Covim Caffè

Da Tribogna al mare, il caffè sotto la Lanterna

Se anche voi in questi giorni avete apprezzato lo spot della Covim caffè con Genova come sfondo, eccovi qui due cenni storici sui legami che uniscono questa azienda genovese alla nostra città.
10 Dicembre 2020
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Nervi, il porto, i vicoli, il mare. L’ultimo spot pubblicitario di Covim Caffè ha come protagonista la città dei naviganti. Ne mischia i quartieri, ne riprende l’essenza. Non c’è da stupirsi, del resto, visto che proprio a Genova all’inizio del XX secolo ebbe inizio la sua storia.

L’azienda attuale è nata nel 1991 dalla fusione tra la Compagnia Mediterranea Caffè e la Coveca, ma bisogna risalire fino al 1902 per individuare la prima antenata in assoluto: la Società Internazionale per la Torrefazione Igienica del Caffè.

Federico Solari, Gianmaria Solari, Federico Solari (omonimo e discendente del primo), Osvaldo Picci, Adone Macoggi, Paolo Guglielmoni sono tutti nomi che negli ultimi cent’anni hanno contribuito alla costruzione e all’affermazione di questa realtà del beverage italiano. Oggi il marchio fattura oltre 50 milioni all’anno e vende i suoi prodotti in tutta Italia e all’estero

Ciò che interessa a noi, tuttavia, è il suo legame con la Lanterna e il territorio circostante.

Fin dagli anni ’70, a Tribogna – nel primo entroterra genovese – si trova il centro di produzione e della macinazione della materia prima. Lì, in Val Fontanabuona, tra Gattorna e Cicagna. La sede amministrativa invece si trova in via Adamoli (Ge).

La vicinanza strategica al porto sicuramente può aver giocato un ruolo nella fase di ascesa internazionale, segnaliamo infatti che esso rappresenta il primo scalo italiano per importazioni di caffè.

È sempre bello quando un’azienda mostra attaccamento alle proprie radici geografiche, non scontato in un sistema di mercato sempre più globalizzato.

Almeno nove persone su dieci tra voi che state leggendo nell’ultima settimana ha bevuto caffè o bevande con suoi derivati. Questo, almeno, secondo quanto ha rilevato una ricerca condotta da Largo Consumo nel 2015

È indubbio che la polvere di caffè, tramutata in espresso, in cappuccino o in caffellatte, sia una costante dello stile di vita del Belpaese. Un elemento così popolare da venire associato all’italianità anche all’estero. 
Durante un semestre compiuto in Norvegia qualche mese fa, per motivi di studio, sono rimasto sorpreso (ma neanche troppo) dalle caffettiere tirate fuori dalle valigie di alcuni connazionali. C’è poco da fare, è un nostro tratto distintivo.

A Genova, il vero godimento è poter esprimere quest’ultimo con l’accompagnamento di una striscia di focaccia, che rende tutto più local, più romantico e anche più gustoso. Magari guardando le linee movimentate del mare, sferzato dalla tramontana autunnale.

Curiosità: Federico Solari, colui che ha dato inizio a questa fortunata storia imprenditoriale, all’inizio dello scorso secolo decise di pubblicare un documento dal titolo “Note sul consumo di caffè in Italia” (in rapporto alla questione del Trattato Commerciale Italo-Brasiliano). Si può considerare una delle prime testimonianze teoriche del marketing, una fonte di circa venti pagine realizzata in concomitanza con l’apertura del primo stabilimento.

Immagine di copertina:
Foto di Jeffrey Wegrzyn


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Classe ’95. Laureato in Scienze Internazionali e in Storia contemporanea.
Innamorato del mondo e con un semestre in Norvegia alle spalle.
Nel giugno 2018 ha fondato il progetto editoriale Frammenti di Storia, che porta avanti quotidianamente insieme a giovani da tutta Italia. Appassionato di geopolitica, di trekking e di vita outdoor in genere. Sta poco fermo.

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