La Belle Dame sans Merci, letteralmente La Bella Dama senza Pietà, evocata da John Keats divenne presto un soggetto ricorrente nell’arte dei preraffaelliti. Il poeta britannico non riuscì soltanto a personificare un’emozione dolente ma ne creò una vera e propria icona, tanto che anche il nostro Eugenio Montale mantenne La Belle Dame sans Merci come titolo della propria poesia contenuta nella raccolta Satura (sezione Satura II) edita da Arnoldo Mondadori Editore.
La Belle Dame sans Merci
O what can ail thee, knight-at-arms,
Alone and palely loitering?
The sedge has withered from the lake,
And no birds sing!
O what can ail thee, knight-at-arms,
So haggard and so woe-begone?
The squirrel’s granary is full,
And the harvest’s done.
I see a lily on thy brow,
With anguish moist and fever-dew,
And on thy cheeks a fading rose
Fast withereth too.
I met a lady in the meads,
Full beautiful, a fairy’s child;
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were wild.
I made a garland for her head,
And bracelets too, and fragrant zone;
She looked at me as she did love,
And made sweet moan.
I set her on my pacing steed,
And nothing else saw all day long,
For sidelong would she bend, and sing
A faery’s song.
She found me roots of relish sweet,
And honey wild, and manna-dew,
And sure in language strange she said—
‘I love thee true’.
She took me to her Elfin grot,
And there she wept and sighed full sore,
And there I shut her wild, wild eyes
With kisses four.
And there she lullèd me asleep,
And there I dreamed—Ah! woe betide!—
The latest dream I ever dreamt
On the cold hill side.
I saw pale kings and princes too,
Pale warriors, death-pale were they all;
They cried—‘La Belle Dame sans Merci
Hath thee in thrall!’
I saw their starved lips in the gloam,
With horrid warning gapèd wide,
And I awoke and found me here,
On the cold hill’s side.
And this is why I sojourn here,
Alone and palely loitering,
Though the sedge is withered from the lake,
And no birds sing.
La Bella Dama senza Pietà
‘Oh cosa ti affligge, cavaliere in arme,
che vaghi Solo e pallido?
La carice è insecchita in riva al lago
E nessun uccello canta.
‘Oh cosa ti affligge, cavaliere in arme,
Così deperito e desolato?
Il granaio dello scoiattolo è pieno,
Ed il raccolto è stato fatto.
Vedo un giglio sulla tua fronte,
Con umida angoscia e la rugiada della febbre,
E sulle tue guance una rosa sbiadita
che pure Velocemente insecchisce.
Incontrai una dama nei prati,
Totalmente bellissima – la figlia di una fata,
i Suoi capelli erano lunghi, il suo passo era leggero,
Ed i suoi occhi erano selvaggi.
Feci una ghirlanda per la sua testa,
E braccialetti pure, e una cintura fragrante;
Lei mi guardò come se mi amasse,
E fece un dolce lamento.
La posai sul mio destriero al passo
E non vidi nient’altro durante tutto il giorno,
Perché si piegava sul fianco, e cantava
Una canzone di fata.
Trovò per me delle radici dal dolce sapore
E miele selvatico, e gocce di manna,
E sicura in una strana lingua mi disse,
“Ti amo veramente”.
Lei mi portò alla sua grotta incantata,
E lì pianse e sospirò piena di dolore
E lì chiusi i suoi selvaggi, selvaggi occhi
Con quattro baci.
E lì mi cullò fino al sonno,
E lì sognai, – Ah! Guai a me! –
L’ultimo sogno che ho mai sognato
Sul fianco della fredda collina.
Vidi pallidi re e principi pure,
Pallidi guerrieri, erano tutti smorti;
Si disperavano -“La Belle Dame sans Merci
Ti ha reso schiavo!”
Vidi le loro labbra affamate nel crepuscolo,
un terribile avvertimento a bocca spalancata,
E mi svegliai e mi trovai qui,
Sul fianco della fredda collina.
E questo è perché dimoro qui,
vagando Solo e pallido,
Sebbene la carice è insecchita in riva al lago,
E nessun uccello canta.
Ballata scritta dal poeta inglese John Keats nel 1819; traduzione non letterale.
Più anticamente si può risalire a La Belle Dame sans Merci di Alain Chartier, poeta francese del XV secolo, da cui John Keats prese ispirazione per il titolo della ballata.
Quel che è certo sono l’incanto e l’universalità della composizione ed è straordinario poterla appoggiare al fianco della poesia di E. Montale per evidenziare differenze alla fine sottili nonostante le parole siano completamente diverse: l’algoritmo emozionale al centro dei componimenti è lo stesso, circondato dal freddo in entrambi, silenzioso con l’apice di un grido beffardo nel precedente, composto di suoni lontani e rifiutati nel prossimo, una magia ingannevole d’altri tempi contrapposta, vedremo, ad una magia semplicemente rotta. Due amori in due epoche ed ambienti agli antipodi, il medesimo castigo.
La Belle Dame Sans Merci
Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pane che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.
Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela tra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci, fiale e creme.
Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell’accendìno.
Poesia di Eugenio Montale, raccolta Satura, sezione Satura II.
La forza delle emozioni pure ma soprattutto vissute è ciò che rende determinate poesie indissolubili nel tempo. Qui è la forte presenza data da una doppia mancanza, una sofferenza tale da rendere la luce del mattino più fastidiosa del solito, è viva e opprime e non rimane altro che l’effimero calore della fiamma di un accendino, come a ricordare quel che poteva essere e mai sarà.
Immagine di copertina:
La Belle Dame sans Merci di John William Waterhouse (1893).
Foto Hessisches Landesmuseum Darmstadt
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