Santa Brigida Genova

PILLOLEdArte | Santa Brigida, il recupero della storia e il fascino attuale

Una verdeggiante collina ricca di torrenti che scendevano al mare. Santa Brigida, locus amoenus sede di un convento misto che fece scandalo.
19 Marzo 2021
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Percorrendo via Balbi, salendo da piazza della Nunziata verso piazza Acquaverde, una traversa colpisce lo sguardo dei passanti. Sulla sinistra un piccolo sottopasso ci invita attraverso una scalinata ad accedere alla sottostante piazzetta. Qui, facciate colorate di tipiche case medievali fanno da cornice ai vecchi truogoli, lavatoi pubblici del 1650 ancora perfettamente conservati. Santa Brigida

Santa Brigida Genova
Piazza Truogoli di Santa Brigida. Foto di Nora Cirone

Sulla destra, invece, una ripida salita di sassi e mattoni si inerpica fino alla Circonvallazione a Monte di Corso Dogali. A metà salita un grande arco è sovrastato da una nicchia in cui è collocata la statua di una Santa.

Ci troviamo nel quartiere di Santa Brigida, il cui aspetto attuale è il risultato dell’attività edilizia che si era sviluppata nel corso dell’Ottocento, quando si definirono le ancora percorribili creuze di salita Famagosta, salita di Balaclava, salita Montebello e via Montegalletto. 

Santa Brigida Genova
Salita di Santa Brigida. Foto di Nora Cirone

Un tempo questa area era percorsa da ruscelli e coperta di prati e intorno al 1400 sembrò per alcune monache il posto ideale per costruire un monastero dedicato a Santa Brigida.

In questa zona in pendio, tra le mura e la via di Prè, cuore pulsante e unica via allora di transito che collegava il ponente cittadino con la zona portuale e il centro urbano, le monache Romite di Sarzano, che presso il Canonicato di Sant’Agostino ne osservavano la Regola, decisero di stabilirsi a causa delle numerose lotte tra le famiglie aristocratiche che miravano al potere e che trovavano sfogo proprio in Piazza Sarzano. 

Acquistato il terreno, il 24 marzo 1403 l’arcivescovo di Genova, Pileo de Marini, benedisse e pose la prima pietra del monastero a nome della Santa Maria Vergine e Brigida in scala coeli per professarvi Regola di Sant’Agostino e la Regola detta di Santa Brigida

Salita di Santa Brigida, particolare dell’arco con scritta “Scala Celi”. Foto di Nora Cirone

Ma chi era Brigida? 

Fu una religiosa e mistica svedese, fondatrice dell’ordine del Santissimo Salvatore, il cui testo corrisponde a una delle Rivelazioni fatte dal Signore alla Santa nel 1346. 

Nacque in Svezia nel 1303, più precisamente nella regione dell’Uppland, dove visse per i suoi primi dodici anni e dove ebbe quella profonda formazione spirituale che avrebbe esaltato la sua indole al misticismo. 

Si sposò giovanissima, verso i 15 anni, con Ulf Gudmarsson, dal quale ebbe otto figli. 

I due coniugi, dopo un periodo a Stoccolma alla corte del re Magnus I Eriksson – dove Ulf fu nominato consigliere del regno – si resero conto di non esser fatti per quella vita di corte frivola e spensierata e iniziarono a viaggiare. Molti furono i loro pellegrinaggi, attraversarono la Germania e la Francia, facendo tappa nei vari santuari che incontravano. Questa loro vita itinerante durò però solo due anni, Ulf infatti si ammalò e lasciò vedova Brigida.

Da qui partì la vera svolta di vita, che l’avrebbe portata alla creazione del nuovo ordine religioso di San Salvatore.

Dopo la morte del marito si spogliò dei propri beni e sentì la necessità di spostarsi dal suo paese natale, accompagnata da una forte spinta di intraprendere la sua missione religiosa. Brigida si definiva “Sposa di Cristo” e la sua unione mistica con il Signore rappresentò uno dei punti cardine del suo modello di santità. 

Nel 1349 fu nuovamente in procinto di partire: scese dal nord Europa e arrivò in Italia, fece tappa a Milano e, sulla via di Roma, passò per Genova. 

Qui, come abbiamo visto, le monache Romite un secolo dopo fondarono il convento con la novità assoluta di adottare la Regola dell’Ordine del Santo Salvatore, la cui devozione era molto diffusa. 

Caratteristica dell’ordine fu quella dei monasteri doppi, non modellati sulla differenza dei sessi

Il nuovo complesso era pertanto pensato per una coabitazione, seppur separata, tra frati e suore di clausura: il monastero maschile doveva esser composto da 13 monaci, quello femminile era guidato dalla Badessa che identificava il ruolo della Vergine Madre. Poiché dovevano muoversi negli spazi del monastero senza incontrarsi e senza essere visti dall’esterno, ciò impose la costruzione di passaggi labirintici che oggi riconosciamo nelle famose creuze.

Sorpassando il grande arco lungo l’attuale salita di Santa Brigida, un tempo entrata del grande complesso monastico, troviamo ancora oggi la biforcazione che ricalcava la netta separazione tra le antiche aree femminili (sulla destra) e maschili (sulla sinistra).

Oltre alla chiesa vi erano dormitori, mense, biblioteche, laboratori e officine, ma anche spazi aperti come campi e orti. 

Santa Brigida Genova
Mappa dettagliata del complesso monastico di Santa Brigida (in alto). Pianta della chiesa (in basso) – Fonte: Grossi Bianchi, Luciano; Poleggi, Ennio. Una città portuale del Medioevo. Genova nei secoli X-XVI. Sagep editore. 1987

Questa convivenza di uomini e donne che perseguivano gli stessi ideali evangelici risaliva, anche se in forme diverse, ai primi secoli dell’era cristiana in Oriente e si era poi diffusa nell’Occidente cristianizzato, dapprima nella penisola iberica, poi in Irlanda, Germania, Inghilterra e Francia.

Questa spinta verso questa comunità religiosa mista venne dalla predicazione itinerante e dagli ordini mendicanti che percorrendo le strade d’Europa raccoglievano seguaci di ambo i sessi. Brigida trasse ispirazione da queste esperienze, entrandoci forse a contatto durante i suoi pellegrinaggi attraverso la Francia. 

Compito essenziale dei monaci era di affiancare la comunità monastica femminile allo scopo di fornire alle consorelle assistenza spirituale e sacramentale secondo la Regola. Dovevano dedicarsi interamente all’ufficio divino, alla preghiera e allo studio, senza lasciarsi coinvolgere in altre attività.

La Badessa, con il consenso delle consorelle, sceglieva tra i sacerdoti un confessore generale al quale almeno tre volte l’anno si aprivano le conoscenze di tutte le suore e frati attraverso la confessione. 

Questa pace e condivisione non durò a lungo

Il convento misto portò naturalmente a numerosi scandali, diffusa era la convinzione che si dovesse togliere ai frati appartenenti a una regola la guida spirituale delle monache. Erano soprattutto le magistrature civili a spingere in questa direzione e a scaricare tutta la responsabilità dell’eventuale peccato sulla donna tentatrice. 

Entrò in queste mire anche il convento genovese e ce ne lascia traccia lo storico genovese Francesco Maria Accinelli che nella sua “Liguria Sacra” scrive a proposito del monastero: 

“rimossi furono anco nel 1605 dal monastero di Santa Brigida per ordine ed intimazione di Paolo V li frati di San salvatore che officiavano d.a chiesa in coro pure separato dalla monache. Il commercio frequente dei frati co’ monache di queste Religioni era diventato di molto sospetto nonostante vi fosse clausura.” 

Ma se il giudizio dell’Accinelli, uomo anche lui di chiesa, può apparire troppo proteso alla convinzione della pericolosa seduzione femminile, il notaio Perasso con più cautela ed oggettività ci racconta di come nel 1600 il governo e la Santa Sede Apostolica indagarono con i mezzi più plausibili e meno punitivi per cacciare dal monastero brigidino i sacerdoti.

Nel 1605 la Sacra Congregazione fece intendere all’arcivescovo di Genova, Orazio Spinola, che qualora avesse accertato che le monache di Santa Brigida non avessero i mezzi sufficienti per fare costruire una nuova abitazione per i frati, si dovesse ordinare loro di provvedere ciascuno per sé e di vivere altrove.

Così, nel 1606 i frati lasciarono alle suore tutti gli edifici di cui era composto il convento.

Rimaste sole, misero in vendita lo spazio dove poi tra il 1601 e il 1619 i Balbi fecero edificare i loro nuovi palazzi sulla nuova strada a cui diedero il nome della loro famiglia: Strada delli Signori Balbi.

Il suo tracciato attraversò la proprietà tagliandola in due: Piazza Truogoli di Santa Brigida e molte case di proprietà del convento rimasero dall’altra parte della nuova strada. La realizzazione di questa via costituì un importante intervento urbanistico in relazione al fatto che la nobiltà stava spostando progressivamente le sue residenze in zone a inferiore densità urbana, erigendo palazzi sempre più grandi in aree decentrate e tranquille. 

Alla fine del 700 molti ordini religiosi furono soppressi e molti possedimenti confiscati per volere napoleonico

Una sorte non fortunata toccò anche alla zona dove sorgeva il convento: tutti gli edifici furono riadattati ad uso abitativo, come la chiesa, che fu in parte inglobata e in parte demolita per fare spazio ai tre palazzi gemelli conosciuti oggi come palazzi Dufour, dal nome del compratore. 

Si vedono alcuni particolari della parte esterna dei palazzi oggi detti Dufour: la finestra gotica della navata e gli archetti pensili dell’abside, inglobati nella nuova costruzione. Foto di Nora Cirone

I sentieri divennero le mattonate pedonali che ancora vediamo e il nome Santa Brigida è rimasto a questo primo tratto della salita, a quella piazza che si trovava alle spalle della chiesa. 

Dell’antico complesso monastico rimane oggi solo l’arco di ingresso, i fondi della chiesa nel primo tratto di salita – interno vico Tana 20 r. – oggi adibito a circolo musicale, l’ex refettorio femminile in Salita Famagosta oggi Circolo Vega Arciragazzi, l’ex dormitorio delle monache in Salita di Balaclava – utilizzato dall’artigiano ebanista Henry Peters come bottega nel corso dell’800 – oggi diviso in appartamenti, e tracce nascoste che si nascondono tra le creuze. 

Santa Brigida Genova
Veduta della zona di Santa Brigida dall’alto con punti di interesse: 1 Piazza Truogoli di Santa Brigida; 2 Salita di Santa Brigida, arco di ingresso; 3 Tre palazzi gemelli detti Palazzi Dufour, un tempo area dove era eretta la Chiesa di Santa Brigida; 4 Ex dormitori maschili, oggi abitazione; 5 Ex dormitori femminili, oggi abitazione. Foto di Google Maps

Passeggiando in questi luoghi pieni di storia si conserva ancora oggi quel fascino che conquistò le monache quattrocentesche e che le indusse a costruire il nuovo convento.

Articolo di:
Nora Cirone

Immagine di copertina:
Targa di Salita di Santa Brigida. Foto di Nora Cirone


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Associazione culturale creata nell’ottobre 2018 da undici giovani laureati provenienti dall’Ateneo genovese (Storia dell’Arte, Architettura, Archeologia, Lingue, Lettere). EdArte si occupa di mediazione culturale e didattica con lo scopo di rendere i luoghi della cultura accessibili e comprensibili attraverso una partecipazione attiva e collettiva.

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