Uno spettro si aggira per Genova: lo spettro dell’allenamento fisico. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi. Ah, forse mi sto confondendo.
Da più di un anno ormai il popolo degli sportivi italiani è apolide, costretto a migrare, costretto a ridimensionarsi, a non cambiarsi, a non toccarsi. Costretto allo spazio aperto, a subire la pioggia, il vento, il caldo o peggio ancora: lo sguardo indiscreto dei passanti.
Sembra illogico eppure è così, fino ad ora la gestione della crisi sanitaria non ha saputo tutelare un aspetto che più di molti altri è legato a doppio filo con la salute. Ma in un mondo che ha perso il verso, nel quale le cose girano al contrario e poi anche su se stesse, nel nostro mondo che poi è così complesso e caleidoscopio da farci venire il capogiro, proprio qui, succedono cose straordinarie.
Cosa succede? Qui a Genova, succede che alcune persone non ci pensano neanche ad arrendersi
E allora si danno appuntamento, allacciano le scarpe e vanno ad allenarsi là dove nessuno può impedirglielo. E facendolo scoprono che c’è un modo di stare insieme che non conoscevano, c’è un modo di vivere la città, c’è un modo di sfruttare risorse comuni che sono sempre state lì, ma che per un motivo o per l’altro erano solo potenziali. (leggi anche l’articolo di wall:out Sportivi di tutta Genova, unitevi!)
Ai Magazzini del Cotone, dal lunedì al venerdì circa dalle 19.00 in poi, puoi trovare una quantità di persone che si allenano che forse non ti immagini.
Una cosa tipo la “Festa dello Sport” però spontanea, senza ragione istituzionale, senza fini promozionali, senza che nessuno debba pagare lo spazio, o l’abbonamento. Questo fatto è incredibilmente potente: una situazione, per così dire, fuori da ogni schema già dato.
E poi ci trovi persone diverse, discipline e attività che non conosci, o che mai avevi visto convivere. Ci vedi la forza della pratica, la dedizione degli atleti, ci senti un lavoro che non è solo fisico: è anche psicologico, e anche civico, è un lavoro di resilienza collettiva. Alla scoperta delle potenzialità degli spazi che la città mette a disposizione e nell’inaspettata esperienza di un vivere comune che incentiva l’entusiasmo, la dedizione.
Ci trovi Luisa, insegnante di fitness, che impartisce gratuitamente lezioni di workout a un gruppo di sei o sette persone, più i curiosi partecipanti occasionali. Ci trovi un gruppo di allievi di Krav Maga che prima si allenavano alla palestra popolare Baliano e che ora, qui, si ingegnano per studiare i movimenti rispettando la distanza sociale. C’è sempre un manipolo di ragazzi africani, che insieme ai Rollers invaders gli spazi della città li sfruttavano già da prima del Covid, già veterani, i primi per allenamenti a corpo libero, i secondi per sfrecciare e fare acrobazie di qua e di là.
C’è Fabio, dedito praticante di Kung Fu, che quando fa il plank conta due giri del faro della lanterna: «Qui per me è un po’ come Hong Kong, alla sera, con le luci del porto e le navi che passano»; e ci sono spesso anche i suoi compagni della scuola di Sifu Paolo Cangelosi.
Di Kung Fu se ne vede molto, qui all’Hong Kong dei Magazzini del Cotone: c’è anche il gremito plotone degli allievi del Sogno di Lao (ITTCA), che porta a Genova l’antica usanza cinese della pratica nei parchi e negli spazi pubblici.
Non abbiamo finito con le Arti Marziali: del versante nipponico puoi trovare praticanti di Kendo, Iaido e Karate, provenienti da scuole diverse tra cui l’Andrea Doria Kendo e Iaido. Puoi trovare anche discipline di origine sudamericana, quando incontri il colorato e festoso corteo dei ballerini di Murga (Murga Invexenda), oppure dei praticanti di Capoeira (Ass. Capoeira d’Angola).
Non mancano i numerosi piccoli gruppi di amici che magari praticavano sport differenti e ora hanno scoperto che possono coniugare un’uscita in compagnia con un po’ di allenamento fisico, tanto più di questi tempi duri per aperitivi e cene. Puoi trovare Federico che con i suoi amici porta pochi attrezzi e sfrutta le peculiarità architettoniche della palazzina dei parcheggi, e ancora Sibilla e Anita, che si incontrano per pattinare insieme, oppure Sara e i suoi amici che non possono più allenarsi alla City Gym Genova in via V dicembre.
È possibile che l’esperienza della pandemia ci stia cambiando davvero
Ci trovi tante persone. Tutte persone che non si sono accontentate delle lezioni su Zoom, dei saltelli in solitaria nello spazio di un appartamento di fronte a un video, della lontananza e dei limiti imposti. Tutte persone che prendono sul serio il precetto mens sana in corpore sano, e sanno che per avere un corpo sano e forte devono anche usare la testa — in questo caso escogitando alternative, pensando fuori dalla scatola.
Che dire, l’ormai concreta possibilità che dal primo giugno riaprano le palestre, un po’ miraggio un po’ sudata conquista, mette quasi dispiacere. Sempre ammesso che prima o poi riprenderemo, tutti, un’attività fisica regolare nelle apposite strutture, riusciremo a ricordarci la forza di questi allenamenti collettivi? La sincera voglia di muoversi? La necessità di aria, la bellezza dello spazio comune?
È possibile che l’esperienza della pandemia ci stia cambiando davvero, e che quelle che oggi consideriamo soluzioni alternative, domani facciano parte della nostra quotidianità per scelta, in una società più consapevole, più sana.
Per ora, facciamoci caso.
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Foto di Greta Asborno
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