Villa Borzino da tempo rappresenta per Busalla e i suoi cittadini un motivo di orgoglio e di vanto, non solo per l’oggettiva bellezza dell’edificio, del giardino e soprattutto del ninfeo ma anche per l’illustre storia che la lega a filo doppio col territorio.
La villa infatti risale ai primi decenni del XIX secolo, periodo durante il quale l’alta valle Scrivia era meta di villeggiatura da parte di genovesi, una “piccola svizzera” a detta di alcuni.
L’imponente villa che spiccava nel tessuto urbano fu voluta dal facoltoso imprenditore e uomo politico Emilio Borzino, tra l’altro fondatore del Partito Liberale Italiano nel 1922, che si rivolse al famoso architetto Giuseppe Crosa di Vergagni per la progettazione sulle basi di una villa preesistente del complesso architettonico e ambientale a noi oggi noto.
La villa, di 52 stanze, seguendo il progetto dell’architetto vede la citazione di elementi strutturali e decorativi derivanti delle ville genovesi di XV-XVI secolo, con torre annessa, loggia al primo piano e doppia scalinata.
Un aspetto che ha richiamato in particolar modo il mio interesse è quello relativo ai grandi camini presenti al pian terreno dell’edificio.
Questi infatti presentano come paramento dei bellissimi esemplari di “azulejos” e “laggioni” liguri presumibilmente in larga parte originali della prima metà del XVI secolo e in questo contesto reimpiegati. Inserire Fig. N3-4
Il riutilizzo di tali pregevoli elementi decorativi era diffuso nell’allestimento delle molte ville signorili del periodo otto-novecentesco.
L’interessante storia di queste ceramiche arabo-spagnole parte dal XV-XVI secolo, e trovò larga diffusione ed apprezzamento nell’architettura signorile genovese di tale periodo.
In seguito subì un declino a partire dal XVII-XVIII secolo fino alla cessazione delle importazioni e a seguito dell’evoluzione del gusto tali paramenti vennero rimossi da molte chiese e palazzi.
Nel processo evolutivo dell’urbanistica cittadina si verificarono altre demolizioni e ristrutturazioni ma al contempo si riaccese l’interesse, non solo a fine collezionistico, sulla storia e la bellezza di questi manufatti tanto da venire reimpiegati nell’ambito dell’architettura di gusto eclettico che in quegli anni si stava affermando.
Questo materiale rimosso, venduto, disperso in parte e in alcuni casi conservato venne riutilizzato in molti edifici dei primi del Novecento, e anche in Villa Borzino.
Nell’elegante studio recentemente restaurato dell’On. Borzino è presente un pregevole camino decorato a rilievo in pietra di promontorio con al suo interno un rivestimento di azulejos in maiolica a rilievo (o “de cuenca”) di produzione sivigliana della prima metà del XVI secolo.
Il disegno è dovuto all’accostamento di più piastrelle che alternano l’elemento centrale fitomorfo (ghianda stilizzata) cruciforme con uno stellare entrambi racchiusi da nastrature color bruno, miele e turchese di stampo “mudejar”.
Un camino più semplice è presente in un ambiente poco distante dal precedente ed è decorato con piastrelle sivigliane a rilievo coeve il cui motivo decorativo, derivante anche in questo caso dall’accostamento di più elementi, è costituito da un intreccio di nastrature color bruno e turchese (“lacerías” nel gergo) creanti riserve nel quale spicca un fiore centrale sempre in linea con il gusto “mudejar”.
Il grande camino della sala principale del pian terreno presenta, invece, una pluralità di tipologie di “azulejos” che creano un motivo decorativo più composito e meno ripetitivo rispetto agli esempi precedenti.
Questa scelta, dovuta anche dalla disponibilità del materiale, resta in linea con la tradizione antica dei palazzi genovesi che vede l’invenzione di molteplici pattern rompendo il ripetitivo schema decorativo che, altrimenti, le tipologie di decoro avrebbero imposto.
Nelle bande laterali dello sfondo, infatti, sono disposti a fasce alternate due tipologie di “azulejos” sivigliani a rilievo della prima metà del XVI secolo di gusto “plateresco” (ispirato alle “grottesche” del rinascimento italiano) con elementi fitomorfi alternati da globi e vasi baccellati.
Nella parte centrale, invece, si alternano altre tipologie di “azulejos” e “laggioni” liguri con decori costituiti dall’accostamento di quattro piastrelle che danno vita a motivi a cerchio e polilobati con ricchi elementi geometrico-vegetali di gusto “mudejar“ che ricordano le trame floreali delle ricche stoffe del tempo.
Occorrerebbe la creazione di un percorso a tema per poter far conoscere e valorizzare adeguatamente questo aspetto in quanto rappresenta un importante pagina della storia dell’arte ceramica ligure.
Immagine di copertina:
Villa Borzino a Busalla. Archivio Lorenzo B.
Scrivi all’Autorə
Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.