La Genova romantica e antidepressiva di "Agata e la tempesta"

La Genova romantica e antidepressiva di “Agata e la tempesta”

“Agata e la tempesta” è un film di Silvio Soldini che mostra come pochi altri il lato brioso e romantico di Genova senza mai nominarla.
3 Aprile 2024
3 min
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Agata Torregiani è una libraia quarantenne e separata che gestisce la libreria “I quattro canti” in zona San Lorenzo, a Genova. È una donna riflessiva, indipendente e colta.

Ha una figlia che studia all’estero e ha un fratello, Gustavo, architetto, che ha un figlio e una moglie con cui non va più d’accordo, l’eccentrica psicologa Ines Silvestri, tutta presa da sé stessa e che partecipa a una rubrica televisiva di successo sui problemi di coppia. 

Un giorno, nella lontana Cicognara (località fittizia vicino a Comacchio) sul punto di morte, la madre di Romeo D’Avanzo, commerciante di abiti casual, gli confessa che quarant’anni prima, a causa della povertà ha “venduto” quello che sarebbe il suo fratellastro, avuto da un altro uomo, a una benestante famiglia di Genova.

Romeo, scioccato, intraprende un tempestivo viaggio in Liguria per conoscere Gustavo che, scioccato dalla rivelazione, decide di recarsi a sua volta in Emilia per scoprire le sue origini, mettendo in discussione il suo lavoro (sta progettando un velodromo in Danimarca) e le sue relazioni.

Nel frattempo Agata deve affrontare, oltre al possibile distacco di quello che non è mai stato suo fratello biologico (ma di spirito sì), anche l’innamoramento di un ragazzo più giovane che ha preso l’abitudine di frequentare la sua libreria, oltre a dover fare i conti con la sua capacità psichica di fulminare lampadine e sensori elettrici quando è in preda ad emozioni forti.

Emergerà la verità circa la vita di Gustavo, con la conferma del suo legame indissolubile con Agata, nonostante tutto.

Questa è la trama del film del 2004 di Silvio Soldini “Agata e la tempesta”, dopo il successo del suo capolavoro “Pane e tulipani”, uscito quattro anni prima.

Nonostante la quantità di luoghi e personaggi che si intersecano a volte sembri far perdere di vista la storia principale, “Agata e la tempesta” è un film poetico, da consigliare a tutti gli amanti della letteratura, che ha riportato sui grandi schermi Genova, uno dei luoghi dove è ambientato e dove è stato girato.

I personaggi sono quasi gli stessi di “Pane e tulipani”, con un tipico citazionismo di un regista d’autore come Soldini che ha un grande amore per Genova e la Liguria: la teatrale Licia Maglietta, la spumeggiante Marina Massironi, il versatile Giuseppe Battiston.

Il capoluogo ligure non viene mai nominato chiaramente per tutto il film, perché non ha bisogno di essere citato.

L’accento di alcuni personaggi, i caruggi, una bandiera della Sampdoria, i riferimenti alla biologia marina, alla città di Chiavari, le continue esclamazioni su Cristoforo Colombo e belin rendono già chiara l’ambientazione.

Ben riconoscibili sono la passeggiata panoramica nel quartiere di Carignano, la centralissima Piazza De Ferrari; all’inizio del film invece, quando Agata e Gustavo cenano in un ristorante, si trovano a Recco.

In altre scene si intravedono la salita sul Ponte Caffaro e via Acquarone, nel quartiere di Castelletto, e il Monumento a Vittorio Emanuele II in Piazza Corvetto. Dalle finestre dell’appartamento di Agata si vedono continuamente il Duomo e i tetti in ardesia del centro storico di giorno e di notte, ciò contrasta con l’isolamento della casa di Romeo ai Lidi di Comacchio. 

La Genova qui rappresentata sembra molto diversa da quella che solo tre anni prima aveva vissuto gli scontri del G8, una città parallela che coi suoi colori estivi sulle note misteriose del compositore Giovanni Venosta e la voce della cantante Lhasa de Seta ci iniettano un bel po’ di serotonina e ci fanno disperatamente desiderare di fuggire nei primi anni Zero.

La Genova romantica e antidepressiva di "Agata e la tempesta"
Piazza Corvetto, Genova. Foto di Edoardo P.

Le distanze geografiche nel film non esistono, non contano, i luoghi sono sospesi così come le vite dei protagonisti, ingenui o nevrotici, dolci o cinici.

La visione è da prescrivere a tutti gli amanti delle librerie come luoghi d’incontro fortuiti, con una presenza di titoli e di romanzi molto famosi come, tra gli altri, Ivanhoe, Nanà, Madame Bovary, “L’anima innamorata” di Alda Merini e “Stupore e tremori” di Amélie Nothomb.

La libreria invece è stato un set cinematografico ideato da Paola Bizzarri che suscitò molta curiosità nei genovesi al tempo delle riprese, che entravano chiedendo di poter comprare libri e somma era poi la delusione.

Il regista milanese trasporta lo spettatore in una dimensione senza tempo, dove i buoni sentimenti e il senso di comunità prevalgono sulle asprezze della vita.

Immagine di copertina:
Fotografia di una scena del film: Licia Maglietta con Claudio Santamaria. Crediti Mongrelmedia


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