Per chi è abituato a nutrirsi di spettacoli dal vivo sono tempi duri. Fortunatamente i teatri genovesi non mancano di iniziativa e fantasia e hanno ideato modalità alternative per non lasciare troppo soli gli spettatori più accaniti.
Tra le iniziative spicca quella del Teatro Nazionale di Genova che, analogamente ad altri teatri italiani, ha deciso di rendere disponibili sul suo canale YouTube le registrazioni integrali di alcune sue produzioni. Il regalo più speciale è senza dubbio il video completo dello spettacolo L’angelo di Kobane, allestimento di Simone Toni con una straordinaria Anna Della Rosa che aveva già incantato il pubblico genovese lo scorso dicembre alla Sala Mercato.
Più fantasiosa e articolata la soluzione adottata dal Teatro della Tosse. Ogni giorno gli attori del teatro e delle compagnie che collaborano con la Tosse regalano al pubblico un video in cui leggono una parte del Calendario della Paura di Franco Arminio.
Non mancano i contenuti pensati per i più piccini, il pubblico della domenica pomeriggio, forse il più affezionato. Sulla pagina Facebook del teatro sono disponibili video dei protagonisti della stagione “La Tosse in famiglia” che riprendono vita per salutare i bambini (e regalare qualche minuto di tregua ai genitori).
Il Teatro della Tosse ha scelto anche di prendere parte all’iniziativa #indifferita ideata dalla Compagnia Frosini/Timpano: ogni sera dalle 20.30 alle 23.30 su YouTube o Vimeo è reso disponibile uno spettacolo di teatro contemporaneo italiano. Alle 23.31 il video torna in modalità ‘privato’. Soltanto la domenica è possibile vedere la playlist di tutti gli spettacoli della settimana.
Queste sono solo alcune delle numerose iniziative ideate dai teatri, ma sono bastate a suscitare molte polemiche. Attori e autori – tra cui spicca Massimo Popolizio – hanno infatti espresso grande disappunto rispetto a iniziative che non rendono giustizia all’incanto del teatro, arte effimera per eccellenza che per natura non sopravvive a se stessa: «Il teatro è vita, non si può fare in streaming».
Chiunque si sia emozionato anche solo una volta durante uno spettacolo sa che il teatro va vissuto e non semplicemente visto. La ritualità dell’evento dal vivo, la possibilità di errore, l’irripetibilità del momento si perdono con la registrazione video.
Eppure non finisce qui, perché il teatro è anche racconto, comunità ed esperienza. Anche se in maniera forse un po’ innaturale e goffa, il mondo dello spettacolo si confronta con una muova sfida e fa dei tentativi.
«The only life of performance is in the present» sostiene Peggy Phelan, una delle più celebri studiose di Performance Studies viventi, e non si può che darle ragione. Eppure, proprio perché il teatro vive nel presente non vogliamo privarcene del tutto e poco importa se per un po’ di tempo potremo disporre solo di “spettacoli surrogati”, la voglia di tornare a teatro non ci abbandona, perché sappiamo che quello che ci stiamo perdendo è prezioso.
Nonostante la situazione di grande incertezza, il mondo del teatro riesce comunque a tenerci compagnia. La promessa naturalmente è quella di rivederci presto per confabulare con l’amico prima che lo spettacolo inizi, maledire il vicino davanti troppo alto e origliare i commenti degli altri spettatori quando si abbassa il sipario.
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Ho letto con interesse questo articolo in cui viene descritta compiutamente la figura dell’amante del teatro in cui personalmente non mi riconosco come tale , ma vorrei fare un brevissimo commento. E’ curioso che e mi sia invece riconosciuto non come spettatore di uno spettacolo teatrale, ma di una partita di calcio. Io ho sempre ritenuto del tutto riduttivo assistere ad una partita di calcio alla TV in quanto a me personalmente piace anche tutto quello che non è il gioco, ma il contorno con gli spettatori che commentano, cantano, fanno cori e di cui fa parte anche lo spettatore che hai davanti che è più alto di te, è quasi la regola, sembra che ormai l’altezza media delle persone, specie quelle più giovani, sia ben superiore alla mia (tengo però a precisare che mi guardo bene dal maledirlo). Tornando al teatro invece mi succede il contrario. A me piacciono gli spettacoli teatrali , ma visti alla TV. Ricordo i tempi quando alla Rai c’era la serata con la Prosa, lo spettacolo teatrale , e non ne perdevo uno; mi è spiaciuto moltissimo quando non li hanno più trasmessi. Il motivo di questa mia preferenza è semplice. Assistendo a una rappresentazione in teatro sei di fronte alla finzione, gli attori sul palcoscenico non sono per me rappresentativi della vita reale, mentre alla TV riesci a immedesimarti nel racconto, nella realtà rappresentata, proprio come succede nei film. Per quanto mi riguarda assistere ad un film, a uno spettacolo teatrale , ma non in teatro, o semplicemente leggere un libro, significa astrarmi dalla mia realtà quotidiana e vivere quella che della mia fantasia, della mia immaginazione. Quello che è chiaro, ovviamente, è che non tutti ,e per fortuna, siamo fatti con lo stesso stampino ( quando in qualche situazione ne ho l’impressione ci rimango sempre malissimo ).