozioni e più spontanea e armonica nei movimenti.
La psicoterapia analitico-bioenergetica dunque integra un lavoro verbale con un lavoro corporeo inerente al contenuto che emerge in seduta, col fine di ammorbidire le difese e aumentare la propria consapevolezza. Imparando ad ascoltare e a leggere i messaggi che il nostro corpo ci manda diventiamo più capaci di prendere decisioni, di migliorare la relazione con sé e con l’altro, di muoverci nel mondo andando verso ciò che desideriamo e allontanando quello che ci provoca sofferenza.
Per sperimentare quello di cui ho parlato fino a qui, esistono degli esercizi di Bioenergetica che non includono una terapia, ma che hanno lo scopo di promuovere il benessere psico-fisico.
Si tratta di movimenti che non richiedono una performance, ma che hanno come unico criterio quello di far entrare il più possibile in contatto con le proprie sensazioni, andando a stimolare la respirazione e la fluidità dell’intero corpo.
A Genova è possibile recarsi al Centro Olistico Meridiana in via Giuseppe Casaregis (https://www.associazionemeridiana.com/esercizi-di-bioenergetica/) ed essere guidati da un terapeuta esperto, Sandro Violante, il quale sa rendere divertente e di qualità questa esperienza.
Perché non sfatare il mito che i genovesi non sono aperti a conoscere qualcosa di nuovo?
Immagine di copertina:
Foto di Claudio Lupi
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