Ansaldo

Cannoni, aerei e produzione di guerra, quando l’Ansaldo conobbe il boom industriale

Tra il 1915 e il 1918 gli stabilimenti genovesi dell’Ansaldo hanno fabbricato oltre diecimila cannoni e dieci milioni di proiettili, divenendo un fulcro industriale essenziale per il Regno d’Italia. Una fase storica che ha modificato l’assetto sociale ed urbanistico della città.
27 Settembre 2020
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Gli anni della seconda guerra mondiale per l’Europa sono stati un crocevia epocale, uno spicchio di storia amara e intrisa di lacrime, che ha avuto come minimo comun denominatore la distruzione di gran parte del tessuto urbanistico continentale. Dalla Germania alla Gran Bretagna, dall’Italia alla Francia, non sono state risparmiate grosse città che non abbiano subito qualche forma di bombardamento. Già con la Grande Guerra del ’14-’18 però, i carnai delle trincee avevano conosciuto sofferenze immani, a fronte di pochi risultati tangibili raggiunti sul campo di battaglia. In Europa centrale è stata soprattutto l’acciaieria tedesca Krupp a fornire la produzione di artiglieria, con sede ad Essen. Nella penisola italiana invece vi è stata l’Ansaldo, con sede a Genova.

Quest’ultimo è un nome che senz’altro ognuno di noi conosce, protagonista assoluto del settore siderurgico del Paese e uno dei traini dell’industria pesante italiana.

Collocata con una serie di stabilimenti nel ponente della città, tra Sampierdarena, Voltri e la Val Polcevera – che ha contribuito così a rendere i quartieri operai della città per definizione – l’Ansaldo ha conosciuto un boom impressionante della propria produzione in concomitanza con il primo conflitto mondiale.

Snoccioliamo alcuni numeri, per comprendere il volume commerciale raggiunto dall’azienda in pochissimo tempo

In appena tre anni, sono stati forgiati undicimila cannoni, 3800 aeroplani, più di diecimila proiettili. (Paola Pettinotti, Storia di Genova. Dalle origini ai giorni nostri, Edizioni Biblioteca dell’Immagine)

Sono cifre importanti, che hanno permesso a Genova di diventare un fulcro dello Stato regio Italiano a livello di produzione bellica. La città, dotata di un porto marittimo in espansione e collegata con una serie di infrastrutture a Torino e Milano, con cui andava a formare un notevole triangolo industriale, conobbe un ruolo che non si sarebbe aspettata. 

Andiamo ad analizzare alcune conseguenze che si sono verificate nel cuore della Liguria

Il ruolo delle donne

In un periodo storico di straordinario sforzo per tutto il paese, costretto ad affrontare la follia di una guerra gravida di problematiche, la popolazione femminile ha conosciuto nuovi spazi e nuove arene operative, tra cui il mondo della fabbrica. Presso gli stabilimenti Ansaldo oltre ventimila donne sono state assunte e hanno contribuito a fornire all’esercito degli armamenti necessari per la vita di trincea.

Questa parentesi così intensa e così particolare, ha attribuito maggiore consapevolezza alle lotte per l’emancipazione delle donne. Attraverso il marchio della guerra infatti, sono riuscite a definire meglio se stesse come componente necessaria allo sviluppo della società.

L’urbanizzazione

Senza ombra di dubbio la crescita esponenziale della catena Ansaldo l’ha resa un polo attrattivo per tanti operai da tutta Italia. La popolazione genovese cresce e i quartieri dei lavoratori si affollano delle loro famiglie. Nuovi impianti per l’ampliamento delle catene di montaggio vengono edificati, modificando il tessuto paesaggistico e quello sociale della Superba.

Ma è tutta la regione a conoscere una non indifferente crescita nei numeri dei suoi abitanti. Si deve considerare che anche la Spezia stava conoscendo un fenomeno simile, con la sovraproduzione bellica presso gli stabilimenti di Oto Melara, a nome dell’industria britannica Armstrong.

Nel decennio 1911-1921, secondo il rapporto statistico dell’Istat per la Liguria, la popolazione genovese è cresciuta del 16,3%.

La coscienza di classe

Soprattutto sul finire del conflitto e con il primo dopoguerra, le condizioni salariali precarie e la fortissima pressione dei lavoratori portarono ad avere numerosi disordini, in tutto lo Stivale. Sicuramente la manovalanza dell’Ansaldo non fece eccezione.

Va sottolineato il fatto che gli addetti passarono in un triennio da circa 4.000 unità ad oltre 55mila, andando ad ingrossare le fila di un proletariato che si è dimostrato piuttosto attivo anche da un punto di vista sindacale.

Il socialismo, dopo la rivoluzione russa del 1917, stava attecchendo in tutta Europa. Nell’Italia centro-settentrionale prese corpo il “biennio rosso”, un periodo di grande fermento caratterizzato da numerose occupazioni delle fabbriche e da manifestazioni partecipate dei colletti blu.

L’Ansaldo soffrì dell’incapacità nel riuscire a riconvertirsi una volta terminate le ostilità sui campi di battaglia di mezzo continente. Durante il triennio 1915-1918, la siderurgia genovese aveva fornito un terzo dell’acciaio nazionale; la crisi successiva ha tuttavia ridimensionato di molto lo sviluppo apicale che era stato raggiunto.

Per concludere, a partire dal maggio 1915 – quando il poeta vate Gabriele D’Annunzio tentava di arringare una folla immensa presso il monumento di Quarto dei mille, a favore di un ingresso di Roma nell’agone geopolitico in atto da alcuni mesi (per saperne di più, puoi leggere l’articolo di wall:out L’Italia e l’ingresso in guerra. Quando a Quarto dei Mille prese la parola D’Annunzio) – la nostra città, come gran parte del paese, ha conosciuto la realtà di una fase storica da un lato travagliata e dall’altro lato produttiva.

L’Ansaldo, in quanto specializzata nella lavorazione dell’acciaio, si è imbarcata su un percorso che l’ha portata a trasformarsi in breve in una fabbrica al servizio della guerra, divenendo una gemma nel panorama industriale italiano. Le sfide di questa parentesi hanno modificato l’assetto sociale, economico e anche urbanistico sotto la luce della Lanterna.

Immagine di copertina:
Pexels


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Classe ’95. Laureato in Scienze Internazionali e in Storia contemporanea.
Innamorato del mondo e con un semestre in Norvegia alle spalle.
Nel giugno 2018 ha fondato il progetto editoriale Frammenti di Storia, che porta avanti quotidianamente insieme a giovani da tutta Italia. Appassionato di geopolitica, di trekking e di vita outdoor in genere. Sta poco fermo.

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