“Respiro la fame infuocata del desiderio”, mostra dell’artista genovese Arianna Carossa

La fiamma arde, noi bruciamo

“Respiro la fame infuocata del desiderio”, mostra ideata dall’artista genovese Arianna Carossa, con la partecipazione di Valentina Furian, a cura di Guia Cortassa.
9 Agosto 2024
2 min
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Ci consumiamo in un desiderio che non riusciamo a esprimere, la fiamma arde, noi ci stringiamo alla preghiera ma il fuoco ci brucia; è questo il pensiero che sta dietro alla mostra “Respiro la fame infuocata del desiderio” dell’artista genovese Arianna Carossa, con la partecipazione di Valentina Furian, a cura di Guia Cortassa.

La mostra è stata ideata dall’artista genovese ispirata dalla visione del film Nostalghia del regista russo Andrei Tarkovsky, il film infatti racconta le vicende di un folle e un poeta che si ritrovano chiusi in una stanza a condividere pensieri e desideri.

Alla fine del film si scopre che entrambi cercano una verità e questa ricerca sarà la loro rovina.

Accendono un fuoco per compiere un rituale; il primo, il folle, non riuscendo a gestire il proprio desiderio si dà fuoco, sottomettendosi alle fiamme, il secondo invece utilizza un intermediario, una candela, per compiere un rito, riuscendo poi a gestire la sua preghiera.

La mostra si presenta come un percorso del desiderio

Lartendo dalla ‘Noia’, come sensazione da cui parte la preghiera, per arrivare alla sagoma vuota dell’artista su lastra di marmo, alle mani in preghiera, fino al pugno che tiene la fiamma del desiderio all’interno.

Il percorso ha anche una doppia lettura: oltre a rappresentare il desiderio e le sue fasi, rappresenta la pratica dell’artista.

Le idee migliori mi vengono quando sono annoiata, vuota, come la mia sagoma su lastra di marmo, la ‘fiamma’ dell’artista deve essere continuamente accesa, continuare ad ardere anche quando non si producono le mostre” spiega Arianna Carossa.

Le mani chiuse in un pugno, racchiudono al loro interno un video, opera di Valentina Furian, in cui le fiamme ardono un ‘elemento di legno’, consumandolo pian piano per poi sparire.

Il titolo dell’opera è Pyrallis, come l’insetto mitologico che esiste solo nel fuoco, quindi esiste solo sparendo”, spiega l’artista Furian.

Il fuoco, sempre secondo l’artista, rappresenta il punto di rottura fra essere umano e animale, una consapevolezza che ha portato l’umanità a utilizzarlo nella vita di tutti i giorni ma che allo stesso tempo è un elemento che non possiamo controllare del tutto, non sappiamo quanto possa continuare ad ardere o a modificare la materia; un elemento che affascina ma che incute timore.

Una delle opere che racchiude la mostra e il suo significato è Cinquecento mezze preghiere, una scultura di gesso che rappresenta due mani in posizione di preghiera con le dita mozzate.

Le falangette cadute per terra, circa trecentocinquanta, rappresentano tutte le volte in cui si tenta di esprimere un desiderio, ma senza riuscire a esplicitarlo completamente.

L’incapacità di desiderare, di esprimere le proprie emozioni, è la difficoltà della società odierna abituata alle apparenze e all’immediatezza.

La noia ci spaventa perché è eterna, come la morte, e cerchiamo di riempire le nostre giornate con qualsiasi attività, seppur effimera.

Questa mostra entra nei meandri dell’animo umano esaminando la paura della morte paragonandola alla noia, spiegando invece che spesso la noia è necessaria per vivere, per alimentare il fuoco dello spirito che risiede in ognuno di noi.

Info su date luogo della mostra:

La mostra è disponibile fino al 30 agosto 2024
Spazio 21, sala L
(Via G. Maggio 4, Genova Quarto)

Immagine di copertina:
Arianna Carossa, Eternità. Foto di Erika F.


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Grande sognatrice, vive la sua vita fra la lettura di un romanzo e l’altro. La colonna sonora della sua vita sarebbe sicuramente una melodia suonata da Čajkovskij. Nel tempo libero le piace immergersi nella natura, perdersi fra vecchi palazzi e musei d’arte. Le piace tanto scrivere, ma questo lo avrete intuito, altrimenti non la trovereste qui.

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