Da Genova al Vomero di Napoli

Da Castelletto al Vomero, dal centro storico genovese ai quartieri spagnoli di Napoli

Genova e Napoli. Due mari, due città verticali, tanti punti in comune.
29 Novembre 2021
3 min
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A Genova la bellezza non colpisce mai al primo sguardo, va scoperta lentamente. Realtà opposte possono convivere l’una a fianco all’altra e, a volte, basta svoltare un angolo perché un mondo intero si apra in una piazza, in un vicolo o in un cortile. 

Abituati alla propria città, noi Genovesi sappiamo bene che quando si viaggia bisogna cercare a fondo e, nostalgici, tendiamo sempre a vedere un po’ di Genova ovunque.

I tratti comuni tra Genova e Napoli sono molteplici: città portuali, fitti vicoli e alte montagne che scendono aspre verso il mare. Ecco alcuni pensieri raccolti durante il viaggio di una genovese a Napoli! (Per uno spunto ulteriore e più approfondito, leggi il nostro reportage “Da Genova a Napoli e ritorno”).

Se a Genova il porto commerciale salta agli occhi fin dalle vie del centro storico, a Napoli la lunga passeggiata con vista sul Vesuvio costeggia la città, creando uno stacco netto con i quartieri centrali.

La sera la passeggiata è piena di persone e il borgo marinaro, ai piedi di Castel dell’Ovo riempie i suoi ristoranti e i suoi locali. Ma non fatevi ingannare dall’apparenza turistica, poiché il tutto è condito da odori e colori ben più caratteristici di quelli che possiamo trovare nella nostra Corso Italia.

Oltre ai moltissimi ristoranti, anche dall’aspetto casalingo e a buon mercato, sulla passeggiata ci sono numerose baracchette e tavolini da cui proviene un forte odore di fritto e di pescato, frequentati da gente del posto di tutte le età, creando un’atmosfera molto diversa da quella che potremmo trovare mangiando un gelato a Boccadasse.

Una città imponente

Da Genova al Vomero di Napoli
Foto di Margherita B.

La prima cosa che ho pensato di Napoli è che fosse una città imponente, a partire dai vicoli stessi, forse meno angusti ma più fitti di quelli genovesi. Lo stacco tra un quartiere e un altro è marcato e la peculiarità genovese di trovare ricche dimore a fianco a quelle più umili si trova anche nella città partenopea.

Stretti vicoli si snodano dal centro cittadino, quelli più  popolari si intersecano con quelli turistici o di passaggio, formando situazioni e luoghi diversi anche se a distanza ravvicinata. Inoltrandosi nei quartieri spagnoli o nel rione sanità ci si rende conto da subito che la zona “turistica” ad un certo punto finisce, lasciando posto ad un vissuto diverso da quello genovese. 

Il fascino “di paese”, che incanta ogni genovese che si rispetti, qui raggiunge vette altissime.

A parte i panni stesi, il “fuori”, degli abitanti napoletani, è sfruttato e vissuto. Ogni finestra sembra avere un affaccio sull’esterno in cui gli abitanti passano molto tempo e la stessa strada viene abitata. Si notano sedie e stendibiancheria su balconi e ai pianterreni, e le porte delle abitazioni quasi sempre aperte lasciano intravedere gli interni. 

Le edicole sacre agli angoli delle strade qui sono più grandi e decorate e non mancano in aggiunta svariati altari dedicati ai santi, adornati di luci e festoni. 

L’ambiente viene reso ulteriormente caratteristico dalla presenza di numerosi annunci mortuari largamente ripetuti e posti quasi ovunque ben al di fuori degli spazi indicati, creando una sorta di tappezzeria in alcuni punti delle strade.

I cortili imponenti compaiono davanti agli occhi per caso, quando meno ce lo si aspetterebbe, carichi di un fascino decadente, che fa somigliare Napoli ad una progredita civiltà del passato ormai caduta in disgrazia. La sensazione di trovarsi al cospetto di qualcosa di “grande” rimane costante dalle larghe vie ricche di monumenti fino ai vicoli più stretti, in cui questa grandezza passa attraverso i cortili. 

A rappresentare un ulteriore punto in comune tra le due città è sicuramente la loro verticalità.

Come Genova, anche Napoli ha al suo interno quartieri sopraelevati che scendono verso il mare attraverso scale e strade diverse, spesso raggiungibili per mezzo di funicolari.

Il Vomero è certamente una bella zona residenziale, con punti panoramici da cui si può ammirare la vista sul golfo e sul Vesuvio. Ma se a Castelletto si passa dai viali alberati alle creüze, qui il quartiere si trasforma gradualmente. Attraverso scale e discese adorne di graffiti e di altari dedicati alla vergine, si può arrivare fino ai quartieri spagnoli, la cui vista sopraelevata merita di certo, oppure andare verso Chiaia e anche qui scendere verso il mare fino a che il paesaggio non cambia. 

Il cibo

Non mi sono dimenticata del cibo, con il quale non ho cercato similitudini, tanto ero occupata a gustarlo. Con l’idea di assaporare ancora un po’ di Napoli al mio ritorno ho deciso di far provviste.

Snobbando i negozi turistici mi sono addentrata nel rione sanità alla ricerca di una tipica bottega dove acquistare qualche tarallo. Mi sono resa conto di aver raggiunto il mio obiettivo quando sono stata sommersa dalle urla di clienti e proprietari, per capire solo dopo che non si trattava di urla ma di una normale conversazione.

Sono uscita soddisfatta con un kg di taralli e altre cibarie, seppure non abbia capito quasi niente di quello che l’anziano signore che mi ha servito abbia detto. Sono abbastanza certa del fatto che lui capisse me più di quanto io lui e che la mia richiesta di avere delle quantità meno abbondanti non sia stata volutamente rispettata, poiché ritenuta inaccettabile.

Ma d’altronde, come dire di no ad un kg di deliziosi taralli.

Purtroppo la breve permanenza non mi ha permesso di osservare e approfondire le analogie e le differenze nel comportamento e modo di fare degli abitanti, per capire se le similitudini tra i luoghi possano in qualche modo crearne tra le persone.

Un altro buon motivo per tornare!

Immagine di copertina:
Foto di Margherita B.


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