Un inizio scoppiettante fatto di botte e risposte, con un sottofondo di frenesia e adrenalina che percorre il palcoscenico del Teatro Strada Nuova di Genova, in una fredda serata di febbraio.
I giovanissimi Simone Benelli, Francesco Fontana, Chiara Leugio, Sofia Pagano, sollecitati da Damiano Grondona, voice over semi-nascosta tra il pubblico, sono i protagonisti di Liberatutti, performance firmata da Marta Abate e Michelangelo Frola: registi, autori, fondatori e anima di ScenaMadre.
Realtà che agisce nell’area del Tigullio ligure, fondata nel 2013, e che si è fatta strada a partire dalla vincita del Premio Scenario Infanzia 2014.
I protagonisti, con una recitazione spontanea ma ben impostata, vestiti come dettano le diverse discipline sportive praticate, saltellano, si scaldano, fanno stretching, si lanciano parole e pensieri e tensioni emotive in relazione alle loro personali aspettative inerenti la performance sportiva alla quale si sono votati.
Le attese forti, motivanti, ma anche e soprattutto i timori, li attraversano come fossero percorsi da una corrente elettromagnetica.
Costantemente sollecitati dalla Voce (un allenatore? Un terapeuta? Un provocatore?), vengono spinti ancor più a essere performanti, costringendoli alla competizione tra loro, a buttare il cuore oltre l’ostacolo, senza per questo creare rivalità: sottopone domande alquanto bizzarre, li incita, li prende un pò per i fondelli, li redarguisce con le sue proposte dirette, con un tono di voce profondo, a tratti rassicurante.
Un insieme di richieste assai particolari alle quali gli attori-sportivi si piegano, pur cercando di rispondere con entusiasmo e preoccupazione, agilità e spirito di corpo.
La prima parte della piêce è indubbiamente assai coinvolgente.
Pratica sportiva metafora della condizione sociale
Ciò che è evidente fin da subito è che i registi-autori Abate e Frola hanno volutamente concentrato l’attenzione sul tema della pratica sportiva, per poi veicolarla in quanto metafora della condizione sociale in cui tutti, adulti e adolescenti-ragazzi, si trovano a vivere fin dall’infanzia.
In questo caso, dedicarsi anima e corpo a un’attività sportiva – che dovrebbe essere intesa come gioco – può invece portare a una rivalità e competitività non proprio benefica: così come gli esseri umani sono costretti a piegarsi una volta giunti, nelle varie fasi della propria crescita, a confrontarsi con il mondo della scuola, del lavoro, nelle relazioni sociali, affettive e familiari; riducendo quel sano e felice motore di un tempo, in una fonte di ansia da prestazione.
Il messaggio è forte e chiaro:
creare obiettivi da raggiungere e coltivare ambizioni è senz’altro positivo, ma è bene anche riflettere che la continua e incessante necessità di vincere non è propriamente salubre, ed è più gratificante sentirsi bene con ciò che si è e con ciò che si fa.
Critica alla competizione estrema
Questa riflessione si sviluppa in scena in maniera ironica, come a rappresentare una terapia di gruppo, rivolta in questo caso a sportivi malati con l’obiettivo di far prendere loro coscienza che forse è giunta l’ora di fermarsi a riflettere se questo loro approccio alla disciplina sportiva produce in loro un benessere o qualcosa d’altro.
La realizzazione di sé non dovrebbe incarnare la perfezione come unico obiettivo, la supremazia sugli altri visti come antagonisti, perché anche e di più sono i fallimenti alla base della formazione dell’individuo.
Liberatutti è uno spettacolo tout public, come gli autori lo definiscono – ovvero indirizzato ad ogni genere di pubblico, inclusivo per età, istruzione o estrazione sociale.
La critica alla competizione estrema che antepone la celebrazione del gioco, della creatività e dell’accettazione degli errori, si sviluppa con l’entusiasmo e la freschezza di questi giovin attori che ben incarnano questa similitudine attraversando gioco, sport, confronto e vita, ma con la costante pressione dell’essere performanti, vincenti, sempre un passo avanti.
Non vi è una trama ben definita bensì un working in progress di trovate frizzanti, non artefatte e ben calibrate: fino a giungere a un liberatorio finale, a sottolineare che lo sport dovrebbe essere prima di tutto un gioco e che il nostro gioco è la vita.
Tana Liberatutti!
ScenaMadre
Finalista di kermesse prestigiose, ScenaMadre è una compagnia teatrale professionale fondata nel 2013 da Marta Abate e Michelangelo Frola, in continua ricerca e sperimentazione: spettacoli di teatro contemporaneo, laboratori di teatro per bambini, ragazzi e adulti, iniziative di teatro sociale, sostenuti dal rinomato e prolifico Centro di produzione teatrale Gli Scarti di La Spezia.
Dal 2018 partecipano al prestigioso Festival Andersen di Sestri Levante nella sezione OFF portando in scena i propri allievi in contesti sempre diversi, al fine di dare loro esperienze il più variegate possibili.
Le loro produzioni professionali sono state presentate sia in Italia sia all’estero e costituiscono attività separate dal loro lavoro di formazione, seppur complementari.
ScenaMadre ha in serbo una nuova produzione che è stata selezionata da i partner della rete C.U.R.A. e debutterà in occasione della prossima edizione del Festival di Spoleto 2025.
Uno stimolante e inaspettato riconoscimento? A Marta Abate e Michelangelo Frola le ultime battute:
“Durante questi undici anni di attività professionale abbiamo appreso che l’unica realtà sulla quale possiamo detenere un controllo, è la cura che poniamo nella nostra creazione artistica.
Fare teatro ci piace, a partire dalle persone: entrare in punta di piedi nel loro mondo e coglierne i pensieri, le paure, la poesia, auspicando che sia il nostro lavoro a parlare per noi. Tutto ciò che ne consegue non possiamo, nè vogliamo prevederlo.
Ogni volta che partiamo in tournée ci tremano un poco le gambe; per ogni spettacolo che creiamo sorgono in noi mille dubbi; per ogni corso di teatro che conduciamo ci domandiamo come poter migliorare. Forse il segreto è continuare ad averli, i dubbi. E tremare sempre un po’.”
Visto al Teatro Strada Nuova di Genova, il 15 febbraio.
Immagine di copertina:
Foto di scena Liberatutti. Foto di Fotografix, Carpi
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