Nel centro storico di Genova non mancano piazze, vicoli e angolini ricchi di storia e leggende, ma Campopisano forse è il posto più particolare e affascinante che possiate visitare.
Dalla vivace e affollata piazza Sarzano, con il suo via vai di studenti di Architettura, bambini che giocano e avventori di bar e ristoranti, appena alle spalle della stazione della metropolitana si accede ad una mattonata all’apparenza anonima. A chi percorre questa creuza de mä per la prima volta sembrerà semplicemente di finire nell’ennesimo groviglio di vicoli, ma ad un certo punto si apre questa piccola e particolare piazza: Campopisano.
Campopisano oggi si presenta come una piazzetta di forma irregolare, contornata da alti edifici dai tipici colori liguri e con un bel risseau bianco e nero che forma alcuni disegni di navi e ancore.
Oltre a tutto questo c’è qualcosa che il visitatore dovrebbe sapere?
Ovviamente si. Durante il Medioevo la zona veniva chiamata “Campus Sarzanni”, data la prossimità con piazza Sarzano, e sorgeva appena al di fuori delle mura del Barbarossa, il sistema murario costruito a partire dal 1115 per ampliare le mura più antiche. Questo dato è importante poichè, essendo fuori dalle mura e dunque dalla città, fin dal Medioevo la zona era utilizzata per seppellire gli stranieri e tutti coloro che non avevano diritto ad avere la sacra sepoltura dentro alle mura.
Credo che a questo punto vi starete domandando:
“Si, ma cosa c’entra con i pisani questa piazza?”
Ecco, per rispondere a questa domanda ci dobbiamo spostare nel 1284 e rispolverare un po’ di storia navale della Superba.
In quell’anno Genova era impegnata in una dura battaglia contro Pisa presso le secche della Meloria, al largo di Livorno, un combattimento piuttosto importante poichè la vittoria di Genova diede una svolta decisiva al controllo dei mari e delle rotte commerciali. In quell’occasione Genova imprigionò migliaia di pisani che portò in città: i prigionieri più ricchi vennero liberati a seguito del pagamento di riscatti mentre i più poveri morirono di fame e stenti in città, e vennero seppelliti proprio in quello che diventerà un vero e proprio Camposanto dei Pisani, contratto poi in Campopisano.
Per le persone più sensibili sarà facile immergersi in quest’atmosfera lontana, ma bisogna considerare anche un altro dato per completare il quadro storico.
Fino a metà Novecento il quartiere era molto diverso, infatti questa era la zona del perduto quartiere di via Madre di Dio, bombardato durante la seconda guerra mondiale e raso al suolo nel dopoguerra per far spazio a giardini e ad un nuovo centro dirigenziale e commerciale cittadino.
Un’ultima cosa
Attenzione ad andarci di notte, si dice che si possano sentire ancora oggi i lamenti dei poveri prigionieri pisani. Però se ci andate di giorno assicuro un’atmosfera calma e speciale, per altro sarà facile che voi siate da soli in questa bellissima piazzetta, e che vi possiate godere in silenzio questo straordinario scorcio di centro storico.
Articolo di:
Francesca Alberti
Immagine di copertina:
Campopisano. Foto di Francesca Alberti
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Mi stupisco che parlando di Campo Pisano un’associazione culturale come EDARTE non abbia ricordato che Campo Pisano è sede della fondazione Garaventa che ospita corsi di acquarello, ceramica, scultura, decorazione a maiolica e tornio ed esposizioni artistiche. Quanto ad andarci di notte, se davvero si potessero sentire i lamenti dei fantasmi dei poveri pisani ci andrei davvero per un’esperienza ….da brividi, ma temo che il rischio reale sarebbe quello di incontrare non dei fantasmi, ma dei delinquenti in carne ed ossa, ad ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che è dei vivi e non dei morti che bisogna aver paura.