La crisi è un cambiamento repentino, improvviso, inaspettato nella vita di un individuo con effetti più o meno gravi e conseguenze su diverse sfere. La crisi più massiccia dal secondo dopoguerra: così è stata definita la crisi sanitaria causata dal virus Covid-19. Ma quali sono gli effetti sull’individuo?
Questo virus ci ha sbattuto in faccia una dura e triste verità: non siamo invincibili, non siamo perfetti, non possiamo controllare qualsiasi cosa. Non siamo immuni a nessun virus.
Quando ancora conducevamo una vita “normale eravamo probabilmente troppo impegnati per accorgerci che, forse, il tempo da dedicare a noi stessi era molto poco. E comunque anche quello andava riempito con hobby, passatempi, attività che riuscissero a renderci sempre efficienti, intelligenti, pronti, attivi, inarrestabili, unici.
Oggi più che mai, costretti a stare chiusi nelle nostre abitazioni, assistiamo a un ulteriore vortice di video, tutorial, consigli per cucinare, fare yoga, diventare esperti di architettura, visitare musei comodamente seduti sul nostro divano.
È ora di dire BASTA. Basta stimoli. Basta sentirsi sempre in dovere di fare qualcosa. Ora che ne abbiamo la possibilità cediamo alla noia. Annoiamoci. Se abbiamo il privilegio di poterlo fare allora NON FACCIAMO NIENTE e soprattutto, ancora meglio NON DICIAMO NIENTE. Che di tuttologi c’è pieno il mondo. È un’immensa opportunità per riflettere su noi stessi e su ciò che ci circonda, in solitaria, senza necessariamente condividerlo con qualcuno. Almeno per un po’.
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Sipa
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A mio giudizio la noia, il far niente, può essere piacevole per una giornata o due in cui tutti i vincoli e gli impegni di ogni giorno possono essere disattesi senza che spiacevoli conseguenze: alzarsi all’ora che si vuole, senza aver messo la sveglia la sera prima, non essere condizionati da vincoli, impegni di studio o lavoro, in buona sostanza essere liberi o sentirsi liberi. Però Virginia dice che far niente , dire niente è un’opportunità per riflettere su sé stessi, su quanto ci circonda senza condividere le nostre riflessioni con alcuno, in buona sostanza lei parla di meditazione che è tutt’altro che far niente è ben altro che noia. Qui, mi pare, si fa confusione tra far niente e noia. La noia è qualcosa che non è necessariamente correlata al far niente, quante volte si è impegnati in attività noiose ( un lavoro noioso ad es.) ed il far niente non è correlato alla riflessione ( si medita quindi si fa qualcosa eccome). Il pensiero non può poi non andare all’Hikikomori che è il massimo del far niente inteso come estraniamento da ogni impegno o relazione nella società. Non per niente questa è una condizione patologica di isolamento volontario dalla società. Un’ultima annotazione: le attività in cui siamo impegnati quotidianamente, siano studio o lavoro, sono attività svolte per noi stessi, che non ci lascino soddisfatti significa che rispondono ad una scelta sbagliata. Diceva Confucio Scegliti il lavoro che ti piace e non lavorerai mai.
Ciao Francesco,
grazie per la tua lettura sempre approfondita e i tuoi spunti.
Nel mio articolo faccio riferimento all’annoiarsi quasi come una sorta di atto rivoluzionario contro gli stimoli che provengono dall’esterno, che oggi sono davvero moltissimi. Di conseguenza, senza dar adito a tutti questi stimoli, il nostro cervello è costretto a fare i conti con i propri pensieri: da qui viene l’opportunità di auto analisi e meditazione.
Al prossimo articolo!
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