L’idea di iniziare un corso di formazione in un Centro Antiviolenza non è così comune. Innanzitutto, è necessario avere tempo a disposizione, tempo reale, che ci si può permettere di dedicare a un’attività di volontariato. Tra i principali presupposti, come credo sia doveroso per ogni attività che compiamo, c’è poi la volontà personale.
Ho deciso di compiere questo percorso per motivi precisi: il mio sguardo, nato e formatosi in una società patriarcale, ha iniziato a nettarsi grazie a letture e studi sul femminismo, grazie alle sorelle con le quali mi confronto costantemente e grazie alla costante messa in discussione dei miei pensieri, oltre che delle norme che la società ci impone in quanto soggetti con delle specificità.
Dopo avere iniziato questo processo di ripulitura, lo sguardo si è sporcato nuovamente: questa volta a sporcarlo è stato ciò a cui assisto quotidianamente, le immagini che il mio sguardo incontra, i discorsi di cui è costretto a fare esperienza, le convinzioni che non riesce proprio a scardinare, o per lo meno a rendere chiare.
Insomma, il processo di unə femminista credo parta da un’iniziale presa di coscienza del proprio stato: delle proprie esperienze, dei propri desideri, delle proprie necessità, per farsi poi scrutatore e alleato di sguardi, visioni, esperienze, desideri e necessità differenti dalle proprie.
Forse ciò che porta alla decisione di iniziare un percorso di formazione in un Centro Antiviolenza è proprio la necessità di sporcarsi lo sguardo in modo diverso, rendendosi conto dei reali danni che il patriarcato perpetua sulle nostre menti e sui nostri corpi. E, allo stesso tempo, per essere anche in minima parte d’aiuto nella ripulitura. D’aiuto alle altre e anche a se stesse. In un processo anche sperimentale di cura promiscua, teorizzata nel libro Manifesto della cura, analizzato nell’articolo di ieri qui su wall:out.
Ma cosa sono i Centri Antiviolenza?
Si tratta di strutture atte ad accogliere donne che subiscono o sono minacciate da qualsiasi forma di violenza, e che hanno come scopo, fin dalla propria origine nella cosiddetta terza ondata del femminismo tra gli anni ’90 e i 2000, il contrasto alla violenza su donne e minori.
È nel 2007 che la cooperativa sociale Il Cerchio delle Relazioni fonda a Genova il Centro Antiviolenza Mascherona.
La Cooperativa, oltre a gestire il Centro e diverse strutture protette per donne con o senza figlз vittime di violenza, svolge campagne di prevenzione attraverso informazione, formazione, seminari e convegni, valorizzando la cultura della parità e dell’educazione di genere e partecipando a progetti nazionali e internazionali a favore di donne e minori.
Per trovare uno spazio di ascolto, condivisione e sostegno nel rispetto della segretezza e dell’anonimato.
Tutti i servizi del Centro sono completamente gratuiti e comprendono diverse aree di intervento: si parte dall’ascolto telefonico, che è la prima forma di contatto. Un’operatrice risponde al telefono cercando di fornire alla persona che chiama indicazioni sul percorso da intraprendere, informando sui servizi che il Centro e la Rete forniscono. Si fissa poi un appuntamento per il primo colloquio di accoglienza, sempre concordato direttamente con la donna o con i soggetti istituzionali di riferimento, che viene svolto in una stanza riservata.
Il fine di questo confronto è quello di definire e approfondire i problemi della donna, valutando risorse e vincoli per il percorso di fuoriuscita. A seconda delle differenti problematiche si decide, sempre in accordo tra la donna e le operatrici del centro, quale percorso seguire.
Nel caso di donne di altra nazionalità può presenziare una mediatrice linguistico-culturale.
Sostegno psicologico, consulenza legale, gruppi di auto-mutuo aiuto, orientamento al lavoro, percorsi di formazione
Sostegno psicologico.
Tra i servizi del centro, ricopre sicuramente un ruolo fondamentale il sostegno psicologico, che ha come obiettivo quello di aiutare la donna ad acquisire forza e consapevolezza rispetto alle decisioni che valuterà di prendere nei confronti del maltrattamento e della violenza subita, in un costante processo di empowerment.
L’assistenza psicologica è fornita anche allз minori vittime di violenza assistita e/o subita, allз quali si cerca di dedicare un periodo di tempo funzionale a far emergere i vissuti riguardanti l’impatto della violenza diretta e assistita, e rispetto alle evoluzioni del rapporto madre-figliǝ o padre-figliǝ.
Consulenza legale.
Viene offerta, qualora richiesta, una consulenza legale: le avvocate del centro forniscono le informazioni sulle procedure legali penali e civili e sull’iter procedurale che si attiva nelle cause di separazione, divorzio e affidamento di figli minori e nei processi penali originati dalle denunce e querele.
Gruppi di auto-mutuo aiuto.
Risorsa davvero fondamentale del Centro sono poi i gruppi di auto-mutuo aiuto che consentono alle donne di uscire dalla dimensione privata individuale per confrontarsi con esperienze analoghe alla propria. All’interno del gruppo la donna è in grado di ricevere e allo stesso tempo offrire un aiuto, con lo scopo di aumentare il senso di controllo sulla propria vita e quindi sulla propria autostima.
Orientamento al lavoro.
Centrale poi soprattutto per permettere alle donne di acquisire indipendenza e arginare il gravissimo problema della violenza economica è la sezione dedicata all’orientamento al lavoro, in cui si provvede a informare le donne sul percorso da intraprendere nel mondo del lavoro attraverso contatti con i servizi sociali e con i centri per l’impiego, per individuare un percorso di inclusione lavorativa verso l’autonomia economica.
Per esempio: stilare il curriculum, valorizzare le proprie risorse e competenze lavorative, ecc.
Percorsi di formazione.
Il Centro si occupa poi di organizzare percorsi di formazione e aggiornamento per operatorз, forze dell’ordine, insegnanti, educatorз, magistratз, psicologз, giornalistз, avvocatз, mediatorз culturali, volontariз, oltre che interventi di sensibilizzazione con ragazzз nelle scuole di ogni ordine e grado.
La progettazione formativa è affidata a un gruppo di operatrici con esperienza sia nel settore clinico e sociale sia in quello della progettazione degli interventi formativi.
La formazione avviene anche, una volta l’anno, verso donne che si offrono volontarie per operare all’interno del centro, inizialmente inserendosi nella parte dedicata all’accoglienza telefonica, per poi capire in quale ambito e attività possono dare il miglior contributo possibile nei momenti dedicati al Centro.
La Rete D.I.Re
Ultima ma non meno importante è tutta la questione della raccolta e analisi di dati e informazioni sul fenomeno della violenza, attraverso una scheda predisposta dalla Regione Liguria e un apposito database, che confluisce anche nella rilevazione dei dati a livello nazionale della Rete D.I.Re.
Perché è importante parlare dei CAV, soprattutto nella giornata dell’8 marzo?
Perché si tratta di spazi femministi, spazi dove ogni forma di giudizio è sospesa, spazi di aiuto per tutte le donne che ne sentano il bisogno. Perché la violenza contro le donne non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale che va combattuto, l’8 marzo, il 25 novembre, ogni giorno.
Info Utili
Centro Antiviolenza Mascherona
Genova, piazza Colombo 3/7
Orario: lunedì, martedì e venerdì 9-15; mercoledì e giovedì 9-18
Telefono: 010587072 / 3491163601
antiviolenzamascherona@ilcerchiodellerelazioni.it
Sportello Antiviolenza Mascherona Rosa Luxemburg
Genova Sampierdarena,
c/o Centro Civico Buranello
via Nicolò D’Aste, 8
Orario: mercoledì dalle 9 alle 12
Spazio Donna Pontedecimo
c/o Casa Circondariale Genova Pontedecimo
Orario: mercoledì dalle 13:30 alle 16:30
Le linee telefoniche sono sempre attive, con segreteria telefonica negli orari di chiusura del Centro.
Immagine di copertina:
wall:in media agency con illustrazione di Martina Spanu
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