Intervistare Andre è stata per me un’esperienza un po’ diversa dal solito: ci conosciamo da tantissimo, condividiamo molte idee e progetti e se lo facciamo è proprio perché c’è stata una scintilla tra noi: quella di Wall:out, il luogo che ci ha fatto avvicinare nel corso degli anni.
Lui non ha mai nascosto quanto questo progetto – chiaramente unito ad una serie di altre esperienze – abbia significativamente influenzato la sua decisione di candidarsi politicamente.
Fin da subito, nella chiacchierata da cui è nato questo articolo, mi ha infatti raccontato quanto Wall:out abbia rappresentato un punto di svolta per lui, non solo come spazio di confronto culturale, ma anche come luogo di crescita personale e politica.
“Wall:out è stato fondamentale” mi ha detto subito, “anzitutto perché senza di esso non sarei rimasto a vivere a Genova. Quando gli stipendi non sono sufficienti, e la vicinanza del mare non basta, sono soprattutto le reti e le amicizie che ti possono convincere a restare. Wall:out mi ha permesso di incontrare persone che, come me, avevano voglia di cambiare le cose dal basso. Mi sono ritrovato a discutere e confrontarmi con menti che mi hanno stimolato a pensare in grande, a considerare la politica come un mezzo per concretizzare quello che avevamo sempre promosso insieme: un’idea di città diversa, più giusta, più accessibile!”.
Un vero e proprio incubatore di idee e relazioni, in grado di portarlo a riflettere su come potesse contribuire in modo ancora più diretto.
“Candidarmi è stata una conseguenza naturale” ha detto, “era il passo successivo dopo anni passati a discutere, scrivere e lavorare su progetti culturali che cercavano di dare voce a chi, spesso, voce non ne ha!”.
Mentre ancora penso alle parole di “Andre” mi accorgo però di trovarmi davanti Andrea Bassoli, candidato alle Elezioni Regionali previste in Liguria il 27 e il 28 ottobre di questo mese.
E ciò che ammiro, lo dico davvero, è l’assoluta coerenza tra ciò che mi ha sempre detto “Andre” e ciò che “Andrea Bassoli” promuove oggi all’interno della propria campagna elettorale.
E visto che parliamo della stessa persona che – all’interno di questo magazine – vi ha accompagnato durante questi anni con la propria penna, con il permesso della redazione mi prendo il piacere di raccontarvi perchè per Andrea il percorso politico sia una naturale conseguenza del proprio impegno sociale.
La critica alla gestione culturale di Genova: una visione alternativa
Genova, secondo Bassoli, ha un potenziale culturale straordinario, ma l’attuale amministrazione ha fallito nel valorizzarlo.
“La cultura non è solo quella che va in scena nei teatri o negli eventi esclusivi,” mi ha spiegato, “ma è anche quella che nasce nei quartieri, nelle strade, dai progetti di base che Wall:out ha sempre cercato di promuovere.”.
Andrea non ha mai sopportato l’idea che la cultura potesse essere un privilegio riservato a pochi.
La sua critica si concentra proprio su questo punto: l’amministrazione ha promosso eventi culturali “di alta fascia”, accessibili solo a chi ha i mezzi economici o il tempo per partecipare.
“C’è una chiara divisione tra chi può permettersi di partecipare a certi eventi e chi no. E questa è una frattura che l’amministrazione non ha mai cercato di colmare. Al contrario, sembra quasi volerla accentuare, promuovendo eventi dalla scarsa partecipazione che ignorano le tante creatività spontanee che popolano la Regione.
Quello che Andrea immagina è una cultura per tutti, accessibile, che dia spazio anche a chi non ha risorse o agganci.
“Wallout è sempre stato un faro per chi cerca di promuovere progetti dal basso, piccole iniziative che fanno davvero la differenza nelle vite delle persone. È questo che manca a Genova: una cultura che nasca dalle persone, dai quartieri, e che sia per tutti.”
“La cultura proposta da Bucci e Toti è marketing territoriale malamente travestito” prosegue Andrea “dove la focaccia più lunga oppure il mortaio gigante compensano con le dimensioni evidenti carenze culturali. Non vorrei ripetermi rispetto al fenomeno del ‘celolunghismo’ e dunque vi invito a leggere l’articolo che ho scritto in tempi non sospetti.”
Secondo Andrea la Cultura è una cosa tangibile ma difficilmente identificabile:
“quando abbiamo cominciato a scrivere per Wall:out non credevamo di fare cultura. Allo stesso modo, tantissime altre creatività locali devono essere coltivate e incentivate ad esibirsi, stimolandole e supportandole con percorsi di formazione, infrastrutture e supporto finanziario, affinché possano dire la loro! Perché ci ho messo un po’ a capirlo ma alla fine fare cultura, per me, significa esprimere la tua opinione, lasciare una traccia di te e del tuo modo di vedere il mondo.”
Il terzo settore come motore di cambiamento sociale
Parlando con Andre, è emerso chiaramente quanto tenga al terzo settore, che lui vede come uno dei pilastri su cui costruire una società più equa. Non che mi stupisca: siamo impegnati con le nostre rispettive associazioni da diversi anni.
La sua esperienza nel settore, però, è lunga: ha cominciato come scout a San Fruttuoso e proseguito in età adulta con esperienze come Code War e Forte Legame. Oggi è socio e lotta con Spazio 126, Cittadini Sostenibili, Wanda, Ricreativo Teste Mobili e Generazione P.
Mi ha raccontato di come, a suo avviso, l’attuale amministrazione abbia sistematicamente escluso le organizzazioni del terzo settore dai processi decisionali, preferendo dialogare solo con grandi aziende e interessi privati.
“Il terzo settore è fondamentale,” mi ha spiegato con convinzione, “perché offre soluzioni reali ai problemi della comunità. Parliamo di associazioni che conoscono il territorio, che lavorano direttamente con le persone, e che spesso fanno un lavoro che le istituzioni non riescono a fare. Eppure, l’amministrazione le ignora.”
Andrea ha una visione molto chiara del futuro: un’integrazione tra profit e non-profit, dove le grandi aziende collaborano con le realtà locali per creare un impatto positivo.
“Il terzo settore può insegnare al profit come fare le cose in modo più giusto. L’ibridazione tra questi due mondi è la chiave per affrontare le sfide del futuro, dalla sostenibilità ambientale alla giustizia sociale.”
Mi ha anche parlato del suo desiderio di vedere il terzo settore crescere e assumere un ruolo sempre più centrale nella vita politica e sociale della Liguria.
“Spero che il terzo settore diventi il primo settore in futuro,” ha detto sorridendo. “È un ambito in cui ci sono sempre più persone, soprattutto giovani, che credono in un modello di sviluppo diverso, più giusto e meno orientato al profitto.”
La sfida energetica: la Liguria e il fallimento delle rinnovabili
Andrea non ha risparmiato critiche all’attuale gestione energetica della Liguria, che ha definito “un disastro”.
Quale esperto in materie energetiche, è stato consultato da Selena Candia nella scorsa legislatura regionale per formulare le osservazioni al Piano Energetico e Ambientale Regionale, lo strumento precedentemente definito come disastroso.
Mi ha spiegato come la Regione sia drammaticamente indietro sugli obiettivi di produzione di energia rinnovabile.
“La Liguria è all’ultimo posto in Italia per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Regione Liguria si era posta degli obiettivi strategici che non ha raggiunto, creando un grave danno ai liguri. Abbiamo delle potenzialità enormi, ma non vengono sfruttate. È una vergogna.”
Mi ha parlato con grande passione del potenziale delle foreste liguri, che potrebbero essere utilizzate in modo sostenibile per la produzione energetica.
“Abbiamo la superficie forestale più grande d’Italia e allo stesso tempo il maggior numero di alberi a terra, a causa dell’abbandono.. Potremmo usare questo patrimonio per creare una nuova economia del legno e perché no, produrre energia in modo sostenibile con la manutenzione ordinaria dei boschi come succede nella Foresta Nera.”
Ciò che più lo entusiasma, però, è l’idea delle comunità energetiche rinnovabili (CER).
“Questa è la vera chiave per il futuro. Le comunità energetiche permettono alle persone di produrre e consumare energia localmente, riducendo la dipendenza dalla rete nazionale. Inoltre viene riconosciuto un incentivo statale sull’energia condivisa nella CER, che produce un consistente vantaggio economico se sommato all’energia non comprata dalla rete perché prodotta in loco da fonti rinnovabili. Immagina cosa significherebbe per la Liguria: potremmo diventare un modello di sostenibilità per tutto il Paese.”
Andrea è convinto che il futuro della Liguria dipenda da chi vincerà le prossime elezioni.
“Se vinciamo (Andrea Orlando, N.d.r.), la transizione ecologica sarà al centro del nostro programma. È una priorità assoluta per noi.”
Il dialogo come base della politica: un invito aperto
La nostra conversazione si è chiusa con un tema che sta a cuore a entrambi: l’importanza del dialogo. Andrea, vede la politica come un processo aperto, basato sull’ascolto e sulla capacità di cambiare idea.
“Solo gli stolti non la cambiano” mi ha detto ridendo. “Io voglio che la mia politica sia fatta di confronto continuo. È per questo che invito tutti, soprattutto chi segue Wall:out, a scrivermi, a criticare, a discutere. Voglio che ci sia un dialogo aperto.”
Andrea ha una visione di politica partecipativa, dove ogni voce conta. Non è interessato a imporre idee, ma a costruirle insieme.
“La politica non può essere fatta di slogan o di ideologie immutabili. Dobbiamo essere disposti a metterci in discussione, a cambiare strada se ci accorgiamo di aver sbagliato. È così che voglio fare politica!”.
E io, che tutte queste cose le ho già ascoltate decine di volte, non posso che invitarvi a rifletterci su. Perché la politica non è un punto d’arrivo, ma un cammino che si percorre insieme, mettendo in gioco idee e visioni per un futuro che appartiene a tutte e tutti.
E Andrea, con il suo impegno, ci ricorda che il cambiamento inizia sempre da una scintilla: quella di credere che, insieme, possiamo davvero fare la differenza.
Immagine di copertina:
Andrea Bassoli e Selena Candia candidati AVS in Consiglio Regionale. Fonte Andrea Bassoli
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