LABIBA | L’Italia ripudia la guerra, anche in Palestina? Stop al traffico di armi nel porto di Genova!

LABIBA | L’Italia ripudia la guerra, anche in Palestina?

Stop al traffico di armi nel porto di Genova! Firmiamo per fermare il commercio che alimenta guerre e distruzione in tutto il mondo.
1 Novembre 2024
di
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L’articolo 11 della Costituzione Italiana cita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Eppure come è possibile affermare di rispettare questo principio basilare dell’ordinamento giuridico  italiano dal momento in cui l’Italia continua la sua esportazione di armi verso paesi in conflitto e che violano il diritto internazionale, come Israele?

Di fatto, nonostante le dichiarazioni rilasciate dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scorso 15 ottobre, in cui affermava che l’Italia fosse uno dei Paesi “più restrittivi tra i partner” nel fornire armi a Israele, dall’inizio del conflitto nell’ottobre del 2023 sino ad oggi, l’Italia ha continuato ad esportare verso Israele diversi milioni di euro in armi. 

La continua esportazione di armi verso Israele

Dati inediti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ottenuti da Altreconomia attestano che solo nei mesi di dicembre 2023 e gennaio 2024 l’Italia abbia fornito all’entità sionista armi e munizioni, non solo per uso civile, ma per fini militari, per oltre due milioni di euro.

Una cifra, malgrado l’embargo dichiarato dal Governo, quasi duplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Di fatto, l’Italia risulta essere il terzo maggiore fornitore d’armi per Israele, dopo gli Stati Uniti e la Germania, esportando, principalmente, elicotteri e artiglieria navale.

Un fenomeno non nuovo per lo Stato Italiano.

Secondo i dati dell’ultimo report del SIPRI del 2024 (Stockholm International Research Institute) l’Italia risulta essere il Paese al mondo che è riuscito a guadagnare di più dai conflitti attualmente in corso (+82% tra il 2019 e l’inizio del 2024); diventando il sesto maggiore esportatore di armi al mondo dopo Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania.

Un risultato notevole per il nostro Paese che fonda le sue radici sul principio fondamentale del ripudio della guerra.

I tentativi di bloccare l’esportazione delle armi

Proprio a partire dallo scorso 7 ottobre 2023, molte sono state le iniziative portate avanti in vari paesi europei, principalmente Belgio, Spagna e Italia, per bloccare le esportazioni delle armi verso l’entità sionista.

In Italia, i lavoratori portuali di Genova, ma anche di altre città come Napoli, Trieste e Livorno, insieme a diverse associazioni e gruppi di attivisti, hanno espresso il loro dissenso con manifestazioni e presidi nei pressi delle zone portuali.

Di fatto, i lavoratori si oppongono fermamente, sin dall’inizio dei bombardamenti su Gaza, all’idea che il loro lavoro possa contribuire ai crimini di guerra perpetrati da Israele.

Il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova (CALP), in linea con quanto accaduto negli anni passati con carichi diretti verso navi saudite che trasportavano armi per la guerra in Yemen, ha invitato i lavoratori a rifiutarsi di caricare container che chiaramente risultavano essere diretti verso l’entità sionista.
(Articolo di wall:out Contro la repressione, contro la militarizzazione)

La petizione per bloccare l’esportazione delle armi

Ecco perché Labiba ha deciso di lanciare il 23 settembre 2024 una petizione online per chiedere  interrompere definitivamente le esportazioni delle armi dal porto di Genova verso Tel Aviv.

La richiesta che viene portata avanti all’interno di questa iniziativa online è semplice: si richiede al Governo Meloni e alle aziende che producono armi in Italia di rispettare le leggi del nostro Stato.

Per più informazioni e per firmare la petizione: 
Petizione · Stop al traffico di armi nel porto di Genova – Genoa, Italia · Change.org

Un’iniziativa fondamentale, soprattutto alla luce dei recenti attacchi dell’esercito israeliano verso il Sud del Libano e Beirut. Tutto questo per non essere complici di un altro inutile spargimento di sangue.

Come disse Albert Einstein: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.

Articolo di
Martina Pia Picariello

Immagine di copertina:
Foto di Moritz Kindler


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