Collettivo Lenti Viola

Lenti Viola: divulgazione femminista e illustrazione

Se il femminismo è una lente (viola) attraverso cui guardare il mondo, fondare un collettivo femminista è un modo per guardarsi crescere, con gioia.
13 Marzo 2022
8 min
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Ho conosciuto Lenti Viola ascoltando il secondo panel di “Maratona Femminista 2021: Sharing is Caring” dedicata ai collettivi. Senza aver ancora aperto la relativa pagina Instagram, ho avuto l’impressione di essermi imbattuta in un’operazione molto intelligente: nell’epoca della velocità e dell’immagine, presentare problematiche sociali complesse usando il medium dell’illustrazione è un ottimo modo per condensare la vastità di grandi concetti e renderli approcciabili dal grande pubblico, magari anche quello poco interessato all’approfondimento in materia di intersezionalità.

E poi la pagina Instagram l’ho aperta, e mi sono innamorata!

Quindi, via con le presentazioni: Elena Della Rocca, Francesca Costa (Neneca) e Miriam Serafin sono tre illustratrici freelance che fondano Lenti Viola nell’ottobre 2020, spinte dall’esigenza personale e condivisa di trattare vari aspetti del femminismo intersezionale attraverso il disegno.

Prende così vita una community in costante espansione fatta di pensieri, ragionamenti, punti di vista, immagini, cultura: “un safe place dove dialogare e dare spazio ad alcune istanze che fanno fatica a essere ascoltate”.

Il rapporto fecondo con lɜ follower ha portato in breve tempo a un aumento delle attività on line, che si sono recentemente tradotte in un’ondata di collaborazioni con altrɜ illustratorɜ in grado di portare non solo voci nuove, ma anche esperienze diverse e tematiche non ancora toccate dalle tre fondatrici.

Ho deciso quindi di fare due chiacchiere con loro, per comprendere meglio il progetto.

Ecco qui l’intervista:

Collettivo Lenti Viola

Corinna T.: “La prima cosa che mi ha colpita aprendo la vostra pagina Instagram è stato il modo in cui riuscite a condensare tematiche gigantesche in una sola immagine.

Anche se ogni post è corredato da un apparato testuale molto ricco, la potenza delle immagini che proponete è molto forte. C’è una strategia per mantenere costante questo risultato, al di là degli stili personali?”

Francesca: “La questione dell’efficacia è un problema che ci poniamo spessissimo, parallelamente al rischio della banalizzazione delle tematiche che decidiamo di trattare. Visto che siamo illustratrici per l’infanzia, siamo abituate per lavoro a rendere semplici concetti complessi, quindi speriamo di riuscire a farlo anche per Lenti Viola. In ogni caso, abbiniamo sempre un testo a ogni immagine, perché da sole potrebbero rimanere piuttosto interpretabili.”

Elena: “Riuscire a esprimere concetti così vasti con immagini chiare e accessibili è sicuramente la parte più difficile del nostro progetto, per cui ci interroghiamo molto in questo senso. C’è anche da aggiungere che ci troviamo molto in sintonia tra di noi, anche se i nostri stili sono un po’ diversi.”

Corinna: “Giusto perché avete citato il vostro lavoro ordinario, ho due domande.

La prima è come coniugate il lavoro con l’attivismo on line. La seconda è se il vostro esporvi in quanto femministe intersezionali possa avervi creato attriti con eventuali clienti o editori, magari poco tranquilli nell’affidarvi consegne destinate allɜ più piccolɜ.”

Miriam: “Più che attiviste preferiamo definirci divulgatrici. Il nostro obiettivo è il racconto del femminismo! Detto questo, per quanto riguarda l’equilibrio con il nostro lavoro, riusciamo sempre a venirci incontro quando una di noi è più impegnata, in modo che questa attività del collettivo non finisca per pesare troppo né sul lavoro, appunto, né sulla vita personale.

Invece, dal punto di vista dei clienti, personalmente non ho mai avuto problemi, nessun editore si è mai mostrato contrario o infastidito da quello che pubblichiamo, anzi: parecchi editori iniziano ad avvicinarsi a queste tematiche.

Poi, devo dire una cosa un po’ scomoda, quando si parla di lavoro è necessario purtroppo scendere a compromessi. Puoi essere idealista quanto vuoi, ma se ti servono i soldi da portare a casa qualche compromesso va raggiunto. Questo non vuol dire vendere l’anima al diavolo, ma bisogna fare i conti col fatto che non tutti gli argomenti sono pienamente sdoganati ad oggi.”

Corinna: “Questa assenza di ostacoli è una bella cosa da sentire, e nientemeno scontata.

Non è detto che chi si occupa di infanzia si trovi a suo agio con il femminismo, o anche che possa pienamente abbracciarlo per una questione meramente commerciale.”

Miriam: “Potrebbe anche essere che semplicemente nessuno di questi editori ci abbia contattate e non lo sapremo mai!”

Elena: “C’è anche da tenere presente che io e Miriam lavoriamo per l’estero, dove c’è un po’ più di apertura. In Italia si rimane sempre su tematiche molto più safe e allora è lì che mi impegno io a inserire quanta più differenziazione possibile nei personaggi e nelle situazioni. Comunque sia, non mi è ancora capitato di poter trattare apertamente temi legati al femminismo intersezionale, anche perché i progetti italiani che si occupano di femminismo per l’infanzia sono abbastanza rari.

Da un punto di vista di crescita personale, però, mi sono resa conto che da quando abbiamo iniziato il collettivo sono molto più attenta nel mio lavoro di illustratrice a tanti dettagli, magari, ad esempio, disegnando personaggi con corpi non conformi. Non ho quasi mai trovato resistenza in questo senso da parte delle case editrici.”

Francesca: “Ho notato che, più che affrontare direttamente questioni femministe, i libri per l’infanzia in commercio in Italia tendono maggiormente a raccontare le storie di persone realmente esistite, magari di donne o di attiviste. Più biografie e meno strumenti teorici per capire il femminismo e metterlo in pratica già da piccolɜ, ecco.”

Collettivo Lenti Viola
Illustrazione di Neneca. Courtesy of Lenti Viola

Corinna: “Tornando più nello specifico a Lenti Viola, quali sono stati gli aspetti più complicati per trovare e gestire un equilibrio insieme all’interno del collettivo?”

Elena: “Se volete potete dirlo che sono io la rompiscatole..!”

Francesca: “Ma no! Io stavo per dire il contrario, ossia che tu, Elena, sei il timone del collettivo, mentre io sono la più indisciplinata. Vere e proprie difficoltà non mi vengono in mente, a meno che non ne abbia create io, ahahah!”

Elena: “Credo che quello che ci ha messe più alla prova sia stato allineare le attività del collettivo ognuna con il proprio lavoro e con il proprio temperamento.”

Francesca: “E come dicevamo prima, è vero che abbiamo una linea di pensiero molto simile e ci diamo tanto spazio, ci diamo una mano e siamo molto attente alla nostra salute mentale.”

Miriam: “C’è molta comunicazione tra di noi!”

Francesca: “Ora che abbiamo aperto le porte a nuove collaborazioni, sicuramente questo ha alleggerito il carico di lavoro, che effettivamente iniziava a essere importante, anche se ovviamente si è ampliata la parte gestionale.”

Corinna: “Visto che avete menzionato la questione della salute mentale, il vostro rapporto con i social media come va? Vi sono capitate situazioni delicate da gestire?”

Miriam: “Forse un paio di volte, in merito alla grassofobia. Quello è il tema che sollecita sempre i commenti peggiori.”

Elena: “In generale operiamo in una bolla molto positiva, chi ci segue è molto carinə e propositivə e apprezza quello che facciamo. Quando usciamo un po’ dalla bolla può capitare di imbatterci in situazioni più spiacevoli, ma per fortuna si è trattato di un paio di occasioni. Oltretutto, cerchiamo di usare il linguaggio meno aggressivo possibile. È una cosa alla quale teniamo moltissimo tutte e tre, anche se abbiamo caratteri diversi, su questo siamo particolarmente d’accordo, perché l’aggressività verbale ci trigghera molto. Poi, quello che diciamo è esposto in modo netto, non all’acqua di rose, ma questo giustifica mai toni alterati.”

Corinna: “Anche questo atteggiamento verso il linguaggio non è scontato nell’universo social…”

Elena: “Essere un collettivo, da questo punto di vista, aiuta molto, perché si evita di lasciarsi trascinare dall’emotività. Il confronto tra di noi serve sia a decomprimere sia a capire cosa ci fa stare male, quanto e perché.”

Corinna: “Da quello che mi state dicendo, raccolgo che il collettivo non sia solo un modo per condurre e proporre delle riflessioni, ma anche uno strumento di autocoscienza per voi.”

Elena: “Sì! Assolutamente, è il senso più profondo del fondare un collettivo!”

Francesca: “Ad esempio, all’inizio nei nostri testi non usavamo nemmeno il linguaggio inclusivo! Abbiamo scoperto che nasconde tantissime insidie e non è stato immediato, l’abbiamo raffinato nel tempo, anche ascoltando i feedback dellɜ nostrɜ follower, soprattutto lɜ dislessicɜ. Anche questo è un processo in divenire, è tutta una sperimentazione.”

Corinna: “É bello che lɜ vostrɜ follower abbiano un dialogo attivo con voi!”

Elena: “Cerchiamo di mantenerlo vivo interpellandolɜ il più spesso possibile, facciamo domande, chiediamo opinioni. Abbiamo anche conosciuto personalmente qualcunə in occasione di dirette o collaborazioni.”

Francesca: “Forse anche il fatto che siamo ancora abbastanza piccole facilita l’interazione con il pubblico.”

Elena: “In ogni caso, credo che sia importante non dimenticarsi mai della vita reale. Io chiedo anche allɜ amicɜ cosa pensino del collettivo, i loro feedback mi aiutano moltissimo a capire se il nostro messaggio arriva. In generale, poi, dialogo on line si fa più vivo quando ci allarghiamo su piani diversi dall’illustrazione: essendo grandi consumatrici di prodotti culturali e di intrattenimento, ci piace fare recensioni di libri, film, serie tv, sempre visti attraverso le nostre lenti viola.”

Miriam: “Esatto, il collettivo deve anche rimanere una cosa che ci fa piacere fare, senza costrizioni. Se perdessimo il divertimento, non avrebbe senso continuare a portarlo avanti.”

Corinna: “Ho visto infatti che avete iniziato una rubrica musicale, sempre a tema femminista! Scelta particolarissima, oltretutto, per un progetto così preponderantemente visivo.”

Elena: “Sì, infatti sono contenuti piuttosto difficili e di nicchia. Giorgio [la persona che cura la rubrica, ndr] fa una ricerca molto approfondita e anche se ne fruisse solo una minima parte delle persone che ci seguono sarebbe una cosa molto bella e utile, a parere nostro.” 

Collettivo Lenti Viola
Illustrazione di Miriam. Courtesy of Lenti Viola

Corinna: “Bene. C’è qualcosa che non vi ho chiesto di cui vi farebbe piacere parlare?”

Elena: “Vorrei tornare sulla questione dell’attivismo. Come collettivo sentiamo di rientrare di più nell’ambito della divulgazione in quanto ci occupiamo prevalentemente di elaborare contenuti e diffondere conoscenza e informazione in un modo che sia il più accessibile possibile, nonostante giocoforza richieda impegno, lavoro e tempo da parte nostra.

Comunque è un argomento molto ampio e complesso che richiederebbe un’intervista a parte in quanto mette in gioco anche l’autodeterminazione delle singole persone che fanno parte del collettivo.”

Corinna: “Capisco questa posizione.

Mi sono permessa prima di usare la parola attivismo per descrivere il vostro progetto perché, a mio modo di vedere, il cuore di quello che fate va al di là della trasmissione di concetti presi da varie fonti, ma l’operazione di rielaborazione visiva mi è più chiara in un quadro in cui quell’azione specifica si vuole significativa nel creare un impatto sulla società. Non è certo l’attivismo di chi scende in piazza per rivendicare diritti o denunciare storture, ma credo che quello non sia l’unico modo di essere attivistɜ nel 2022.”

Francesca: “Il primo passo per fare attivismo resta quello di mettersi in gioco in prima persona, parlare quando nella vita reale vediamo qualcosa che non ci piace, anche se non siamo noi il bersaglio. Cosa che non è così facile, soprattutto in ambienti di lavoro. Il collettivo mi ha aiutata anche nella vita quotidiana a non farmi più andare bene cose che prima avrei accettato malgrado tutto.”

Corinna: “E questo dà anche la misura della serietà con cui portate avanti il collettivo, visto che la vostra trasformazione personale va poi a impattare nella sfera delle relazioni con lɜ altrɜ, a tutti i livelli.

Allo stesso tempo, però, la cifra della vostra estetica è un grande senso di gioia, benessere e leggerezza. Deve essere complicato mantenere un equilibrio tra la serietà dell’impegno e la volontà di espungere un possibile spirito di gravità dalle vostre illustrazioni e dalle vostre attività in generale.”

Francesca: “Per noi questo è un altro punto cruciale. Il nostro obiettivo è essere accoglienti con tuttɜ e rendere il nostro messaggio quanto più fruibile possibile, per cui questo tono leggero, che non vuol dire frivolo, è essenziale per la buona riuscita del nostro progetto.” 

Collettivo Lenti Viola
Illustrazione di Elegummy. Courtesy of Lenti Viola

Immagine di copertina:
wall:in media agency con illustrazione di Martina Spanu


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Un passato da ballerina, un presente da laureata in Storia dell’arte contemporanea, ambizioni da superstar. Non esce di casa senza rossetto, un libro in borsa e il fiatone di chi è sempre in ritardo. Si diletta a organizzare il Cotonfioc Festival e a tradurre testi d’arte dall’inglese.

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