Domenica 18 settembre si è celebrata la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Nella nostra città, come in molte altre, la Comunità Ebraica locale ha organizzato un incontro in sinagoga al riguardo, invitando, tra le altre persone, anche l’assessora alla Avvocatura e Affari legali, Servizi sociali, Famiglia e Disabilità del Comune di Genova Lorenza Rosso, la quale ha dato adito ad un siparietto che, oltre che non essere affatto divertente, fa anche emergere la visione che l’Assessora stessa ha della realtà.
L’Assessora, infatti, ha ben pensato, per chiudere con ironia (do you remember Mister Berlusconi?) il suo intervento, di raccontare una “storiella”.
Innanzitutto, Rosso ha tenuto a specificare che questa storiella le fu raccontata da un suo amico di origine ebraica, come se questo preambolo potesse fungere da paracadute ove l’uscita si dimostrasse infelice. Poi, pronti, ai posti, via! Ed eccoci ad assistere a un miscuglio di antisemitismo e improbabile retorica sulla cittadinanza.
Si trasmette qui la storiella, dalla quale prendo ovviamente e DOVEROSAMENTE le distanze, per rendere l’idea.
Rosso: “Sai perché gli ebrei hanno il naso grande?
*pausa di attesa*
Perché l’aria è gratis! Ecco, direi che questo accomuna ancora di più questa comunità a questa città.”
Segue la polemica (con annessa richiesta di dimissioni), cui segue ulteriormente una lettera di scuse per l’intervento fuori luogo dell’Assessora. Ciononostante durante la Conferenza Capigruppo del Consiglio, la maggioranza vota per non discutere della questione nella Sala Rossa e l’opposizione abbandona l’aula.
Su questo avvenimento, ci sono alcune considerazioni da fare
La totale inadeguatezza di quella che è stata definita una storiella, ma che, in realtà, non è stata altro che una becera battuta. Come si può dare, infatti, che un’Assessora del Comune di Genova, sesta città d’Italia e Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, utilizzi per fare colpo una battuta che si basa su uno dei luoghi comuni sugli ebrei più utilizzati dalla propaganda nazifascista?
Come si può dare che dopo tutti questi anni, dopo tutte le lotte per ottenere una Costituzione che tuteli le differenze e impedisca le discriminazioni, ci sia ancora qualcuno che pensi di poter rappresentare un’intera città in questa maniera?
È difficile capirlo.
Anche il rifiuto da parte della maggioranza del Consiglio Comunale di dibattere sulla questione durante la seduta desta qualche perplessità.
Se chi fa parte della Giunta commette un errore così grave, per quanto possa poi scusarsi con una lettera aperta, dovrebbe, comunque, avere il buonsenso di riferire nell’aula preposta, perché è lì che si prendono le decisioni importanti per la città, perché è giusto rendere conto del proprio comportamento negli organismi istituzionali, ma soprattutto perché se si inizia a discutere negli organi di partecipazione democratica solo ciò che va bene alla maggioranza, questo rappresenta un attacco alla democrazia, che è costituita dalla coesistenza della maggioranza e della minoranza, e non dal dominio incondizionato della prima sulla seconda.
In ultimo, ma non per importanza, è molto interessante e politicamente rilevante la riflessione portata in aula dal consigliere Stefano Amore di Genova Civica.
Che cosa significa quella parola “accomuna” pronunciata dall’assessora Rosso?
Pur non sapendo quali fossero le sue reali intenzioni (e alla fine le intenzioni non sono mai tanto importanti quanto i fatti compiuti), ciò che l’uso di questo verbo disegna, sottotraccia, è una distinzione tra la popolazione genovese e la popolazione ebraica.
Come se solo a un gruppo specifico di persone bastasse vivere tutti i giorni qui per essere genovesi, mentre per chi è di fede e cultura ebraica ci sia la necessità di trovare per forza un fattore accomunante alla “tradizione” genovese (articolo di wall:out Chi può dirsi ligure?).
Non sono forse queste persone cittadini e cittadine genovesi nello stesso modo, nella stessa misura?
Ecco, questi tre punti sono già sufficienti a inquadrare quanto inopportuna possa essere stata la modalità con cui Rosso ha deciso di rappresentare non solo se stessa, non solo la Giunta Comunale, né solo il Consiglio Comunale, ma la città e la popolazione tutta.
Popolazione che, probabilmente, se fosse stata in sinagoga nella platea, non avrebbe riso.
Immagine di copertina:
Dettaglio portale Sinagoga di Genova. Foto di Postcrosser
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