Expo

Dalle Americhe al Porto Antico. Dalle Caravelle all’Expo di Genova

A Cinquecento anni dalla scoperta dell’America, la celebrazione di Cristoforo Colombo ha rivestito il Porto Antico. L’anno 1992 e il restyling del cuore di Genova.
17 Maggio 2020
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Da qualche mese vivo in Norvegia per motivi di studio.
A volte penso ai pansoti e alle trofie, ma non è questo che conta.
Spesso mi trovo a contatto con ragazzi di vari paesi d’Europa. Solitamente quando mi chiedono da quale città d’Italia provengo devo spiegare dove si trovi, poiché non ce l’hanno ben chiaro in testa.

“…It’s about two hour from Milan, on the coast…”. 

E’ questa a volte la formula sbrigativa con cui liquido l’argomento, quando voglio parlare già di altro.

In America è diverso. Lo scorso anno ho svolto un programma estivo presso un’università dell’Indiana e lì più ragazzi, anche dell’America Latina, sapevano dell’esistenza di Zena.
La ragione principale era Cristoforo. 
Cristoforo Colombo.

Messicani, venezuelani, cileni…dei colombiani poi non ne parliamo, il paese del resto ha pure preso il nome da lui.

Passato alla storia come lo scopritore del nuovo continente, il celebre esploratore rimane ancora adesso un biglietto da visita importante per la nostra città. E qui arriviamo all’argomento principale dell’articolo di oggi:

Le Colombiadi e l’EXPO di Genova.

Nel 1992, a Cinquecento anni dalla scoperta dell’America, ha avuto luogo nella nostra città un appuntamento che in parte ha cambiato l’assetto del Porto Antico per come lo conosciamo oggi.

Moneta Commemorativa delle Colombiadi.
Foto di Alex Zicky

Circa 800.000 visitatori; 91 giorni di esposizione; 54 paesi partecipanti alla manifestazione. Questi alcuni dati dell’evento, che è stato promosso con grande trasporto dall’allora sindaco genovese Romano Merlo. Alla resa dei conti tuttavia erano numeri non sufficienti per giustificare gli sforzi compiuti. Si prevedeva infatti un incasso totale di oltre 40 miliardi di Lire, mentre ne furono raggiunti appena 13. Ma non è di soldi che ci interessa parlare in questa sede. Oggi vediamo piuttosto quali novità sono state apportate al tessuto urbanistico del cuore pulsante della Superba. Perché se ora conosciamo un certo tipo di Porto Antico, lo dobbiamo anche al volano economico rappresentato dal 1992.

Renzo Piano

Prima di tutto bisogna fare un nome, quello di Renzo Piano. L’architetto di fama mondiale, nostro conterraneo, è stato il volto incaricato di effettuare un restyling non trascurabile del quartiere interessato. Le modifiche apportate e le novità introdotte sono state molteplici, grazie a robusti interventi realizzati a partire dal 1986. Quell’anno infatti il Bureau International des Expositions, decise di attribuire a Genova la possibilità di ospitare l’edizione dell’EXPO del 1992, insieme a Siviglia. Entrambe le città infatti erano collegate in qualche modo alla spedizione che ha portato le Caravelle oltreoceano.  

Il tema individuato fu “Cristoforo Colombo – La nave e il mare”.

Tre elementi in particolare sono presto divenuti dei simboli per chiunque di noi: la tensostruttura di Ponte Embriaco, che volgarmente riconosciamo come “la pista da pattinaggio”, il Bigo, che si alza fino a 40 metri da terra e l’Acquario, un’eccellenza a livello europeo.

Piazza delle Feste

La prima era stata pensata come a un luogo di aggregazione e socialità, che potesse strappare il molo dalla finalità di carico e scarico merci per attribuirgli la funzione di location per eventi di vario genere. Non a caso è stata ridefinita “La Piazza delle Feste”.

Il Bigo

Il secondo invece rappresenta forse la prima cosa che si nota quando si va al Porto Antico. Io non so quanti di voi ci siano saliti sopra, di certo molti turisti. Da un punto di vista dell’impatto visivo, infatti, il Bigo è un gran bel vedere, con i suoi tralicci bianchi che si illuminano di notte, aprendosi al cielo come un enorme fiore circondato dai gabbiani.

Bigo.
Foto di Antonino Massone

L’Acquario

E poi abbiamo l’Acquario, impossibile non menzionarlo. Da vent’otto anni si presenta come uno dei siti principali della città, una vera e propria icona per tutti gli italiani. Se si realizzasse un sondaggio nelle altre regioni, chiedendo di indicare la prima cosa che viene in mente pensando a Genova, probabilmente l’Acquario si troverebbe in alto nella classifica. Forse subito dopo alla Lanterna (noi invece penseremmo soltanto al pesto e alla focaccia, ma questa è un’altra storia…).

Expo
Acquario di Genova.
Foto di Pixabay

Il complesso di vasche presenta oggi una superficie espositiva di 27.000mq, 12mila esemplari di animali e 200 specie vegetali (Acquario di Genova). E’ tra i più grandi al mondo, giusto ricordarlo. Renzo Piano si è occupato della progettazione strutturale, mentre per gli interni è stato chiamato l’architetto americano Peter Chermayeff, che si può definire uno specialista del settore. Precedentemente infatti era stato incaricato di svolgere i lavori per il National Aquarium di Baltimora (1981), il The Ring of Fire Aquarium di Osaka (1990) e il Tennessee Aquarium di Chattanooga.

Rigenerazione urbana

L’entusiasmo per l’Expo del 1992 ha portato anche ad interconnettere meglio il porto con la città alle sue spalle. È grazie ad esso infatti che si decise di prolungare la linea metropolitana, così da realizzare una terza fermata dopo Brin e Dinegro, prezzo la Stazione di Principe.

Ma non finisce qui. Il Teatro Carlo Felice, affacciato sulla nostra piazza più conosciuta, conobbe una rinascita sulla scia delle ristrutturazioni urbane di quel periodo. Nell’ottobre del 1991 infatti venne inaugurato nelle sue nuove vesti il palco, con un’interpretazione del Trovatore di Giuseppe Verdi, spandendo nell’aria un’atmosfera di rinnovamento. L’edificio fu parte integrante dell’EXPO ’92, ospitando al suo interno una mostra su Cristoforo Colombo.

La rassegna ospitò nazioni da tutti i continenti.

Da sottolineare la presenza di un unico padiglione per la Germania, dopo la caduta del muro di Berlino di tre anni prima.

Nel padiglione dedicato al Giappone era possibile osservare un curioso robot vestito da samurai che raccontava la storia nipponica attraverso il mare. Inoltre, si poteva ammirare anche lo Yotei Maru, un traghetto che precedentemente aveva trasportato vagoni ferroviari tra le isole di Hokkaido e Honshu.

Da menzionare infine il settore riservato alle Bahamas, prime terre emerse presumibilmente toccate dalle tre Caravelle. Il padiglione bahamiano mostrava alcune fotografie dei punti insulari in cui il famoso esploratore potrebbe avere messo piede per la prima volta.

Porto Antico.
Foto di Alessio Sbarbaro

In generale questo capitolo della storia recente di Genova ha portato con sé una ventata di novità, sufficiente a giustificare un certo entusiasmo. Come abbiamo visto ha rappresentato una vetrina sul mondo, permettendo una riqualificazione urbana importante. 

E’ anche vero però che numerose polemiche sorsero intorno agli sviluppi dei lavori e della manifestazione.

Questo si può ricollegare con la situazione a livello nazionale.

Il 1992 infatti non è stato un anno semplice per l’Italia. Al momento dell’inaugurazione dell’evento, nel caldo maggio ligure, infuriavano ovunque feroci polemiche riguardanti lo scandalo di Tangentopoli.

Il 17 febbraio precedente si era verificato l’arresto del socialista Mario Chiesa, che da “mariuolo isolato” – come era stato immediatamente etichettato dal segretario del partito Craxi – si trasformò nella punta di un iceberg vergognosamente grande, che mano a mano fuoriuscì a galla.

L’operazione “Mani pulite” divenne familiare a milioni di italiani, svelando l’intreccio fraudolento e perverso tra la politica e il mondo imprenditoriale del paese (l’Italia del Novecento).

Immagine di copertina:
Pixabay


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