Gli azulejos della sala capitolare di Santa Maria di Castello

Gli azulejos della sala capitolare di Santa Maria di Castello

I rapporti commerciali tra la Spagna e la Liguria, oltre allo scambio di un gran numero di merci, comprenderono anche le ceramiche.
8 Novembre 2023
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Sul davanzale della bifora a lato dell’ingresso dell’antica sala capitolare del complesso conventuale di Santa Maria di Castello, più precisamente presso il secondo chiostro domenicano, sono ancora visibili alcuni esemplari di azulejos spagnoli del XIV-XV secolo.

Presentano decori geometrico-vegetali di gusto andaluso di colore blu su smalto bianco e sono inseriti accanto a piastrelle monocrome bianche, verdi e blu della stessa provenienza disposte a scacchiera e ruotate di 45°.

La decorazione tra l’altro proseguiva ad affresco sia sul portale che all’interno delle bifore, in base a fotografie d’epoca e oggi solo in parte visibili.

I motivi decorativi, tipici delle manifatture dell’area di Malaga del periodo nasride o Nazarí (ndr. Regno di Granada), presentano elementi fitomorfi, quali foglie lanceolate o tralci vegetali formanti motivi ad intreccio o a candelabra disposti nelle maniere più diverse, con sviluppi spiraliformi o a girali, oppure con andamento diagonale o verticale terminanti con fiori astratti a più petali, sottili e definiti.

I collegamenti commerciali di Genova con la Spagna furono ampi e di antica data, costituendo un rapporto fecondo in merci e denaro nell’ambito della civiltà mediterranea.

Tra XII e XIII secolo, i genovesi attuarono in Spagna un’espansione commerciale che coinvolse sia i regni cristiani che quelli islamici presenti nella penisola iberica.

Dopo la Reconquista, l’area spagnola attirò ancor più i commercianti genovesi che vi emigrano inserendosi nel tessuto economico-sociale, fornendo capitali e flotte ai sovrani locali.

Nel 1251, dopo la conquista di Siviglia, i genovesi residenti nella penisola, ottennero il trattamento di “nazione” privilegiata rafforzando ulteriormente i vincoli commerciali e creditizi con i sovrani cristiani e musulmani; possederono fondaci, quartieri, chiese, praticarono commerci, appaltrono le imposte e detennero incarichi elevati.

Gli esponenti dell’aristocrazia mercantile genovese, con una poderosa rete di controlli, mantennero in condizione di dipendenza dai propri capitali e dalle proprie flotte questi regni.

Essi costituirono così una forte oligarchia che, attraverso una politica d’investimenti, espanse la propria presenza sia a Occidente che a Oriente del Mediterraneo mantenendo però stretti contatti con le famiglie residenti in patria.

Il commercio delle ceramiche

I rapporti commerciali tra la Spagna e la Liguria, oltre allo scambio di un gran numero di merci, comprenderono anche le ceramiche in un periodo che andò dalla seconda metà del XII secolo fino al XVI e oltre; i genovesi nel XV secolo detennero, infatti, l’esclusiva sul trasporto delle ceramiche realizzate in Spagna per tutto il Mediterraneo e fino a Southampton e tali prodotti erano registrati sotto il nome di “roba genoesca”.

Tali ceramiche islamiche spagnole, comprendevano sia vasellami preziosi che azulejos utilizzati per la decorazione pavimentale o parietale.

Tramite i mercanti e gli ambasciatori che frequentavano le corti islamiche della Spagna, si diffuse l’apprezzamento di tali sontuose decorazioni presenti nei palazzi e nelle nobili dimore; pertanto, accanto al preesistente commercio di vasellami preziosi, anche le ceramiche destinate alla decorazione architettonica si diffusero divenendo simbolo di lusso, eleganza e distinzione nella decorazione interna dei più prestigiosi edifici laici e religiosi della Liguria.

Immagine di copertina:
Fonte archivio Lorenzo B.


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Insegnante, ma di formazione storico dell’arte e amante della ricerca specializzato sulla pittura su tavola del Quattrocento e sulla ceramica ligure. I suoi interessi di studio comprendono l’arte medievale e moderna, ha lavorato in diversi musei locali e collabora con riviste e associazioni per la valorizzazione del patrimonio diffuso.

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