Arianna Carossa The Phantom’s Privilege, Genova

The phantom’s privilege di Arianna Carossa, tra Apricale e i Giardini Hanbury

Domani inaugura a Ventimiglia il lavoro dell'artista al termine della residenza con Atelier A Apricale. Abbiamo parlato con lei e con Roberta Agostini curatrice della residenza.
8 Luglio 2022
2 min
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Cosa ci fanno sculture di cera, di ceramica, vetroresina e di cenere, molte delle quali effimere, disseminate nel percorso suggestivo dei Giardini di Villa Hanbury? Guidano i visitatori nel percorso espositivo della mostra personale di Arianna Carossa The Phantom’s Privilege, realizzata in collaborazione con Atelier A Apricale, Callisto Fine Art London, e facente parte degli eventi collaterali ufficiali della Fiera di Arte Contemporanea di Montecarlo.

Quello che inaugura domani è un percorso rituale tra spazi interni ed esterni del complesso della Villa: non solo sculture e dipinti, peculiari caratteristiche dell’artista con la quale abbiamo fatto una bella chiacchierata anche qualche tempo fa (Meditazioni sull’arte, sulla sparizione e sulle aragoste. In dialogo con Arianna Carossa), ma pure le installazioni multimediali e specialmente olfattive saranno stazioni di un viaggio un po’ spirituale e molto alchemico nei meandri di una relazione tra uomo e natura che Carossa affronta con serietà e acume e da “strega”, e non è un caso che le opere le abbia realizzate in residenza artistica ad Apricale, già in quota magia.

Infatti l’artista è stata vincitrice della selezione 2020 della residenza, organizzata con successo ormai da diversi anni da Atelier A Apricale con la direzione di Roberta Agostini.

Interesse del percorso espositivo, accompagnato dai testi critici di Luca Bochicchio, Michael Higgings, Anna Daneri e Michela Murialdo, è attivare l’esperienza del pubblico e incoraggiarlo a un dialogo senza filtri con la natura, da cui i Giardini della Villa sono felicemente animati.

Più nello specifico, l’artista «evoca la concezione panica del mondo che permea la storia di questi luoghi, a partire dalle popolazioni precristiane celtiche. Le opere e i materiali — la cera, la pasta, la creta — seguono le leggi di trasformazione della natura e cambiano configurazione nel tempo, assecondando l’ambiente e l’avvicendarsi dei giorni. La vita, intesa come l’unicum che unisce, in maniera luminosa ma anche violenta e misteriosa, gli accadimenti del mondo, è protagonista e regina di questa mostra.»

Arianna ci racconta che le sue sculture presentano sempre superfici ruvide o rugose perché il suo lavoro si concentra sull’errore che guasta la rappresentazione: la rappresentazione perfetta è la forma pura, quella superficie liscia come la pelle dei morti, come la morte infatti.

Ma la sua arte, invece, è vitalistica ed energetica e perciò, anche, in questa occasione ha prediletto l’uso di materiali organici che muteranno nel tempo.

Abbiamo parlato con l’artista e conosciuto la curatrice della residenza Atelier A Apricale Roberta Agostini

La mostra si svolgerà negli spazi di Villa Hanbury (Ventimiglia), ma la residenza si è svolta per quasi due mesi negli spazi di Atelier A ad Apricale, e perciò un’ala del lavoro dell’artista sarà attivata per l’intera durata della mostra anche in tale sede: si tratta di un’installazione sonora site-specific presso il Castello di Apricale, a cura del sound designer Marc Urselli.

Scopriamo meglio in cosa consiste il programma di residenze ad Apricale e da quali esigenze è mosso.

La genovese di nascita Roberta Agostini ci racconta che Atelier A nasce nel 2012 dalla necessità di animare un luogo ampio altrimenti abbandonato, un appartamento all’interno di un edificio comunale nella campagna del paesino dell’entroterra imperiese. Ma è qualcosa di più, perché per permettere agli artisti in residenza di operare con adeguati strumenti, è stato da poco riattivato il laboratorio di ceramica del paese, a libero uso degli artisti.

Due sono le direttive principali del progetto in termini artistici: la lavorazione dell’argilla e il lavoro sulle arti performative e/o teatrali: in entrambi i casi, prerogativa principale è il dialogo (forse, inevitabile) con la natura circostante.

Il progetto è indipendente e autofinanziato: l’organizzazione fornisce nei limiti del possibile, oltre all’ospitalità, anche i materiali per la realizzazione delle opere e consulenze professionali costanti. I dieci anni di attività alle spalle hanno permesso al progetto di consolidare una buona rete sul territorio, collaborando regolarmente con il Comune di Apricale, il Castello, la scuola e gli abitanti del paese.

Una bellissima realtà che coniuga l’arte con la partecipazione delle persone. Una bellissima realtà, dicevamo, che speriamo ottenga le giuste attenzioni istituzionali per mantenere il proprio lavoro e crescere sempre di più.

Insomma, se avete in programma una gita ponentina, tappa obbligata!

Immagine di copertina:
Foto di Renzo Chiesa


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