Giornata mondiale della libertà di stampa: a tutela di un diritto fondamentale

Giornata mondiale della libertà di stampa: a tutela di un diritto fondamentale

Esprimere liberamente un pensiero, una parola, pubblicare una foto: semplici azioni date per scontate ma che segnano il confine tra democrazia e dittatura.
4 Maggio 2025
7 min
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Poter dire una parola, poter pubblicare una foto, poter esprimere liberamente un pensiero. A volte, queste semplici azioni, che troppo spesso si danno per scontate, segnano un confine quasi invisibile che fa la differenza tra democrazia e dittatura.

La libertà di stampa è un diritto fondamentale per l’efficienza della democrazia che, quindi, difende i media dagli attacchi alla loro indipendenza e alla libertà d’espressione.

Ecco perché, nel 1933, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a seguito della Raccomandazione adottata dalla Conferenza Generale dell’UNESCO, ha sentito la necessità di istituire una ricorrenza che ne promuovesse la tutela, rispondendo anche all’appello dei giornalisti africani e alla loro storica Dichiarazione di Windhoek sul pluralismo e sull’indipendenza dell’informazione.

3 maggio

La data scelta è quella del 3 maggio: in tutto il mondo, si celebra una stampa libera dalla censura e da ogni tipo di condizionamento politico ed economico, oltre che a ricordare tutti i giornalisti uccisi durante l’esercizio della loro professione. 

Avere una stampa libera può assicurare che i cittadini abbiano accesso a informazioni vere, non manipolate o che vadano a favore di una persona, un’organizzazione o un interesse specifico.

In questo senso, il ruolo del giornalista è fondamentale per indagare sulle persone di potere e affrontare ciò che sta accadendo, indipendentemente dalle possibili conseguenze politico-economiche.

Ecco perché oggi, nella maggioranza dei Paesi democratici, si presta particolare attenzione alla tutela della libertà di stampa:

guardando all’Europa, questa è protetta dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti umani e dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

A maggio 2024, è stato stipulato anche l’European Media Freedom Act: tra le altre cose, la norma prevede la tutela dei media e dell’indipendenza del pubblico servizio giornalistico, nonché la trasparenza e il pluralismo. 

“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”

La libertà di stampa consente il controllo del potere politico, garantisce il pluralismo dell’informazione e tutela il diritto dei cittadini a essere informati” spiega Lara Piccardo, docente di Giornalismo internazionale all’Università di Genova.

Tuttavia, proprio per la sua importanza nel formare l’opinione pubblica e a orientare il consenso politico, è spesso oggetto di pressioni, manipolazioni o limitazioni da parte dei governi.

L’intersezione tra politica e media può diventare problematica quando il potere tenta di influenzare o controllare l’informazione a proprio vantaggio. Infatti, se una stampa libera “è uno degli strumenti fondamentali per garantire non solo una democrazia trasparente e responsabile, ma anche i diritti fondamentali, la politica, talvolta, può limitare questa libertà”.

In questo caso, “i cittadini perdono uno strumento essenziale per giudicare chi li governa, e la democrazia rischia di diventare solo formale”. 

Quando i media sono liberi, “svolgono una funzione di cane da guardia della democrazia. Il rovescio della medaglia è quello del cane da riporto, quando si limitano a svolgere il ruolo di portavoce della politica”.

Riferendosi all’Italia, “il caso Berlusconi rappresenta un esempio emblematico – continua Piccardo – Durante i suoi mandati da presidente del Consiglio, ha mantenuto il controllo del gruppo Mediaset e, allo stesso tempo, il suo governo aveva voce in capitolo nella nomina dei vertici della Rai, l’emittente pubblica”.

Questo intreccio tra potere politico e mediatico “ha sollevato gravi preoccupazioni sul conflitto di interessi e sulla possibilità di garantire un’informazione libera, pluralista e indipendente”. In quegli anni, infatti, la posizione dell’Italia nelle classifiche sulla libertà di stampa ne ha risentito profondamente.

Anche un media pubblico quale la Rai “è spesso soggetto a influenze partitiche che minano l’indipendenza dell’informazione”. A questo proposito, secondo Piccardo, “la concentrazione della proprietà dei media in poche mani, spesso legate al mondo politico o industriale, limita ulteriormente il pluralismo delle voci”.

Italia 49° su 180 paesi

Infatti, secondo il rapporto Reporters sans frontières 2025, in materia di libertà di stampa, l’Italia occupa il 49° posto su 180 Paesi totali, con una media di 68.01 punti, riscontrando un peggioramento rispetto al 2024, dove risultava 46ª. (articolo di wall:out Libertà di stampa in Italia. Chimera o realtà?)

Prima in classifica, ancora la Norvegia, con un punteggio di 92.31. Rispetto all’anno precedente, si riscontra un peggioramento della situazione italiana e un calo di cinque posizioni in graduatoria.

A preoccupare è l’indicatore economico, secondo cui l’Italia si posiziona 56ª a 50.32 punti: questo peggioramento rispetto all’anno precedente, probabilmente, è dovuto al pesante condizionamento subito dalla stampa da parte di aziende e magnati industriali, che poco hanno a che vedere con il settore dell’informazione, ritenuto, però, una fonte di importante profitto. 

“Non meno allarmante è il fenomeno delle minacce e intimidazioni ai danni dei giornalisti”, dichiara Piccardo.

L’Italia, infatti, è tra i Paesi europei con il maggior numero di reporter sotto scorta, a causa delle pressioni esercitate da gruppi mafiosi, estremisti o poteri locali. Questo clima di intimidazione è particolarmente diffuso al Sud, ma casi significativi si registrano anche nel Centro-Nord.

Come sottolinea la docente, politicamente, la stampa si può controllare anche “attraverso leggi che ne limitano la libertà”.

Infatti, pur essendo garantita formalmente nell’articolo 21 della Costituzione, “permangono strumenti e pratiche che ne ostacolano l’effettivo esercizio”.

Di recente, in Italia, è poi emerso un dibattito per quanto riguarda il “bavaglio” alla cronaca giudiziaria.

La normativa, contenuta nel Decreto legislativo n. 198/2024 e proposta dal deputato Enrico Costa, prevede il divieto per i giornalisti di pubblicazione testuale delle ordinanze di custodia cautelare e altre misure cautelari.

Premessa la necessaria tutela della presunzione d’innocenza, “il cronista può fare al massimo un riassunto ma non trascrivere, come avveniva in passato, in alcun modo le parole riportate dai giudici – spiega Tommaso Fregatti, giornalista e presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria – Questa legge è gravemente lesiva del diritto di cronaca”.

Inoltre, uno dei rischi in cui si può incorrere, è anche quello di mal interpretare le parole del magistrato e diffondere informazioni errate o inesatte.

Un altro principale ostacolo italiano alla libertà di stampa è rappresentato dalle SLAPP, le cosiddette querele temerarie. “Queste cause legali – spiega Piccardo – vengono intentate contro giornalisti con il solo scopo di intimidirli o costringerli al silenzio, anche quando le loro inchieste sono fondate”.

Secondo la docente universitaria, “il problema è aggravato dal fatto che, in Italia, la diffamazione è ancora un reato penale, il che consente l’imposizione di pene detentive nei confronti dei reporter. Anche se queste sono rare, la minaccia giuridica ha un forte effetto dissuasivo”.

La Corte europea dei diritti dell’uomo, ha, infatti, più volte richiamato l’Italia, sollecitando una riforma “che ancora tarda ad arrivare”. 

Libertà di stampa in Liguria: è davvero garantita?

La libertà di stampa, in Italia, è quindi una conquista ancora fragile: negli anni, sono stati molti i condizionamenti e le minacce giudiziarie, politiche ed economiche che gravano sul giornalismo, e questi non si possono ignorare.

“Il giornalismo genovese – afferma Piccardo – riflette, nel piccolo, molte delle dinamiche che caratterizzano l’informazione italiana e internazionale: la crisi dell’editoria tradizionale, la concentrazione dei media, ma anche il valore del giornalismo locale come presidio di democrazia e partecipazione civica”.

Per quanto riguarda la libertà di stampa, in Liguria, si sono riscontrate molte problematiche, soprattutto nei rapporti con carabinieri e polizia – afferma Fregatti – A mio avviso, hanno interpretato in maniera troppo stringente la legge Cartabia e, nelle note stampa che diffondono ogni giorno, non danno più notizia di furti, rapine e altri fatti di rilievo”.

Infatti, come spiega il giornalista, “vengono solo diffuse notizie di controlli e pattuglie, così come vengono nascosti tutti quei reati che rischiano di provocare allarmi sociali”.

Secondo la dichiarazione di Fregatti, a seguito dell’entrata in vigore della Legge Bavaglio, “non ci sono stati ancora episodi concreti” in cui si sono riscontrati vere e proprie problematiche.

Nel caso dell’inchiesta sulle mazzette in Regione che ha travolto l’ex governatore Giovanni Toti – continua il giornalista –, descrivere gli atti giudiziari in un riassunto avrebbe comportato difficoltà evidenti”. Inoltre, afferma che, allo stesso modo, “non si sarebbero potute riportare le intercettazioni integrali di un’inchiesta chiave come quella del crollo del ponte Morandi”.

Con la precedente Legge Orlando, invece, ai giornalisti veniva data “la possibilità di avere copia dell’ordinanza di custodia cautelare una volta eseguita. Riportando l’atto giudiziario – continua a spiegare Fregatti –, non si incorreva in rischi di querele o altri problemi”.

Secondo il giornalista, in Liguria, il numero delle denunce per diffamazione si era ridotto drasticamente. “Ora, ovviamente, con la legge Costa lo scenario cambia, anche se è ancora presto per valutarne le conseguenze”. 

Mantenere la stampa libera è possibile? Alcune strategie e soluzioni

La libertà di stampa, dunque, non è un bene scontato, ma un diritto che va difeso ogni giorno. E, “proprio perché è spesso sotto attacco, è indispensabile adottare strumenti concreti per proteggerla e rafforzarla – afferma Piccardo – è necessario anche varare riforme strutturali per garantire che i giornalisti possano esercitare il loro lavoro senza timori.

Infatti, secondo la docente, “sono le leggi a dover garantire la libertà di espressione e impedire l’abuso di norme penali come quelle sulla diffamazione, spesso usate per intimidire chi fa informazione”.

Per contrastare le leggi che, secondo il neoeletto presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria, ostacolano l’attività del giornalista e la corretta informazione, “nel Consiglio dell’ordine dei giornalisti, si è organizzata una commissione ad hoc per occuparci del diritto di cronaca e garantire la libertà di stampa”.

L’intenzione, continua a spiegare il giornalista, è anche quella di “incontrare i vertici delle procure liguri per ribadire la necessità di garantire il diritto di cronaca”.

Oltre a Fregatti, all’interno del gruppo di lavoro, anche Luca Ginocchio, Tiziano Ivani, Marco Lignana e Alberto Ponte. 

Tra le iniziative più significative messe in atto a Genova a difesa della libertà di stampa, quella nel gennaio 2024, “quando, davanti alla prefettura, oltre duecento giornalisti hanno partecipato a un sit-in di protesta contro la legge Bavaglio”, afferma Fregatti.

Un’altra protesta che ricorda il giornalista, è stata realizzata a Cronaca di un anno di Cronaca, organizzato dal gruppo Cronisti, “in cui ci siamo coperti la bocca con il nastro adesivo”.

Per Piccardo, è, inoltre, importante offrire “un sostegno economico al giornalismo indipendente, in quanto la crisi del settore editoriale e la dipendenza dalla pubblicità rendono le testate vulnerabili a pressioni politiche e commerciali”.

Allo stesso modo, però, non è da trascurare “l’importanza di una protezione fisica e digitale dei giornalisti. Devono essere attivati meccanismi nazionali e internazionali per monitorare le minacce, offrire assistenza legale e garantire la sicurezza di chi denuncia fatti di interesse pubblico”.

Questi sono solo alcuni dei motivi per cui è fondamentale che ognuno di noi si batta per difendere la libertà di stampa e di espressione. È un diritto che non si deve mai dare per scontato, soprattutto nella realtà che viviamo oggi che, riconoscendone le potenzialità, cerca di minacciarla, raggirarla, se non eliminarla, trasformando l’informazione in un mezzo pericoloso.

Immagine di copertina:
Foto di Peter Lawrence


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Classe 2001, ha conseguito le lauree magistrali in Lingue, letterature e culture moderne e in Informazione ed editoria all’Università di Genova. Appassionata di disegno, scrittura e lettura, gestisce “20mila libri sotto i mari”, blog in cui parla di libri e attualità. Femminista, odia le ingiustizie e fa della scrittura un’arma per combatterle.

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