Be Woke

Be Woke!, il grido di battaglia contro il germe del razzismo

A un anno dall’insediamento del nuovo movimento genovese unito contro il razzismo e la discriminazione sociale, Be Woke si racconta.
22 Dicembre 2020
2 min
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Be Woke sorge a Genova nel settembre 2019 come associazione antirazzista. Per chi l’ha vista nascere rappresenta un pezzo della propria vita; per chi si è da poco avvicinata o avvicinato è un’occasione per impegnarsi in attività formative e di sensibilizzazione sui temi del contrasto alla disuguaglianza, dell’antirazzismo e dell’inter-cultura. 

Be Woke (link Facebook | Instagram) nasce dalla necessità di dare voce e immagine a una lotta che in Italia, in particolar modo a Genova, sembra avere ancora poco riscontro. 

La fondatrice si chiama Maimouna Gueye ed è una giovane ragazza italo-senegalese, che si affaccia al mondo dell’attivismo durante i suoi studi in Francia. A far parte dell’associazione sono tutte giovani donne legate da un unico obiettivo: lottare contro la discriminazione sociale. 

«Ho creato Be Woke da sola, un anno e mezzo fa» racconta Maimouna Gueye, «sentivo il bisogno di trovare un gruppo, una comunità di persone razzializzate come me, con la mia stessa mentalità e con lo stesso desiderio di fare attivismo. Con la stessa voglia di cambiare le cose e di protestare».

Be Woke prende forma e diventa un team variegato e ampio dopo la prima manifestazione del 6 giugno 2020, racconta Maimouna, sull’onda delle proteste mondiali del movimento Black Lives Matter (BLM, letteralmente “le vite dei neri contano”).

«A giugno una mia amica ed io abbiamo organizzato a Genova la manifestazione Black Lives Matter. Da lì in poi il gruppo si è mano a mano allargato, ho potuto così incontrare nuove compagne con le quali portare avanti l’associazione» e aggiunge «abbiamo passato l’intera estate a organizzare presidi e incontri. Grazie a questo abbiamo creato una connessione con numerosi gruppi, associazioni e collettivi razzializzati italiani con i quali abbiamo iniziato a collaborare e con i quali portiamo avanti numerosi progetti».

Obiettivo, allargare un giorno la community e crearne una a livello nazionale

«Ho incontrato Maimouna in occasione della manifestazione del 6 giugno», racconta Agnese Maccari, socia e attivista dell’associazione: «Be Woke in quel periodo si inquadrava in uno scenario mondiale, è vero, ma vi era già la volontà di portare alla luce una realtà locale. Durante la prima manifestazione infatti c’era stato un open mic dove le persone portavano alla luce denunce e testimonianze, è stato subito evidente quale doveva essere l’obiettivo primario: dare supporto e voce alla comunità nera BIPOC [Black Indigenous and People of Colour, ndr] di seconda generazione, sensibilizzare la comunità genovese bianca,  partendo dalla decostruzione dei preconcetti».

Agnese racconta che le denunce che l’associazione riceve sono all’ordine del giorno, l’ultima di poco tempo fa: «una nostra collaboratrice lavora in un piccolo ristorante del centro storico, una sera le forze dell’ordine sono giunte per stigmatizzare e multare una violazione delle norme anti Covid. Giustissimo. Ciò non toglie che le modalità con cui venne effettuata la visita di controllo è stata totalmente razzista. Sono state pronunciate frasi irripetibili che noi condanniamo» dice e aggiunge «quando riceviamo le denunce prima cerchiamo di capire le motivazioni, se sono questioni prettamente giuridico-legali non possiamo affrontarle, perché attualmente non abbiamo ancora le giuste competenze, ma se riguardano l’aspetto culturale e sociale ci mobilitiamo immediatamente».

Il razzismo in Liguria è dappertutto ed è così normalizzato da essere quasi mainstream

Racconta Agnese, che sostiene che tutto nasce dal linguaggio, da un pregiudizio radicato e aggiunge «vi è poi un elefante nella stanza: la prostituzione e lo spaccio in centro storico avvengono alla luce del sole e sono problematiche che tutti noi, comunità bianca, accettiamo acriticamente, ci giriamo dall’altra parte, tutto è ormai interiorizzato».

Quali sono i progetti futuri? Per colpa della pandemia da coronavirus l’associazione attualmente è ferma «avevamo un presidio mensile ogni primo sabato del mese a Piazza Caricamento. Ci incontravamo fisicamente con tutte le realtà del territorio.

Abbiamo anche iniziato progetti con le scuole» racconta Agnese, che conclude «è necessario individuare ed estirpare il germe del razzismo prima che si affermi e dilaghi». 

Immagine di copertina:
Il comitato. Fonte Be Woke


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Giornalista freelance. Genovese trapiantata a Roma. Inizia la sua carriera a Milano tra le scrivanie di Class Editori. Lavora al desk di The post Internazionale, approda a Radio3 come tirocinante. Dopo un periodo sul campo in Bosnia, ha documentato le drammatiche storie della Rotta Balcanica. Vive a Roma insieme ai suoi due gatti. Attualmente scrive su Domani editoriale.

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