Nei vicoli del centro storico imperversa la Design Week e Genova si confronta e scontra con un’abbondanza di coolness d’importazione di cui forse alla fine non sa ancora che farsene, e tra i carruggi si respira, ancora, aria di resistenza.
I muri dei palazzi storici guardano e assorbono non senza restituire un certo rigetto verso ciò che per alcuni sembra sempre più “gentrification in progress” come recitano stancil diffusi, voci fuori controllo che non accettano che le cose, anche quelle belle, arrivino sempre dall’alto.
E mentre i salotti di design fanno bella mostra di sé per curiosi, turisti, acquirenti e simpatizzanti, in alcuni luoghi della città alcuni cittadini (non per forza altre persone) si riuniscono per cercare, insieme, di resistere all’inesorabile flusso della mercificazione culturale, delle cose-date-per-scontate.
I luoghi della cultura, che siano istituzioni legittimate o spazi auto-affermati, sono ancora luoghi dove riunirsi e stare insieme? Luoghi dove confrontarsi e riflettere, senza l’urgenza di una fruizione individuale povera, leggera, velocissima?
Ecco due luoghi che in questi giorni possono offrirvi un punto di vista interessante sull’abitare e co-abitare spazi collettivi, su quanto sia tricky l’apparenza delle cose, con l’intento di lasciare un’orma nei pensieri, di attivare riflessioni e condivisioni.
Il Museo Necessario
Mappe per tempi complessi (Nomos edizioni, 2023) incontro con le curatrici Simona Bodo e Anna Chiara Cimoli in conversazione con Amina Gaia Abdelouahab e Maria Camilla De Palma
—
Giovedì 23 maggio (oggi), ore 18.00
Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo
Conversazione voluta per celebrare i 20 anni di attività del Castello D’Albertis presentando un volume “che raccoglie tematiche internazionali che stanno a cuore a chi vede nel museo un luogo trasformativo e non solo conservativo, un luogo in cui rendere visibile la ferita e la sfida ai saperi, un luogo plurale in cui costruire comunità e senso di appartenenza” – Maria Camilla de Palma, antropologa museale, responsabile dal 1991 di Castello D’Albertis.
Il volume indaga il ruolo del museo come spazio di cittadinanza, presidio di partecipazione democratica, risorsa cui attingere creativamente per ripensare il nostro modo di stare in un mondo in crisi.
Il museo, nella lettura proposta dalle numerose voci italiane e internazionali presenti nel libro, è un’istituzione non più ripiegata sul passato e sul culto acritico della “bellezza”, ma capace di intercettare le urgenze e le aspettative dei cittadini, di costruire relazioni, di considerare le proprie funzioni tradizionali (tutela, ricerca ed esposizione) come spazi per la creazione di valore sociale.
Entro questa prospettiva, le interpretazioni sono sempre multiple, le storie fluide, le collezioni un bene comune: perché essere “rilevante” è sfida ben più complessa di essere “accessibile”.
Il disagio agiato e la nuova carne
Palazzo Bronzo, spazio gestito da artisti nel cuore di Genova, presenta Il disagio agiato e la nuova carne, con Silvia Capuzzo, Davide Quartucci e Vittorio Zeppillo. A cura di Benedetta Monti
—
Sabato 25 Maggio ore 17:00 (performance ore 19:00)
Fino al 16 Giugno
Palazzo Bronzo (Salita di Mascherona, 18r 16123 Genova GE)
L’intenzione della mostra è quella di condensare su un piano unico tre ricerche che, attraverso modalità e pratiche differenti, rappresentano e raccontano sfaccettature dello stato dell’arte e dell’attualità sociale dove, con le parole di P.Sloterdijk, il reale ci è dato sempre e soltanto attraverso formulazioni mutevoli e il nostro modo di cogliere la realtà si fonde in unico amalgama con essa.
Il titolo, Il disagio agiato e la nuova carne, si riferisce a uno dei capitoli che scandisce Tecnomagia, libro di Vincenzo Susca, che diventa qui suggestione alla base dell’esposizione e al contempo statement curatoriale.
Il percorso espositivo crea una narrazione che, attraverso il lavoro degli artisti coinvolti, con attuazioni e formalizzazioni differenti, esplicita temi legati all’annullamento, alla rinascita e crisi, il tutto caratterizzato da fantasie sull’instabilità.
Tra le opere esposte si realizza la convergenza di sosta confortevole e scomodità controllata, parallelo che non rinuncia a interrogativi sull’idea soggettiva di casa e luogo sicuro, di evoluzione, cambiamento e sfida (personale – collettiva).
Immagine di copertina:
Foto di Antorio Trogu
Scrivi all’Autorə
Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.