Oggi vi portiamo in un luogo un po’ defilato ma allo stesso tempo nel cuore pulsante di Genova. Un luogo che pochi genovesi conoscono, ma che conserva orgogliosamente e con discrezione la memoria della nostra città. Un luogo che a differenza della maggior parte degli istituti culturali a lui vicini è oggi aperto. Oggi vi parliamo del Centro di Documentazione per la Storia, l’Arte e l’Immagine di Genova, il Centro DocSAI.
Non tutti sanno infatti che nelle Dipendenze di Palazzo Rosso, affacciate su via dei Quattro Canti di San Francesco proprio sotto via Garibaldi, è nascosto il Centro DocSAI.
A metà tra le due anime di Genova, quella dei magnifici palazzi e quella dei vicoli stretti, il Centro raccoglie, conserva, ordina e rende fruibili le testimonianze bibliografiche, fotografiche e cartografiche dell’intero nostro patrimonio culturale, artistico e territoriale.
La grande eterogeneità della documentazione discende dall’unione di tre diversi istituti già esistenti, la biblioteca di Storia dell’Arte, l’Archivio fotografico e le collezioni topografiche e cartografiche, che nel 2004 vennero uniti sotto un’unica istituzione dando appunto origine al DocSAI.
Si potrebbe dire che la missione di questo centro sia duplice
Da una parte esso si fa custode delle bellezze scenografiche della nostra città, che con la sua geografia particolare, fatta di sali e scendi e di mari e monti, ha da sempre colpito artisti, letterati, e filosofi qui attivi o di passaggio. Il DocSAI conserva i lasciti di queste impressioni, come ad esempio i preziosi acquerelli di Luigi Garibbo, pittore italiano attivo nel XIX secolo in Liguria, che tra il 1867 e il 1868 donò al comune di Genova 180 opere fra stampe, disegni, acquerelli raffiguranti Genova e altre città italiane.
O ancora, le magnifiche fotografie di Alfred Noack, fotografo tedesco attivo a Genova tra il 1880 e il 1895, che con estrema precisione catturano l’essenza di Genova e che per il loro innegabile valore furono acquistate dal Comune nel 1926. Attraverso questo corpo di opere (51.000 volumi, 120.000 negativi e migliaia di pezzi della collezione cartografica) ci rendiamo conto che la meraviglia che proviamo quando oggi guardiamo la nostra Genova e il fascino che tuttora esercita su di noi sono gli stessi esperiti dalle numerose generazioni che ci hanno preceduto su questo suolo unico.
Dall’altra parte, il Centro non si fa solo conservatore di bellezza ma anche narratore delle trasformazioni urbanistiche della città.
Si sa, infatti, che i cambiamenti urbani e paesaggistici di una città sono lo specchio delle dinamiche politiche e socio-economiche (articolo di wall:out Vogliamo pensare a una piazza, un quartiere… una città a misura d’uomo?) e delle correnti culturali di un certo momento. E allora risulta di grande interesse preservare e rendere fruibili le stampe, i bozzetti, le riviste, le pubblicazioni e le fotografie che registrano e raccontano queste metamorfosi.
Un esempio interessante sono le fotografie che documentano i grandi lavori di ammodernamento di Piazza De Ferrari e la costruzione di via XX Settembre, avvenuti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, anni di grande fervore urbanistico che portarono al rinnovamento di moltissime città europee.
Perciò, se dopo aver letto delle trasformazioni di Genova (articolo di wall:out Qui un tempo era tutta costa, monti e fiumi) vi è venuta voglia di conoscere la storia della nostra città in maniera più approfondita o se desiderate toccare con mano (nei limiti imposti dalle misure conservative!) le testimonianze di questi cambiamenti, prenotate un appuntamento al Centro DocSAI.
Il Centro è aperto il martedì dalle 9:00 alle 13:00, il mercoledì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 16:00 e il giovedì dalle 9:00 alle 13:00.
Per prenotare basta mandare una e-mail al settore di vostro interesse, per esempio:
Biblioteca Storia dell’Arte:
biblarte@comune.genova.it
Collezione topografica:
archiviotopografico@comune.genova.it
Archivio fotografico:
archiviofotografico@comune.genova.it
Buona visita!
Immagine di copertina:
Piazza Caricamento, Alfred Noack, fine ‘800. Archivio fotografico del Centro DocSAI
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