LABIBA | Disabilità in Palestina

LABIBA | Disabilità in Palestina

La vita in Palestina è ancor più difficile per chi ha una disabilità. La situazione è aggravata dalle politiche di occupazione, discriminazione e dalla mancanza di risorse adeguate.
7 Aprile 2023
di
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In mezzo al conflitto in corso e alle turbolenze politiche, le persone con disabilità in Palestina affrontano ostacoli specifici e intensificati che minacciano ogni giorno i loro diritti umani fondamentali. I palestinesi con disabilità sono circa 92,710 nei territori occupati, ovvero il 2.1% della popolazione totale, di cui 48% si trovano in Cisgiordania ed il  52% nella Striscia di Gaza, questi sono i Dati dell’Ufficio Centrale di Statistica Palestinese risalenti al 2017.

Una delle principali sfide che affrontano le persone con disabilità è l’accesso limitato ai servizi e alle risorse. La maggior parte dei servizi per le persone con disabilità in Palestina è gestita da organizzazioni non governative (ONG), piuttosto che dallo Stato. Peraltro molti di questi aiuti si trovano nei grandi centri urbani e le persone che vivono in zone rurali o in aree sotto occupazione hanno difficoltà ad accedervi. Ci sono anche pochi professionisti specializzati nel campo della disabilità, il che limita l’adito a servizi di qualità.

Inoltre, l’occupazione israeliana rende ancora più ardua la vita delle persone con disabilità in Palestina, specialmente a Gaza. Infatti, le restrizioni imposte limitano fortemente l’accesso alle risorse e ai servizi, rendendo difficoltoso il compito delle organizzazioni di fornire assistenza alle persone con disabilità. Molte di queste vivono in povertà e non hanno accesso a servizi sanitari adeguati.

La mancanza di servizi di base, come l’acqua potabile e le cure sanitarie, aumenta la loro vulnerabilità esponendole maggiormente ai pericoli dell’occupazione.

Secondo un rapporto del 2020 dell’Unione Europea, l’accesso limitato ai servizi sanitari è una delle principali sfide per le persone con disabilità in Palestina. Il rapporto evidenzia le difficoltà che incontrano nel ricevere cure adeguate, affidando questo compito a organizzazioni di beneficenza e servizi di assistenza informali.

Di recente, la situazione è stata ulteriormente complicata dalla pandemia di Covid-19. Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le persone con disabilità in Palestina si sono infatti trovate in una grave condizione di isolamento sociale e sono state le persone maggiormente colpite dalla crisi economica causata dalla pandemia.

Il report, redatto dall’Istituto di sanità pubblica e comunitaria dell’università di Birzeit, ha sottolineato come la mancanza di dati sulla disabilità e sul COVID-19 abbia reso difficoltoso quantificare o agire per mitigare l’impatto della pandemia, sottolineando la necessità di maggiori ricerche in questo settore.

Le lacune del sistema giuridico

Un rapporto ONU di marzo 2023 sottolinea come la mancanza di un sistema giuridico e di un’adeguata legislazione sia una delle principali sfide da valicare. Rileva inoltre che l’Autorità Palestinese ha adottato alcune misure legislative che tuttavia non sono sufficienti a garantire la piena inclusione delle persone con disabilità.

Infine, segnala la mancanza di un sistema giuridico che permetta di presentare denunce e ottenere giustizia in caso di violazioni dei diritti. In tale vacuum giuridico la disabilità rimane una delle principali cause di vulnerabilità ed emarginazione. 

Le donne e le bambine con disabilità sono spesso escluse dalla vita sociale e politica e sottoposte a abusi e violenze fisiche e sessuali.

Ciò è connesso alla discriminazione di genere a causa di diversi fattori complessi legati alla costruzione sociale e allo status delle persone con disabilità. Nonostante alcuni sforzi da parte delle organizzazioni internazionali per migliorare queste condizioni, la situazione ad oggi rimane critica.

La comunità internazionale, in collaborazione con le realtà locali e l’Autorità Palestinese, deve continuare a porre l’accento sulla protezione delle persone con disabilità e lavorare sull’educazione collettiva. È importante attuare programmi di sviluppo inclusivi delle persone con disabilità, perché vengano coinvolte nelle decisioni che le riguardano.

Fisicamente inclusivi: in pratica

La mancanza di infrastrutture accessibili all’interno dei territori occupati crea un ostacolo per l’occupazione lavorativa e la partecipazione sociale delle persone con disabilità.

Ad esempio, le strade inadatte e l’assenza di rampe di accesso rendono loro molto difficile la mobilità e l’accesso ai servizi pubblici. Per migliorare queste condizioni, è fondamentale che vengano investite risorse per sviluppare infrastrutture accessibili e inclusive, che purtroppo non sono a disposizione dell’Autorità palestinese, aggravando la sua dipendenza da fondi internazionali. 

Da dove ripartire

Ad oggi, insieme alle condizioni del conflitto e le restrizioni imposte dall’occupazione israeliana, la mancanza di cure mediche adeguate, personale formato e la disattenzione da parte dell’autorità palestinese, mettono in luce una radicata complessità strutturale. È quindi necessario un impegno congiunto da parte delle autorità, delle organizzazioni non governative e della società civile, per garantire che i diritti delle persone con disabilità vengano rispettati e tutelati, indipendentemente dalle circostanze politiche o sociali in cui vivono.

Nonostante queste sfide, molte persone con disabilità in Palestina stanno dimostrando una straordinaria resilienza, diventando attiviste e leader nella comunità.

Ne è esempio la Coalizione palestinese per la disabilità, nata nel 2017 con lo scopo di rafforzare e sostenere l’istituzionalizzazione e l’organizzazione del settore della disabilità a partire dalle organizzazioni di persone con disabilità e dalle ONG. Ogni giorno la Coalizione conta un crescente numero di adesioni da parte di singoli e organizzazioni che si battono per i diritti delle persone con disabilità in Palestina.

Articolo di
Maria Rosa Milanese per Labiba

Immagine di copertina:
Foto di Marianne Bos


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