risposte da genovesi

Alcune risposte che siamo abituati a dare e che sarebbe meglio non dare più

Le risposte che diamo tradiscono alcune questioni che diamo per scontato e, guarda un po', riguardano proprio la nostra città.
9 Giugno 2020
3 min
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Abbiamo già notato che l’abitante della Superba è un animale riflessivo. Un più accurato studio del soggetto, però, dimostra che generalmente si arrovella su un numero limitato di faccende, battendosene il belino di altre. Le questioni che il zeneize non affronta mai sono quelle legate alla sua città, e non sono altro che i suoi dati per scontato più radicati. Scopriamo insieme quali sono questi dati per scontato attraverso una lista di risposte da genovesi che siamo abituati a dare, e che – scopriremo – sarebbe meglio non dare più.

Non c’è mai niente da fare

Sabato sera finiamo sempre nello stesso belin di posto con le stesse belin di persone. Ci guardiamo negli occhi e ci domandiamo sinceramente: perché sempre qui? La risposta arriva come un lampo, tristissima ma anche un po’ rassicurante. Perché dove vuoi andare, a Genova non c’è mai niente da fare

Tutto è lento

A Milano hanno metropolitana e tram attivi fino a sera tardi e tutte le zone della metropoli collegate; qui da noi se abiti a Cornigliano sei out, ma fortuna che il servizio Nave-bus almeno una volta al mese funziona. Esci di casa in ritardo, alla fermata leggi sul tabellone che il diciotto passa tra ventitré minuti: ti domandi se sei tu che hai sbagliato a uscire così tardi; ti rispondi no, è la città che non funziona, perché a Genova va sempre tutto lento. Ripensi all’altro giorno che sei stato in coda alle Poste cinquanta minuti per ricaricare la PostePay, che avresti potuto farlo dal tabacchino ma per due euro in più, e alle Poste avevi solo due persone davanti, non potevi immaginare che ci avrebbero messo un’eternità. È tutto lento, è tutto lento. Ho un lontano timore: più me ne convinco, più la città si rallenta.

Pensiero positivo

Ora provo a pensare positivo, e mi rivolgo a te che sei una persona brillante: sei giovane e promettente, hai le carte in regola e vuoi fare sul serio. Scappa da qui! Ovviamente, perché Genova è tagliata fuori dal mondo professionale: qui le cose si fanno per finta, non vorrai rischiare di perdere del tempo prezioso in questo angolo d’Italia così marginale!

Sempre tu, che sei giovane e audace, proprio tu che sei cresciuto mangiando focaccia e respirando puzzo dei vicoli, che adesso hai voglia di conoscere tante persone e costruire nuovi mondi: cosa vuoi costruire qui? Non c’è niente che valga la pena immaginare a Genova, perché è solo una città di vecchi, e non è posto per te che hai tante idee e voglia di fare. 

Queste e altre sono le risposte da genovesi che ci diamo quotidianamente. 

Non ne vale la pena?

La più grande di tutte, la risposta di tutte le risposte, suona ineluttabile: “alla fine non ne vale neanche la pena“. Quante volte abbiamo provato a fare qualcosa di nuovo, di diverso, di bello, in una città che ci ha ostacolato su ogni fronte? Troppe volte abbiamo gettato la spugna, perché una voce potente ci ha persuasi che alla fine non ne vale la pena.

Bene, non aspettatevi che adesso, per magia, tutta la questione si ribalti. Ma facciamo tutti insieme uno sforzo – se lo facciamo tutti insieme pare che sia più efficace. Andiamo un po’ più in là del senso comune: trasformiamo ciascuna di queste risposte da genovesi in una domanda. Ad esempio: perché a Genova non c’è mai niente da fare? Forse perché sembra così, ma in realtà non è vero, forse perché nessuno parla delle cose che ci sono (tranne noi e wall:in ovviamente). Perché potremmo provare a essere più socievoli, più aperti, più generosi, potremmo condividere quello che facciamo e smettere di giudicarci a vicenda: scopriremmo che abbiamo un sacco di cose da fare insieme e possiamo anche inventarne di nuove.

Perché Genova è una città di vecchi? Perché alla fine non ne vale mai la pena? 

Perché più ci ripetiamo che siamo morti, più moriamo. Più ci convinciamo che non serve a niente, più ci sabotiamo da soli. Perché anche i giovani diventano vecchi a perpetrare le stesse retoriche e le stesse logiche radicate da anni. Potremmo iniziare a immaginarci come una grande risorsa – quale siamo – per la nostra città, e oltre.

Ma soprattutto potremmo provare a fare una cosa: smettere di darci sempre le stesse risposte da genovesi.

Immagine di copertina:
Picjumbo_com


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Membro del duo curatoriale Mixta con il quale si occupa di progetti artistici che siano attivatori sociali. Ha curato mostre, rassegne e festival negli spazi pubblici, nelle periferie e nei luoghi istituzionali della città di Genova. È anche fondatrice e CEO di Wanda, associazione per la trasformazione culturale, che accorcia le distanze tra le nuove generazioni e la cultura.

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