Le elezioni amministrative del Giugno 2017 a Genova hanno portato un cambiamento radicale nel modo di intendere e vedere la città. Aldilà dello storico passaggio ad un’amministrazione di centro destra dopo decenni di governo monocolore, la rottura più significativa si è evidenziata tra i sindaci che quell’estate si succedettero alla guida della città.
Marco Doria, il professore, era noto per il suo aplomb aristocratico e per una visione realistica, quasi cruda della nostra città. Di fronte agli strascichi della crisi globale, secondo l’allora sindaco, non vi era altra soluzione che prendere le misure e prepararsi all’impatto.
In una delle città più anziane d’Italia, con una percentuale di lavoratori molto bassa e un tasso demografico in costante decrescita, la crisi ha impattato più tardi che altrove, grazie (o a causa) della forte immobilità dei patrimoni e dei flussi economici che caratterizzano Genova e alle garanzie fornite dal sistema pensionistico.
Così, mentre l’Italia iniziava lentamente a riprendersi, Genova ancora subiva duri colpi: il tessuto produttivo e commerciale, che già tanto aveva dovuto subire per il processo di de-industrializzazione degli anni ’90, si logorava, insieme alla fiducia dei cittadini. Il torrente Bisagno fece il resto.
Di questa situazione l’allora sindaco era ben cosciente e non lo nascose ai propri concittadini, che però avrebbero preferito (o necessitato) percepire maggiore carisma e ottimismo per superare le difficoltà che tutti stavano vivendo. E così, cogliendo l’occasione di quelle elezioni amministrative, decisero che era l’ora di cambiare: cancelliamo il vecchio sindaco e diamo spazio ad un manager all’americana, che dice di voler fare “Genova superba again”.
Da qui è storia recente. Marco Bucci da tre anni ormai guida la città di Genova.
Un ponte è crollato e una nuova crisi sociale ed economica ci sta travolgendo. Genova continua a perdere abitanti: nel 2018, a fronte di 8207 morti le nascite sono state solamente 3432; dal 2011 si sono persi quasi 10.000 nuclei familiari e la media dei componenti di questi continua a scendere inesorabilmente, oggi è di 1,96 persone per famiglia; l’indice di vecchiaia è di 255, questo vuol dire che a Genova ogni 100 giovani si trovano 255 anziani. Un quadro desolante.
Ma qualcosa è cambiato: il messaggio. Eventi, passerelle, fuochi d’artificio, saloni, mostre, esibizioni, annunci e inaugurazioni in tre anni hanno sostituito il vecchio crudo realismo disfattista, rilanciando così l’immagine della città.
Le navi da crociera fino a ieri hanno sempre sbarcato più turisti in città (Turismo, il traffico crocieristico aumenta in Liguria), alimentando positivamente i dati del turismo in Liguria, ma senza contribuire in alcun modo all’economia locale (perché un crocerista dovrebbe spendere sul territorio quando ha a disposizione pranzi e comodità d’ogni genere a bordo e per cui ha già pagato?), quell’economia legata al turismo che tanto avrebbe bisogno di attirare le famiglie a Genova per il week-end e che oggi può contare solo sui sempre validi “Rolli Days” o il caro vecchio Acquario. Euroflora e il Salone nautico non sono più quelli di prima e le mostre su Paganini, Banksy o il basilico di Pra’ non hanno attirato i genovesi e tantomeno i turisti.
Ma qualcosa è cambiato. il Ponte è stato ricostruito a tempo di record, sotto l’abile guida del Sindaco-Commissario, portando a coniare addirittura l’espressione “modello Genova”.
Altre strade crollano, non solo viadotti, ma anche gallerie, facendo intimorire chiunque voglia venire a Genova con la propria auto. E neanche gli altri sistemi di trasporto incoraggiano a trasferirsi in città: se non forse i Sardi con il traghetto, tutti quelli che volessero venire a Genova per lavoro o piacere dovrebbero spendere ore e ore su treni vecchi e lenti. Da anni la nostra regione aspetta l’alta velocità (che non dipende dai treni, ma dalla linea), sperando di salire solo su un Frecciarossa che non viaggi come il vetusto Intercity (Il Post: Perché in molti criticano il nuovo Frecciarossa Genova-Venezia).
Ma qualcosa è cambiato. Cosa? Tutto e niente. La forze politiche si continuano ad accusare vicendevolmente, da una parte tirando fuori la polvere sotto il tappeto, dall’altra stendendo il tappeto (“prima non c’era manco quello”).
Genova bi-fronte, come l’antico dio pagano: Genova in crisi profonda e Genova che si rialza superba. I cittadini confusi e nessuna idea per il nostro futuro.
Ne parleremo ancora, di questo e di tanto altro, su queste pagine
Immagine di copertina:
Giano Bifronte.
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