Demoela. I giochi di società possono salvare le relazioni umane?

I giochi di società possono salvare le relazioni umane?

Conversando con Luigi Cornaglia, co-fondatore di Demoela, fiore all’occhiello della nostra città nella produzione di giochi da tavolo. Quanto è importante oggi riuscire a creare nuovi momenti di socialità?
10 Gennaio 2025
6 min
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La traiettoria storica degli ultimi decenni presenta un preoccupante declino delle occasioni di socialità. Viviamo nell’epoca della mediazione digitale, nella quale rapporti umani, transazioni economiche, gestione degli appuntamenti e scambi commerciali avvengono con costanza attraverso vie telematiche.

L’alienazione che ne deriva può generare stress, stanchezza mentale, notevoli malumori e anche una punta di apatia.

La quantità di materiale multimediale che ingurgitiamo giorno per giorno, chiusi in un rapporto passivo con uno o più schermi contemporaneamente, è un fatto da considerare.

La maggior parte delle volte, tra l’altro, il nostro impatto con questi contenuti avviene senza una pre selezione ponderata, abbandonandoci bensì ad algoritmi che scelgono al posto nostro sequenze potenzialmente infinite di immagini e parole.

Parole e immagini. Contenuti alti o drammatici che si mescolano con totale dimestichezza insieme a video di gatti che fanno la doccia nel bidet. Un impercettibile balletto tra la farsa e la distopia.

Per concludere il desolante quadretto introduttivo di questo articolo potrei citare qualche riflessione esternata a suo tempo da Gaber. Ma mi fermo qui per non renderla troppo pesante.

E allora, e allora, quali vie di fuga concrete, piuttosto divertenti e relativamente semplici possono esistere di fronte a questo scenario?

A stretto giro me ne vengono in mente tre: la lettura, il trekking e i giochi di società. Delle prime due mi trovo a parlarne spesso; oggi, dunque, voglio dedicarmi alla terza.

Nel farlo, mi faccio ispirare dall’interessante conversazione che ho avuto qualche tempo fa con Luigi Cornaglia, co-fondatore di Demoela.

Cos’è Demoela, intanto?

Si tratta di una cooperativa consortile genovese, nata nel 2016 da tre amici e che oggi presenta 9 soci. Produce giochi da tavolo da ormai quasi dieci anni, coinvolgendo giocatori e realtà da tutta Italia.

Sicuramente tra voi ci sarà chi ha giocato almeno una volta a Palanche, a Mugrugni, a Mercante in Fea oppure al gioco di Bacci Pagano. Per chi ancora non ne avesse avuto la possibilità, invece, beh.. si metta comodo. 

Genova, possiamo dirlo, ha una realtà che rappresenta un vero e proprio vanto nel settore.

La riconoscibilità, la cura degli aspetti grafici e la giocabilità dei prodotti sono alcuni degli elementi che contribuiscono a rendere Demoela un nome valido per spensierate serate in amicizia. I risultati raccolti lungo il percorso di crescita, tuttavia, non sono stati frutti scontati, tutt’altro:

“Siamo riusciti in questo piccolo miracolo di generare un valore e poi di restituirlo alla comunità – mi dice Luigi mentre mi racconta lo sviluppo del suo lavoro – ma ad un costo enorme”.

“La nostra esperienza insegna che chi ha l’ambizione di creare un progetto aziendale deve essere seguito”.

Del resto, me ne rendo conto in tanti passaggi della nostra chiacchierata, la burocrazia e le sue liane inestricabili rappresentano un dissuasore potente verso chi vorrebbe provare a fare impresa in Italia.

Tuttavia la sua scelta, fin dall’inizio di questa storia, si è dimostrata assai consapevole. A tratti appagante, a tratti frustrante, ma portata avanti con valori e standard etici solidi, da mantenere nell’arco del tempo.

“L’aspetto più appassionante è fare qualcosa fuori dal tempo”

Fuori-dal-tempo. Proprio quel tempo che oggi sembra continuamente mancare ma che in realtà, ce ne rendiamo conto sempre più spesso, disperdiamo volentieri in futili attività.

Scrollare uno schermo, con il suo ritmo narcolettico, ci spegne sempre un pochino. Torniamo a “dare le carte” con più frequenza, per favore!

“E’ importante oggi a livello sociale riuscire a creare dei momenti in cui le persone stiano insieme. Ormai è tutto mediato dalla tecnologia (dall’ordinare il cibo ai flirt, dagli appuntamenti romantici alla possibilità di sostenere esami universitari a distanza). Vogliamo dare dignità e importanza a quei contesti in cui ci si siede, ci si guarda, ci si parla e si sta assieme. Abbiamo l’ambizione di offrire alla gente un momento sociale prezioso, con la scusa del gioco”.

Proprio per questo motivo, mi spiega, Demoela sceglie spesso di sostenere quelle realtà che si propongono come luogo di aggregazione, che siano locali serali o associazioni culturali.

E qui torniamo all’introduzione. Il gioco da tavola come elemento unificante, pedine e tabellone come “ponti” per superare le barriere tecnologiche, ree di inquinare la naturalezza di qualsiasi interazione umana.

Il gioco di società, tra l’altro, può farsi vettore di finalità culturali, divulgative, educative in senso esteso. Ci sono due titoli, all’interno del catalogo di Demoela, che sono emblematici in tal senso: Che Storia! e Zena 1814.

Il primo ha l’obiettivo di coinvolgere attivamente chi gioca su tematiche connesse alla storia del dopoguerra, affrontando argomenti quali il boom economico, gli anni di piombo, i referendum per i diritti civili e lo stragismo mafioso; il secondo invece si propone di immergere i giocatori nella Genova del biennio 1814-1815, un brevissimo periodo successivo alla Conferenza di Vienna, durante la quale la Repubblica di Genova visse una fase di indipendenza molto particolare per l’epoca.

Insomma, i giochi come diffusori di sapere, la risposta è un grande sì.

Zena 1814, inoltre, ha rappresentato il primo progetto editoriale pubblicato da Demoela, quello che ha fatto partire tutto, nel 2015. Luigi rimane tuttora molto legato a questo titolo, e infatti me lo menziona subito quando chiedo quale sia il prodotto al quale si è affezionato di più nel tempo.

“Mi ha fatto scoprire la storia di Genova. Poi in generale li sento tutti miei. Ogni lavoro deve rispecchiare certi canoni. In tal senso, proviamo a distinguerci per sensibilità”.

Demoela. I giochi di società possono salvare le relazioni umane?
Bacci Pagano, il libro game sull’investigatore genovese. Foto di Petro B.

E a proposito di sensibilità, com’è la risposta delle persone, rispetto al settore?

“Il mercato a livello regionale è buono. Ci sono tanti appassionati”. 

In questa fase l’azienda punta a un pubblico più generalista, con la creazione di prodotti leggeri, occasionali, pratici, da poter portare in gita e tirare fuori in qualsiasi situazione.

Attraverso questa scelta strategica, chiaramente, è stato allargato il pubblico di riferimento. E sì, in questo pubblico vi rientrano anche gli strati giovanili, coloro cioè che più sono a contatto con la dimensione tecnologica, compresi i cosiddetti “nativi digitali”.

Demoela, dal canto suo, è in contatto con molte famiglie, e cerca di trovare un punto di aggancio con bimbi e bimbe già in fresca età. In questa maniera, mi spiega Luigi, è più probabile che superata la fase 18-28 anni, che fisiologicamente può allontanare da una dimensione come quella giocata, si verifichi un ritorno dell’interesse, magari attivato dai ricordi caldi e confortevoli dell’infanzia.

Questo è un aspetto molto importante, ovvero continuare a proporre un’alternativa convincente al virtuale alle nuove generazioni; non in una dialettica conflittuale (io con i social e la comunicazione digitale ci lavoro per esempio, sarei alquanto ipocrita) ma perlomeno ponendola su uno stesso piano di rilevanza.  

E gli obiettivi futuri di Demoela?

“Una volta affrontato il Natale, con tutte le criticità della stagione, abbiamo l’ambizione di internazionalizzarci”.

Un salto verso l’estero, dunque, a partire dai mercati tedesco e francese, per poi approdare successivamente, chissà, a quello americano. La volontà è infatti quella di non prescindere da una dimensione locale che, pur avendo un suo bacino di utenza e degli spazi di crescita, non garantisce di abbandonare situazioni di fragilità aziendale. 

Guarda avanti Luigi Cornaglia, insieme al suo team di lavoro. Un approccio che auspicherebbe anche alla classe dirigente della Superba:

“Genova è una città che ha l’urgenza di ringiovanire ad ogni livello, soprattutto nelle posizioni di comando. Esiste un problema del genere in tanti ambiti. Purtroppo le persone anziane fanno scelte di breve periodo, per questo motivo c’è bisogno dell’inserimento di giovani. Non dobbiamo diventare come Venezia, rinunciando all’imprenditorialità in favore della turistificazione. In questo momento storico servono scelte coraggiose, che generino sviluppo e lavoro”.

I giochi di società possono salvare le relazioni umane?
Che Storia! Il gioco di carte che vuole rendere la storia dell’Italia repubblicana facile, interessante e divertente. Foto di Petro B.

Tiriamo le fila

I giochi da tavola piacciono e continueranno a piacere, ci sono pochi dubbi al riguardo. Ciò che invece mi sento di mettere sotto giudizio è l’impoverimento delle relazioni.

Unendo i due punti, se ne può dedurre che i board games possono essere il mezzo, non il fine. Ovvero, attraverso gli appuntamenti e le situazioni che si possono venire a creare intorno a un tavolo, quattro tazze di tè fumante e le pedine colorate, i benefici psico-fisici e sull’umore possono sorprendere in positivo.

E mi azzardo a dire: anzichè renderlo un’opzione da pioggia-freddo-non c’è nient’altro da fare, se si elevasse il momento del gioco – anche (e soprattutto) raggiunti i trent’anni – a un ritrovo infrasettimanale serale una tantum, probabilmente fiorirebbero tanti discorsi seri e meno seri capaci di farci sentire vivi, in una dimensione che non sia né quella performante del lavoro, né quella inerziale di alcune parentesi quotidiane (al netto del fatto che la noia sia sacrosanta e dovrebbe essere tutelata). 

Quindi?

Quindi grazie Luigi, continua a produrre idee che si trasformano in giochi da tavola insieme alla tua squadra. Ne abbiamo assoluto bisogno.

Immagine di copertina:
Foto di Petro B.


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Classe ’95. Laureato in Scienze Internazionali e in Storia contemporanea.
Innamorato del mondo e con un semestre in Norvegia alle spalle.
Nel giugno 2018 ha fondato il progetto editoriale Frammenti di Storia, che porta avanti quotidianamente insieme a giovani da tutta Italia. Appassionato di geopolitica, di trekking e di vita outdoor in genere. Sta poco fermo.

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