Spicole: scommetto che non sapete cosa siano. Un ottimo modo per scoprirlo è andare a Cervo uno dei prossimi weekend, munirvi di maschera e boccaglio e lasciare che le opere di Elena Mazzi vi spieghino tutto: quattro statue realizzate in quattro differenti rocce mediterranee (pietra dorata, marmo, peperino, basalto), che sono state calate sott’acqua e sono segnalate in superficie da una grande boa in vetro, come quelle che in passato, prima dell’invenzione della plastica, venivano comunemente usate in Liguria per ritrovare le reti da pesca alla balena. Rassegna Una Boccata d’Arte
La posizione della boa è facilmente individuabile dal Bastione di Mezzodì grazie a un cannocchiale installato ad hoc, oppure, più intuitivamente, facendo caso a dove si fermano a guardare meravigliati i bagnanti.
Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) è stata invitata a esporre nell’ambito della rassegna “Una Boccata d’Arte”, promossa da Fonazione Elpis e Galleria Continua, che porta l’arte contemporanea in venti borghi, uno per regione d’Italia.
Appena giunta a Cervo, il suo primo interesse è andato al Santuario Pelagos – quell’area a cavallo tra Italia, Principato di Monaco e Francia che accoglie e protegge i mammiferi marini – per giungere poi, anche grazie all’aiuto della biologa Monica Previati, a concentrarsi sulla vita e il fondamentale ruolo di filtro delle acque delle spugne marine: da qui è nato il progetto Spicule (termine scientifico in latino per l’italiano spicole, ossia l’ossatura autogenerata in pietra tipica delle spugne), con l’intento di creare una sinergia tra l’arte e gli organismi che popolano il mare; non solo, oltre a favorire uno sguardo più curioso da parte delle persone, le statue costituiranno anche un supporto alla didattica e alla ricerca da parte di associazioni locali e scienziati.
Una galleria di immagini dedicata si trova sul profilo Instagram di Mazzi.
Spicule si accompagna a un altro lavoro, elaborato tra 2018 e 2020, dal titolo Becoming with and unbecoming with.
L’installazione, collocata all’interno del bastione anti barbaresco, si compone di una serie di piccole sculture: l’artista, in viaggio in Islanda dopo un incidente alla schiena, ha raccolto la tradizione locale di andare a passeggiare sulle spiagge e collezionare vertebre di cetacei deceduti, per poi riportarli a casa in Italia e farne calchi in argento, rendendoli così evocativi delle protesi mediche in titanio che tutti conosciamo; in seguito, li ha tuffati in supporti di vetro di Murano, materiale che trattiene in sé contemporaneamente qualità liquide e solide, per un effetto di grandissima eleganza in cui l’umano e l’animale si fondono senza soluzione di continuità.
Il bello dell’operazione condotta da Elena Mazzi è il dialogo che si instaura e tra tutte le sue parti e con l’ambiente circostante, con le persone e con la cultura e le tradizioni liguri.
A iniziare dal rimando implicito (e forse inconsapevole?) al Cristo degli Abissi di San Fruttuoso di Camogli e dalla suggestione letteraria lontana, ma non troppo, degli “Ossi di seppia” di Eugenio Montale, per arrivare a caratteristiche ben più materiali.
Ad esempio, l’idea della boa di vetro deriva da una visita dell’artista al museo etnografico locale, il Castello dei Clavesana, al cui interno, tra gli altri, sono conservati gli utensili della marineria cervese. E anche, la scelta di allestire al Bastione di Mezzodì, recuperato dall’ex sindaco Vittorio Desiglioli, cui è stato dedicato nel 2015 dopo i restauri, ossia il punto privilegiato di incontro e di osservazione del mare, da cui un tempo arrivavano cibo, merci e numerosi pericoli: così oggi siamo invitati a fare attenzione a ciò che facciamo al mare e a cosa ne otteniamo, nel bene e nel male, e siamo spronati a riscoprirne le ricchezze e la fondamentale importanza.
Il consiglio, dunque, è di andare a Cervo al più presto e vedere con i vostri occhi. Non solo per il fascino delle opere, ma anche per una questione pratica: passata la prima mareggiata, le sculture subacquee saranno riportate a terra ed esposte di fronte al mare, in attesa di tornare definitivamente sui fondali a maggio 2021.
Spicule sarà visitabile ogni sabato e domenica fino al 11.10.2020.
Immagine di copertina:
Rudolf Stricker
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