Le narrazioni che prendono vita dai fatti del G8 avvenuti a Genova dal 19 al 22 luglio 2001 sono molteplici, eterogenee e spesso non esaustive di come e cosa realmente è accaduto. Una delle questioni più delicate e complesse è sicuramente la circoscrizione del movimento no-global.
Il movimento antiglobalizzazione fa una sua prima comparsa nel 1999 durante scontri di Seattle, in occasione della conferenza dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Si trattava di un insieme di gruppi, ONG, associazioni e singoli, eterogenei politicamente, ma accomunati da una forte critica rispetto alla globalizzazione.
Il termine “no-global” nasce nella stampa italiana come contrazione del nome “Rete No Global Forum”, per inquadrare, in maniera estremamente semplicistica, “coloro che manifestarono ai G8” come un’unica entità.
In ambito accademico alcunɜ autorɜ parlano di Global Justice Movement, per sottolinearne la composizione di una rete transnazionale di movimenti sociali e il suo focalizzarsi su diverse aree tematiche, ricondotte poi a un’unica richiesta: una giustizia globale. In altri paesi la denominazione di alter-mondialismo o altromondismo tende a essere utilizzata in sostituzione di quella di antiglobalizzazione, per indicarne una visione positiva e propositiva. Il riferimento è al famoso slogan “un altro mondo è possibile”.
Un altro mondo, adesso
È da questa idea che nasce il progetto di arte contemporanea Another world now / Un altro mondo adesso, che intende misurarsi con l’eredità dei movimenti no-global a vent’anni dal G8 di Genova (articolo di wall:out Genova si prepara per il ventennale del G8 2001), con uno sguardo rivolto all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, “programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità”, sottoscritto il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 paesi membri dell’ONU, che comprende 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – per un totale di 169 traguardi.
L’avvio ufficiale ha coinciso con l’inizio del 2016, per un percorso della durata di quindici anni: i paesi si sono impegnati a raggiungere tali obiettivi entro il 2030. Obiettivi comuni, che riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui. Another world now / Un altro mondo adesso nasce dalla necessità di avviare un confronto collettivo attraverso l’arte nella consapevolezza che ci troviamo oggi in un momento storico di estrema fragilità globale, aggravata ulteriormente dalla pandemia da covid-19.
Si tratta di un progetto di arte contemporanea che comprende performance, azioni urbane, cartoline postali, affissioni e proiezioni video diffusi nella città di Genova dal 18 al 28 luglio 2021, a cura di Anna Daneri, Francesca Guerisoli e Carlotta Pezzolo, organizzato dall’associazione CHAN .
I luoghi che ospiteranno le opere dellз 20 artistз partecipanti sono lo Spazio CHAN (Via Sant’Agnese, 19 – 16124 Genova), l’Ex Cinema Gioiello (Vico della Cittadella – 16126 Genova) e ovviamente le strade della città.
Another World Now è parte di “Genova 2001 vent’anni dopo: un altro mondo è necessario”, programma organizzato da oltre trenta organizzazioni e associazioni della società̀ civile, nazionali e locali. Il palinsesto delle iniziative, che si svolgeranno tra il 18 e il 22 luglio, interessa luoghi diversi della città, valorizzando centro e periferie: da Palazzo Ducale, al Circolo dell’Autorità Portuale, dai Giardini Luzzati a Music for Peace, dove ci saranno anche interventi legati al progetto di arte diffusa.
Lз artistз partecipanti sono: Giorgio Andreotta Calò, Simona Barbera, Ruth Beraha, Gabriella Ciancimino, Leone Contini, Ronny Faber Dahl, Elena Bellantoni, Chto Delat, Circolo Bergman, Dora García, Domenico Antonio Mancini, Elena Mazzi/Eduardo Molinari, Marzia Migliora, Chiara Mu, Kristian Skylstad, Giuseppe Stampone, Serena Porrati, Oliver Ressler, Beto Shwafati, The Cool Couple.
Chi meglio dellз artistз, che fanno della possibilità la propria stella, può pensare altri mondi?
E così, tra lз altrз, Giorgio Andreotta Calò con Tracciato del cammino percorso a Genova la notte del 21 luglio 2013, compie un reenactment di quanto avvenuto appunto la notte del 21 luglio 2013, a conclusione di un percorso di 200 km da Genova a Ventimiglia, per formare un “corpo sociale” che avrebbe attraversato il capoluogo ligure nella notte dell’anniversario del G8.
Il progetto di Simona Barbera Noi fuori nella notte, concepito per questa piattaforma online, prevede l’immagine diffusa in sincrono con il paesaggio sonoro registrato la notte del dichiarato coprifuoco nel marzo del 2020, tra il rumore dei circuiti di sorveglianza e il controllo degli spazi pubblici.
Il video di Elena Bellantoni riflette sull’espressione “corpo morto” che evidenzia, con il suo peso, la presenza di molti corpi morti nei nostri mari, così come sono molti quelli sottratti in questo ultimo anno pandemico, e ancora quei corpi che per diverse ingiustizie non riescono più a stare a galla. Le lettere, gettate in acqua attraverso un’azione performativa che fa del linguaggio un salvagente a cui potersi sostenere, compongono una scritta a pelo d’acqua: “ancora corpo morto tra cielo e terra coraggio”.
Gabriella Ciancimino, con In Liberty We Trust, intreccia elementi ben distinguibili, come le iconografie botaniche, stralci di periodici libertari italiani, francesi e americani e alcuni schizzi inediti dell’architetto Ernesto Basile, maestro siciliano del Liberty, conferendo così alla definizione del movimento italiano corrispondente all’Art Nouveau una forte valenza politica.
Leone Contini riflette dell’incongruenza della esperienza di chi il G8 l’ha vissuto rispetto alla narrazione e al racconto pubblico.
Domenico Antonio Mancini parte dalla memoria dei luoghi simbolo dei fatti del G8 Genova, teatri di pratiche che ricordano più l’America Latina delle dittature che i paesi democratici: Piazza Alimonda, la Diaz, la Caserma di Bolzaneto.
Elena Mazzi e Eduardo Molinari presentano Cerro Leon, un dialogo incentrato sul legame ancestrale delle comunità mapuche con la terra (mapu), logorato e negato da forze colonizzatrici, genocide ed ecocide, mutate nei secoli per instaurarsi progressivamente negli ultimi decenni attraverso pratiche di matrice neoestrattivista.
Marzia Migliora in Paradossi dell’abbondanza #38 scandaglia l’immaginario sviluppato nel Novecento sull’industrializzazione di agricoltura e allevamento su scala mondiale a partire dalla relazione tra gli esseri umani e la terra, da sempre fondata sulla produzione di cibo grazie al lavoro dei contadini. Si svelano così il paradosso e l’implosione del sistema, dimostrando l’insostenibilità della visione che l’ha prodotto.
Serena Porrati racconta di un fatto avvenuto il 3 gennaio 1889 a Friedrich Nietzsche, che assiste alla fustigazione di un cavallo in piazza Carlo Alberto. “Sei disumano, prepotente di bestie e di esseri pensanti, massacratore di questo destriero!”, dice. Il cocchiere, impaurito, si ritrae. Nietzsche si china e abbraccia il cavallo, commosso, emozionato, perché dopo anni di avventurose e vane ricerche ha ritrovato un fratello perso in un naufragio.
L’immagine fotografica di Oliver Ressler mostra il terreno di permafrost (o permagelo) in Alaska. Questi terreni hanno accumulato vaste riserve di carbonio organico e la maggior parte si trova nei tre metri superficiali del suolo, vulnerabile al disgelo a causa dell’emergenza climatica. Il permafrost è quindi meno permanente di quanto suggerisce il nome. E ovviamente tantз altrз.
Vent’anni fa si respirava una polarità tra ciò che era e ciò che avrebbe potuto essere, ma l’ambizione rischiava di creare un solco tra realistɜ e sognatorɜ, tra un mondo che avremmo dovuto accettare e un altro impossibile da costruire.
Quelle stesse tesi che hanno informato i movimenti no-global, che erano considerate il frutto del pensiero di irriducibili visionariɜ, oggi occupano il cuore dell’agenda mondiale, quella Agenda 2030 che si propone di garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo incentivando uno sviluppo economico inclusivo e assicurando un utilizzo sostenibile delle risorse e dell’ecosistema terrestre.
Questi obiettivi paiono guardare a molte istanze dei movimenti no-global. Compito della società civile sarà quello di monitorare che questi traguardi vengano raggiunti, nella consapevolezza che un altro mondo non è più solo possibile, ma necessario e praticabile.
Vi lasciamo qui il programma delle proiezione dal 18 al 20 luglio all’Ex Cinema Gioiello, in Vico della Cittadella 16, Genova
Domenica 18 luglio, ore 16
Chiara Mu
P&V (Police and Violence), 2009 (riedizione 2021), 12’34’’
Chiara Mu
Acqua (Water), 2021, video della performance relazionale per una restituzione di cura. In collaborazione con il regista di documentari Angelo Loy, 10’ circa.
Elena Bellantoni
Corpomorto, 2020, Video 4k, 10’11’’.
The Fox and the Wolf: Struggle for power, 2014, Video Full HD, 7’55’’. Courtesy: Collezione Farnesina, Roma.
Beto Shwafaty
Afastando el pueblo. Fantasmas de la riqueza, 2015-2016, Video full HD, 21’.
Lunedì 19 luglio, ore 18
Oliver Ressler
Everything’s coming together while everything’s falling apart, 2016-2020, 6 video, 4K, AT (tot: 110’). Courtesy: àngels, Barcellona; The Gallery Apart, Roma.
Martedì 20 luglio, ore 18
Chto Delat (Nikolay Oleynikov Dmitry Vilensky Olga Tsaplya Egorova)
Learning Station #2, “Free Home University”, People of Flour, Salt, and Water, 2019, 73’, directed by Tsaplya Olga Egorova. Courtesy: The Gallery Apart, Roma e gli artisti.
Ruth Beraha, Provo ancora la stessa rabbia, 2021, tecnica mista, inchiostro su carta e intervento digitale Circolo Bergman, Traccia, 2021, Azione urbana, 7 QR Code corrispondenti a 7 audio, 1′ ciascuno Chto Delat, Navigation Signal Flags Index. Set #3, Some Signals Registered from Chiapas, bandiera #7: Carlo (Giuliani), 2021, Stampa su tessuto, ricamo, Courtesy Chto Delat and The Gallery Apart, Roma. Foto di Giorgio Benni Ronny Faber Dahl, Line liners shift, 2021, Immagine generata digitalmente Dora García, There are other worlds… (after Paul Éluard), 2002, Golden sentence series Chiara Mu, Acqua/Water, 2021, Performance relazionale per restituire un atto di cura, In collaborazione con il regista documentarista Angelo Loy Beto Shwafaty Basta ya de la Ayuda, Hablemos de Reparaciones, 2015-2016, Lavoro grafico / pittura murale, dimensioni variabili Kristian Skylstad, You Can’t Eat Your Cake and Have It Too, 2021 Photograph Giuseppe Stampone, Made in Italy, 2021, Penna bic su carta, 100×70 cm The Cool Couple, Karma Fails, Meditation Rocks®, Earth, 2017, Stampa fine art montata su 4+3 diasec con retro colorato, 70×100 cm
Immagine di copertina:
Another World Now locandina
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