Poetry Slam

Poetry slam: rivoluzione poetica da Chicago al mondo

Chicago, anni ’80: nasce la poetry slam e conquista il mondo, ribaltando l’idea che la poesia debba essere per pochi.
16 Dicembre 2020
di
3 min
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Tanti di noi, quando si parla di poesia, hanno in mente l’idea di un’élite circondata da un’aura quasi mistica, con tanto di corona d’alloro sulla testa e sguardo vacuo perso a contemplare qualcosa di indefinito. Diventa tutto più realistico, però, quando ci si ricorda che “con la poesia non si mangia”, e forse l’immagine a cui stiamo facendo riferimento è giusto un tantino datata.

Eppure la poesia non è morta, anzi: quante volte ci capita di leggere alcune caption su Instagram e trovarci di fronte a dei versi di autori famosi e non?

Sì, probabilmente starai pensando che sono anche troppe e troppo spesso sotto a post di ragazze in costume, ma il punto non è questo. Anche perché, diciamolo, pure Bukowski, il più sdoganato fra gli scrittori delle descrizioni sui social, ha quel non so che di mistico e inarrivabile, in mezzo all’alcol e al fumo di sigaretta.

Ciò di cui voglio parlare è proprio quella gente che passa più in sordina, di cui non si conosce il nome o la faccia, che di solito si associa all’artista fallito o disoccupato, o si tende proprio a ignorare; che probabilmente, come Bukowski, indugia in quei piccoli vizi legalizzati, primo fra tutti la scrittura, e che come i poeti d’altri tempi ha sempre qualcosa da dire e legge spesso i propri versi.

Fra questi, vi sono i partecipanti ai poetry slam. O meglio, i poeti — perché, come vedremo, ci sono diversi modi di partecipare.

Come si partecipa a queste serate, dunque? Qual è la loro origine? Ma soprattutto: cosa sono i poetry slam?

La risposta è da ricercare negli anni ’80, a Chicago, Illinois, nella mente di una persona che probabilmente quando ha avuto quest’idea stava lavorando in cantiere: Marc Kelly Smith, un muratore e poeta nato nel ’49. Voleva svecchiare la poesia e riportarla in auge fra le persone, per riscoprirne la bellezza. Così, dal 1984, al Get Me High Lounge, iniziarono a svolgersi serate in cui chiunque poteva recarsi sul palco per leggere una propria poesia.

Col tempo, la dinamica degli eventi è cambiata fino a raggiungere l’aspetto che ha ancora oggi:

una gara tra poeti, in cui si recitano versi di fronte a un pubblico e una giuria di cinque persone scelta a caso fra chi assiste.

Il nome delle serate, poetry slam, viene dal modo in cui le prime volte Marc Smith aveva chiesto alle persone che lo ascoltavano di giudicare le sue poesie tramite applausi, se erano piaciute, o fischi, se no. Ancora adesso il pubblico dei poetry slam ha questo ruolo chiave nelle competizioni, perché nonostante vi siano dei giudici eletti fra loro, le persone che assistono possono comunque esprimere la loro opinione allo stesso modo di chi ascoltava durante le serate originarie.

Un ambiente un po’ diverso, no? Quello a cui più somiglia è forse quello della stand-up comedy, tanto che sembra quasi assurdo che con queste parole si stia parlando di un vero e proprio genere letterario. 

Il poetry slam ha conquistato tutto il mondo

Dal Get Me High Lounge si è diffuso a macchia d’olio prima a Chicago, poi negli USA, quindi nel continente americano e alla fine ha superato l’Oceano, arrivando in Europa e in Giappone.

In Italia, la LIPS, ovvero la Lega Italiana Poetry Slam, unisce tantissime delle realtà dello slam italiano, tra le quali quella ligure con il suo campionato regionale, coordinato principalmente da Genova Slam.

Ciò che ha reso questo modo di fare poesia estremamente popolare è la schiettezza, l’accessibilità, i mille temi e la capacità che ha di parlare direttamente a chi ascolta. Quasi come se si avesse un amico sul palco, a volte scorbutico, altre allegro, felice, triste o arrabbiato, ma anche scherzoso, giocoso e… sì, insomma, le emozioni del poetry slam sono così tante che ci vorrebbe una vita per elencarle tutte. 

Le sue regole, invece, sono molto semplici: tre minuti sul palco per poeta o gruppo, in cui recitare uno o più pezzi propri.

Si ricevono quindi cinque voti, uno per giudice, a cui vanno però tolti il migliore e il peggiore, per ottenere un voto il più oggettivo possibile dalla somma dei restanti tre. Il tutto si ripete solitamente per due round. Chi ottiene il punteggio più alto vince. 

Era quasi inevitabile che una realtà così dinamica si spostasse da dove è partita: chi scrive ha spesso il bisogno di condividere ciò che ha messo su carta, e il mondo dei poetry slam permette di farlo ottenendo subito un riscontro, instaurando un dialogo e connettendo persone, menti, emozioni e parole. Si può assolutamente dire, quindi, che Marc Kelly Smith sia riuscito nel suo intento, rendendo la poesia un’arte ancora più viva, ancora più umana.

Se leggere questo articolo ti ha incuriosito, ti interesserà sapere che stasera ci sarà un evento di poetry slam via web radio. Trovi tutte le informazioni in merito sulla pagina facebook di Genova Slam!

Immagine di copertina:
Foto di Matthias Wagner


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Nata a Genova nel 2002. Frequenta il quinto anno presso il Liceo Linguistico Deledda, dove studia inglese, cinese e russo. Scrive su Emergo, giornale studentesco nazionale, e su Mutismo, progetto poetico fondato da lei e due amici.

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