CINEMATIC*PILLS | Il Buco
2019, regia di Galder Gaztelu-Urrutia
Trama
Goreng, interpretato da Ivan Massagué, decide di partecipare a un esperimento sociale per sei mesi.
All’interno di una costruzione con più di cento piani, ogni piano è “abitato” per un mese da due persone costrette a condividere tutto. Alla fine dei trenta giorni i partecipanti vengono addormentati per svegliarsi con lo stesso compagno, se ancora vivo, ma ad un piano diverso dal precedente secondo un ordine casuale.
Ogni piano è in comunicazione con quello sottostante per un buco attraverso cui solo una volta al giorno, partendo dall’ultimo piano (chiamato piano 0) viene fatta passare una piattaforma colma di succulento cibo preparato appositamente da chef di alta cucina. Questa tavola imbandita si ferma due minuti a piano per poi proseguire al successivo: più si scende meno è il cibo rimasto, più si è nei piani “privilegiati” più si mangia per paura di morire di fame il mese successivo, meno si mangia più si cerca di sopravvivere, con ogni mezzo, anche a costo di perdere se stessi.
Recensione
L’esordio registico di Galder Gaztelu-Urrutia ricostruisce una vera e propria gerarchia sociale che provoca il trionfo dell’egoismo sulla generosità, sull’altruismo e sulla collaborazione perché le persone si convincono con la merda non con la solidarietà.
L’arma che avrebbe permesso la sopravvivenza all’interno del buco sarebbe stato collaborare gli uni con gli altri e attivarsi senza più permettere alla società gerarchica che la divisione in piani stava costruendo, di far vivere una condizione sovvertibile in modo passivo: l’unico che sembra comprendere questa situazione è Goreng, il solo che proverà a ribaltare il sistema.
Il vero problema è che il sistema non funziona a causa dei “prigionieri” stessi che lo vivono: se solo capissero che collaborando tra loro riuscirebbero a sopravvivere tutti probabilmente non si avrebbe più paura.
Il piano 0 prepara cibo sufficiente per tutti i partecipanti di tutti i piani ma chi abita nei primi piani, nonostante sia consapevole di cosa accade agli ultimi, si abbuffa non lasciando nulla ai prigionieri più sfortunati.
Il sistema pecca perchè non ci si modera, dilaga solo l’egoismo e la paura: se ogni prigioniero comprendesse che, indipendentemente dal piano, tutti potrebbero sopravvivere non si vivrebbe più questa situazione di fame e follia che porta i personaggi, pur di sopravvivere, ad uccidere i propri “coinquilini” e mangiarli.
L’esperimento non è altro che una lettura di una società dominata dalla paura, dall’egoismo, dall’invidia e dall’ingordigia. La paura diviene qui una costante, si ha paura dell’altro, della fame e di sé stessi perché la fame porta sempre alla follia.
Ad ogni internato viene permesso di portare all’interno del buco un oggetto.
Ogni personaggio che incontriamo ci mostra un piccolo spicchio della società contemporanea:
Trimigasi è il primo personaggio che incontriamo insieme a Goreng, è lui che ci spiega come funziona e quale è la gerarchia instaurata nel buco ed è anche il primo a rispettare ogni condizione imposta dal buco stesso. Trimigasi è anche il simbolo di una società contemporanea basata sul consumismo e sull’insensibilità, il suo oggetto è infatti un coltello acquistato in seguito ad un annuncio pubblicitario che lo additava come miglior coltello che una persona potesse mai comprare.
Se quasi tutti i prigionieri scelgono un’arma, simbolo di terrore, Goreng sceglie invece il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra. La scelta del libro lo inserisce all’interno della società come l’unico a poter realmente trovare una soluzione alla situazione che sembra ormai impossibile da sovvertire.
Goreng decide di sovvertire la scala gerarchica costituita all’interno del buco attraverso la scesa a tutti i piani, preparando porzioni che permettano di portare il cibo anche agli ultimi piani e rimandare così almeno un piatto integro al piano 0.
Se il suo intento era di far ragionare ogni “detenuto” sarà costretto a ricorrere alla violenza con quasi tutti i personaggi per lasciare delle pietanze per i piani inferiori, ma i suoi calcoli erano errati, i piani erano più di quelli che lui pensava: 333 piani per un totale quindi di 666 persone.
È solo al 333 piano che finalmente si scorge la vera chiave con cui sovvertire il sistema: una bambina.
Goreng sceglie di lasciare andare la bambina da sola al piano 0 come simbolo di speranza per la costruzione di una società diversa da quella di oggi.
Disponibile su Netflix.
Trailer
Immagine di copertina:
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