Che si festeggi Natale, Hanukkah, i Saturnali o semplicemente le vacanze dal lavoro, questo è il periodo in cui ci si confronta con le riunioni di famiglia – nei limiti dei dpcm, ovviamente. Ritrovarsi attorno a una tavola imbandita può sembrare allettante, ma solo fino a quando non ci si ricorda di quella nonna che puntualmente ci fa presente che aspetta ancora i pronipoti e che – pausa drammatica – vorrebbe vederti sposatə prima di morire, oppure di quello zio che sbraita contro “queste femministe che ci tolgono la libertà di parola”.
Beninteso, non per tutti è così, ma per chi è sottoposto a questi deliziosi scambi di opinione a volte non è sufficiente rifugiarsi nel pensiero che una volta l’anno si possa sopportare.
Il maestro zen Leo Babauta sostiene addirittura che i ritrovi di famiglia possano diventare un’ottima occasione per allenare le nostre capacità di pazienza e meditazione, per imparare a mantenere la nostra energia positiva – senza però fingere gioia. Sorge però il dubbio se tutto ciò sia proprio necessario, se davanti ad affermazioni sessiste, omofobe o razziste la cosa migliore sia davvero lasciar correre.
Ricordiamoci però che non si tratta di un imperativo morale, che abbiamo tutto il diritto di passare le vacanze senza diventare paladinə delle cause sociali e che non abbiamo il compito di educare coloro che si siedono a tavola con noi.
Tuttavia, se per caso quest’anno il limite di sopportazione fosse raggiunto, e se si avesse intenzione di rispondere per le rime, l’invito è quello di scegliere le parole con cura.
Esistono varie possibilità
Si può scegliere di procedere con una singola frase cinica e tagliente, oppure si può decidere di affrontare una vera e propria discussione, facendo presente fatti e numeri.
Un’altra possibilità è quella di usare l’ironia per smontare le argomentazioni altrui senza necessariamente scendere nei dettagli, insomma c’è l’imbarazzo della scelta!
Il problema è che spesso, forse a causa dell’esasperazione, mancano le parole per ribattere, ma non bisogna disperare. Il collettivo femminista francese NousToutes ha creato una piccola guida per rispondere alle frasi sessiste che più frequentemente ricorrono attorno alla tavola. Prendendo ispirazione da essa, anche noi di Wall:Out abbiamo generato – ovviamente in italiano – un suggeritore automatico di risposte per queste occasioni.
Ad esempio, quando ci si confronta con l’affermazione che “le femministe stanno esagerando”, si può optare per una risposta cinica, come questa:
“È chiaro. Chiedere di essere pagate lo stesso salario per lo stesso lavoro. E affermare pure le donne non devono essere violentate. È davvero un’esagerazione.”
Oppure decidere di rispondere con cifre e dati:
“Essere femminista significa volere l’uguaglianza tra donne e uomini. In Italia, le donne vengono pagate il 23% in meno. Si assumono la maggior parte delle faccende domestiche. 3 donne su 10 subiscono nel corso della propria vita qualche forma di violenza. Io trovo che sia la società ad esagerare, non le femministe.”
Questo è solo uno tra i numerosissimi suggerimenti presentati nella nostra guida, non vi resta che aprirla e selezionare le domande a cui ancora non sapreste che risposta dare.
Purtroppo gli spunti si limitano alle affermazioni sessiste, ma siamo ben consapevoli che il sessismo non è l’unica componente dei discorsi inopportuni e offensivi con cui spesso ci confrontiamo. Ci auguriamo però che questa guida possa essere un’utile ispirazione per risposte adatte anche ad altri contesti.
Prima di concludere però, ricordiamo che evitare affermazioni inappropriate non è solo una questione di politically correct
Si tratta soprattutto di non mettere a disagio le persone con cui si discute. Chi si sente offesə o chi ritiene di non concordare ha il diritto di controbattere.
Con questo articolo, non si vuole incitare alla rivoluzione domestica. Ma è importante tener presente che qualche parola ben calibrata a volte porta a risultati stupefacenti, o quantomeno alla soddisfazione di aver saputo rispondere a tono. Spesso infatti basta poco per far sorgere un barlume di dubbio nei pensieri dell’interlocutorə, e questo può essere il primo passo per arrivare a diffondere l’idea di una società più giusta e accogliente – non era questo forse lo spirito delle festività?
Immagine di copertina:
Foto di Eugenia R.
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