The Next Day, Goa Boa Genova 2022

Vi raccontiamo “The Next Day”: una collina, migliaia di giovani, un palco e tanta musica

Abbiamo vissuto un weekend tra canzoni e colori presso il Parco degli Erzelli, abbiamo parlato con chi la nuova musica le ascolta e con chi la sta facendo. “The Next Day”, un appuntamento giovanile che ha dato inizio all’estate.
5 Luglio 2022
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Disclaimer: La stagione del Goa Boa è iniziata con non poche difficoltà, ma la due giorni di concerti presso il Parco degli Erzelli ha saputo regalare anche tanti momenti emozionanti. Noi siamo stati lì, e abbiamo raccolto le voci di chi ha cantato e di chi ha partecipato a un grande evento senza restrizioni, dopo molto tempo. In questo reportage abbiamo provato a condensare lo spirito della Gen Z, a cui era dedicato il “The Next Day”.

Tutto questo ci mancava. Ci mancava cantare a squarciagola le canzoni, saltare sui prati, alzare un oceano di braccia al cielo e farle dondolare a ritmo di musica, con le luci dei telefonini accese. Ci mancava farlo insieme, in migliaia di persone. Ci mancava farlo vicini, fianco a fianco. Ci mancava farlo in relativa tranquillità.

Com’era prima, del resto. Com’era sempre stato e come forse non sarà mai più allo stesso modo.

Lo scorso weekend, in cima alla collina degli Erzelli, ha preso corpo “The Next Day”, l’apertura stagionale del Goa Boa Festival, dedicato alla Generazione Z e al suo frizzante panorama musicale.

E’ stato come ricongiungere i fili spezzati nell’inverno del 2020, quando contingenze storiche estreme hanno stravolto la vita degli eventi musicali, delle mostre culturali, delle esibizioni artistiche, delle situazioni di socialità e via dicendo. Nei periodi di maggiore isolamento, tra una quarantena e l’altra, la musica ha rappresentato un rifugio sicuro, una boa a cui aggrapparsi per volare con la mente fuori di casa, in mare aperto.

Sabato scorso il blu del Mediterraneo lo si scorgeva, allungando la vista oltre il palco.

La leggera brezza serale che saliva in collina, dopo le ore di calura pomeridiana, sembrava voler partecipare a quello spettacolo di corpi fluttuanti, sferzati dalle rime, dai beat, dalle strofe e dai ritornelli.

Risulta difficile sintetizzare in un’unica ricetta il menù presentato in questa edizione.

C’era freschezza, c’era esperienza, c’erano prime volte, c’erano conferme, c’erano vibrazioni locali ed altre (ormai) internazionali. Se dovessimo però individuare un minimo comun denominatore, sarebbe la giovane età: si è trattato di un intero palinsesto under30, per due giorni che hanno visto susseguirsi venti artisti diversi.

Il meglio deve ancora venire

“Il meglio deve ancora venire”, recitava una scritta posta sopra al palco. Dopo due anni di pandemia, Genova è tornata a vivere un grande evento musicale in condizioni di completa normalità. A goderselo sono stati soprattutto coloro che si sono visti azzoppare le fasi migliori dell’adolescenza.

Noi di wall:out abbiamo voluto partecipare a entrambe le giornate, per farci un bagno di gioventù, respirare l’atmosfera che regnava agli Erzelli, parlare con chi la nuova musica la ascolta e con chi la sta facendo.

“Aleggia ancora un po’ di paura – spiega Alfa, uno dei nomi più attesi – bisogna però ripartire e cercare di essere partecipi di qualsiasi tipo di evento, che sia artistico, musicale o culturale. C’è bisogno di aggregazione e di vitalità. Il settore della musica è crollato del 90%, dunque il modo migliore per supportare i propri idoli e i propri talenti è prendere parte alle varie live”.

Andrea, genovese doc e molto attaccato alla sua città, vorrebbe poterla aiutare a splendere, pensando soprattutto alle giovani generazioni locali: “Stando a Milano, ho visto alcune iniziative che a Genova funzionerebbero tantissimo; a me piacerebbe offrire il mio contributo. Tra Wanderlust (termine tedesco che indica il “desiderio di viaggiare continuamente”, titolo del suo progetto) e Zena scelgo la seconda; c’è una frase bellissima che dice Perché viaggi? Per poterlo poi raccontare a casa. Ecco, io raccolgo esperienze e ricordi in giro, ma poi torno ogni volta qui per scrivere le mie canzoni”.

L’empatia tra lui e il pubblico è stata molto forte, a testimoniare il bel rapporto che ha saputo costruire negli ultimi anni con la fanbase, raggiungendo numeri da record.

The Next Day, Goa Boa Genova 2022
Alfa. Foto di Emanuela Zampa

Ma che cosa chiede la Generazione Z ai suoi artisti?

E’ stata questa la domanda principale che abbiamo voluto rivolgere alle ragazze e ai ragazzi presenti sul prato del Parco degli Erzelli.

“Penso che chieda in un certo senso l’idea di Libertà” – ci spiega Matteo – “poiché chi ha fatto il Liceo in questi anni si è perso il periodo più vivo dell’adolescenza. Cerca spensieratezza senza prendersi troppo sul serio. Stavo ragionando che erano due-tre anni che non facevo concerti. All’inizio è stato strano, ma poi ti abitui”.

“Ai nostri artisti chiediamo di non montarsi la testa” – dice un altro ragazzo con la maglia del Genoa addosso e una voglia matta di ascoltare Bresh – “di non trasmettere messaggi troppo volgari, cercando di rimanere al naturale”.

Alice, una ragazza castana che è riuscita a posizionarsi in prima fila, vuole prima di tutto “divertimento, dopo due anni piuttosto difficili e scarsi di socialità. A volte ti senti un po’ persa, circondata da un mondo che non sembra volerti aiutare. In quei casi la musica diventa un riparo”.

Francesca aggiunge: “Chiediamo mentalità avanzata da parte di chi canta, che sappia scrivere dei buoni testi e che riesca ad esporre i problemi che ci toccano, come se parlasse con noi”.

Intimità, malinconia, ricerca di profondità, dialogo, rottura dei tabù.

Questi valori sembrano emergere con costanza, e sono stati innalzati con decisione dalle due fenomene italiane del momento: Ariete e Madame, entrambe presenti al “The Next Day”.

Molto toccante, in tal senso, la parentesi esperienziale che ha saputo creare la prima. Durante un intermezzo tra un brano e l’altro, infatti, ha deciso di far salire sul palco due ragazze scelte tra il pubblico, chiedendogli di condividere pubblicamente un momento difficile che hanno dovuto affrontare o che stanno affrontando attualmente nella loro vita.

Ciò che ne è scaturito è stata una parentesi di grande commozione, amplificata dal contesto di trasporto emotivo che si è venuto a creare. Chi c’era, sa.

I social network

C’era poi un altro aspetto che ci interessava indagare, ovvero il rapporto tra la Gen Z e i new media.

In un mondo in continua evoluzione sotto il punto di vista tecnologico, anche il modo di comunicare, di fare informazione, di interpretare la realtà e di usufruire degli spazi digitali sta avendo impatti significativi sulle società umane. Lo stiamo vivendo sulla nostra pelle, tra pandemie e guerre più o meno lontane, battaglie per i diritti civili ed altre per la giustizia climatica.

La musica, l’arte, la cultura, nel tempo si sono adattate per rendere questi potenti mezzi uno strumento, un catalizzatore attraverso cui divulgare i propri messaggi a una platea più ampia possibile, geograficamente distribuita ma sensibile alle stesse tematiche, perlopiù.

Attenzione, però, i social network devono rimanere il mezzo e non il fine.

Il rischio di contaminare la purezza di ciò che si vuole esprimere esiste. Ne abbiamo parlato con Leon Faun, talento cristallino di Roma, portatore di un “fantasy rap” che vanta già notevoli risultati e un grande seguito.

“I social sono il modo migliore per comunicare con il proprio pubblico, però li vedo anche come degli ammazza-arte. Oggigiorno siamo bombardati da miliardi di informazioni su tutte le piattaforme. Oggi le classifiche musicali si basano su tiktok, questo distorce l’arte. La soglia dell’attenzione si è abbassata, la gente skippa i video a metà e così via. Viviamo troppo velocemente”.

Testa al contenuto dunque, alla sostanza. Lui propone uno stile decisamente originale, in tal senso, mescolando sonorità particolari, performance teatrali, contesti scenografici, immagini oniriche e testi chiari.

Un parere simile ci viene dato da Sela Armando Maradona, una delle penne emergenti più scintillanti che ci siano in Liguria: “I social possono aiutare nella diffusione dell’arte, ciò che conta però è la musica in sé, non chi la sta facendo”. Meglio ascoltare ed esprimersi piuttosto che apparire, insomma.

Lui fa parte di un ecosistema locale ricchissimo di varietà, di strade intrecciate, di talento e di creatività.

Happiness is real only when it is shared

Questo è uno degli aspetti migliori del Goa Boa Festival: riuscire a portare su un palco così importante anche figure poco conosciute ma super local, offrendogli l’opportunità di confrontarsi con una cornice di rilievo. Tra sabato e domenica si sono esibiti Laba, Matsby, Rojito, Jerry Sampi, Sayf, Vago. Una cerchia di rapper giovani e vogliosi, uniti in alcuni casi da reali amicizie e da percorsi di crescita condivisa.

“Per un ragazzo di Genova trovarsi su questo palco è meraviglioso – continua Sela – L’ecosistema è florido, abbiamo avuto un sacco di cantautorato e questo ha aiutato”.

“Stare su un palco del genere è stato un piacere enorme, fantastico” – ci conferma Laba, emozionato per aver aperto ufficialmente l’evento, alle 17 del Sabato – “Sono onorato e grato al Goa Boa che mi ha dato questa opportunità. Sono contento che i ragazzi e la generazione Z vengano spinti. A Genova ci sono tanti talenti a livello musicale. La Wild Bandana ha dato l’input alla scena rap in Liguria, ha offerto sogni alle giovani generazioni locali”.

Dello stesso parere è Matsby: “Credo che la Wild Bandana e la scuola del 2016 abbiano aperto la strada maestra”. Poi, in merito alle relazioni che uniscono i vari cantanti presenti cita una celebre frase di Alex Supertramp (alias Christopher McCandless): Happiness is real only when it is shared, a testimoniare quanto il tessuto urbano sotto la Lanterna e nel primo entroterra trasudi di contatti umani reali. “Questa sera vedere le persone così vogliose di ascoltare nuova musica è stato pazzesco, dopo due anni difficili”, conclude.

Anche Helmi7, che a ridosso del “The Next Day” ha pubblicato il suo ultimo singolo “Miseréré”, si mostra euforico: “Fino a poco tempo fa per me era impensabile salire su un palco del genere. Vedo il calore che c’è nei miei confronti e la cosa mi rende super contento. Genova ha un sacco da raccontare; c’è risposta, c’è voglia di fare bene”

Il senso di responsabilità

Insieme a Tredici Pietro invece abbiamo voluto toccare un altro argomento, ovvero il senso di responsabilità (qualora vi sia) nei confronti della Generazione Z, che lui rappresenta in tutto e per tutto.

Bolognese di nascita, figlio d’arte, aperto a collaborare con il resto della scena musicale, determinato a far divertire e a divertirsi facendo musica.

“No, non la percepisco come una responsabilità, come un qualcosa di pesante – risponde – per me rappresentare uno spicchio della mia generazione è un piacere. Poi certo, il mio non è un ruolo educativo, ma lo diventa nel momento in cui salgo su un palco. Io ho la coscienza pulita: voglio soltanto divertirmi, non avere cazzi di alcun tipo e provare semplicemente orgoglio quando vedo le persone che cantano i miei pezzi”.

Poi ci racconta un retroscena “I ragazzi con cui ho cantato stasera li ho conosciuti pochi mesi fa, presso lo studio Garelli. Fin da subito abbiamo deciso di fare dei progetti insieme, perché abbiamo provato una forte alchimia e ci siamo trovati d’accordo immediatamente. Abbiamo creato una band di fatto e ora stiamo girando l’Italia insieme. Lo faremo anche il prossimo autunno, con alcune date al chiuso”.

Colori & sostenibilità

Il prato degli Erzelli, per due giorni, si è colorato più del solito. Striscioni, cartelloni, bandiere di San Giorgio, fumogeni, magliette, cappelli. E’ stata una platea assai eterogenea, che ha visto spaziare un’età media tra i 12 e i 30 anni. C’erano orecchie giovanissime e altre entrate pienamente nell’età adulta.

Tra le varie voci che si alzavano in cielo, c’erano anche quelle degli esponenti di Fridays For Future – Genova, invitati per l’occasione dal Goa Boa Festival. Un cartellone segnalava la loro presenza, così abbiamo deciso di scambiare due parole con loro.

“Abbiamo ricevuto l’invito e lo abbiamo accolto volentieri, per poter trasmettere un messaggio di sensibilizzazione verso la giustizia climatica. Speriamo di coinvolgere nuovi giovani in questo movimento di massa, che dopo tante parole ha bisogno di fatti concreti”.

Come valutate i nuovi mezzi di comunicazione, a proposito?

“I social network possono aiutare alla causa, ma non si può fermare tutto lì. C’è bisogno di attivismo reale. Vogliamo trovare azioni, dopo la retorica”

E gli artisti possono aiutare, nel massificare ancora di più questo impegno?

”La musica può aiutare a creare partecipazione anche per le nostre battaglie, che sono di tutti. Quando si partecipa a un evento come questo poi, parlare con le persone e confrontarsi con loro può essere utile”

Conclusioni

“The Next Day”, come dicevamo in apertura di reportage, ha smosso qualcosa dentro di noi. Ha mostrato quanto tutto questo ci fosse mancato. La socialità, la convivialità, tratti che abbiamo dovuto limitare per ragioni di sicurezza sanitaria e che adesso c’è bisogno di far rifiorire.

Ci ha fatto respirare la voglia delle nuove generazioni di vivere gli spazi messi loro a disposizione, che devono aumentare per offrire un contesto urbano più vivace, più attraente, più dinamico.

Ci ha illustrato la forte empatia tra chi stava sopra al palco e chi quel palco lo guardava da sotto, seguendo un codice generazionale che mixa creatività, sensibilità, esuberanza, voglia di saltare e di abbracciare le fragilità.

“The Next Day” è stato Ariete, che ha fatto commuovere l’intero pubblico senza cantare; è stato Big Mama, che con il suo stile incredibile ha conquistato i cuori, frantumando stereotipi a suon di rime; è stato Ghali, capace di far saltare migliaia di persone con sonorità che sono avanti nel tempo; è stato Laba, emozionato di trovarsi nel backstage insieme ad altri grandi artisti, al suo primo concerto di alto livello; è stato Bresh, accolto dalla folla genovese come un figlio, dopo anni di crescita continua.

La spinta propulsiva che la musica e l’intero settore culturale possono dare e ricevere in questo genere di eventi, è un punto importante da tenere in considerazione.

Adesso è il momento delle canzoni nelle cuffiette, di riascoltarsi a ruota libera i brani su Spotify, di emozionarsi di nuovo guardando i video dei concerti appena trascorsi.

La stagione estiva è ufficialmente iniziata!

Immagine di copertina:
Foto di Emanuela Zampa


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