In un precedente articolo abbiamo presentato i cosiddetti “Bunker del Monte Moro”, spiegandone brevemente la storia e l’importanza strategica che rivestivano. Bene, adesso però dobbiamo seguire l’esempio albanese.
Passiamo al 2020.
Io credo che per le ampie vedute che possono regalare questi posti, per la posizione privilegiata e tutto sommato facilmente raggiungibile a piedi (parte bassa) o in macchina (parte alta), per i tantissimi episodi storici legati al complesso delle costruzioni difensive, sia necessario porsi l’obiettivo come comunità di effettuare un recupero di tali strutture.
Ora vi faccio un esempio che può aiutarci a comprendere quanto potremmo fare di più, senza abbandonarci alla mentalità lassista che troppe volte ha mandato nell’oblio della memoria siti storici anche di una certa importanza in Italia.
Spostiamoci nei Balcani occidentali.
In Albania, proprio nei pressi della capitale Tirana, si possono visitare vari complessi di bunker e gallerie risalenti agli anni ’70, ingombranti testimonianze della follia dittatoriale di Enver Hoxha.
Ebbene, grazie ad alcuni investimenti mirati nel settore turistico del paese, da pochi anni il lavoro di storici, studiosi ed esperti locali ha permesso l’apertura di alcuni percorsi museali dotati di pannelli esplicativi, effetti sonori, ristrutturazioni degli edifici.
Ma, soprattutto, ha fatto registrare un incremento sensibile dei visitatori.
Questo significa valorizzare il ricordo storico-culturale, seppur di periodi bui e sanguinosi, evitando di mandare al degrado intere strutture che la Storia ci ha lasciato in eredità, con tutte le sue pagine dense e dolorose.
Bunk’Art
Io nel 2018 ho avuto la fortuna di visitare Bunk’Art 1 e Bunk’Art 2, questi i nomi. La mia mente è immediatamente andata al nostro Monte Moro, che meriterebbe una maggiore conoscenza da parte dei suoi stessi cittadini in quanto custode di memorie intense della Superba.
La qualità del prodotto offerto era veramente godibile, nonostante le caratteristiche morfologiche della zona non si potessero minimamente paragonare alla bellezza dei tramonti sul mare che si potrebbero invece respirare sulla testa di Zena.
Una delle ultime volte che mi è capitato di salire sopra a Quinto al Mare è stato per andare a fare un po’ di pulizia del sentiero e delle due “casematte”.
La quantità di sporcizia rinvenuta all’interno era impressionante, uno spettacolo triste e desolante. Nel frattempo gli anni passano, e i materiali con cui sono state realizzate le costruzioni presentano ormai un’età piuttosto avanzata, tale da rendere pericolanti le pareti e i soffitti, oltre che pericolosi gli ingressi all’interno.
Riflettiamo su quanto abbiamo e su quanto poco sfruttiamo ciò che dovremmo migliorare, anziché riempirlo di rifiuti. Si registrerebbero benefici sia dal punto di vista paesaggistico che culturale, la tutela e la valorizzazione del territorio è una causa che merita fatica e tempo. L’augurio è che le istituzioni possano promuovere maggiormente investimenti rivolti in tal senso.
L’esempio già c’è.
È quello albanese.
Immagine di copertina:
Galleria bunker, Pietro B.
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