Tutti a Genova conoscono Boccadasse, il borgo a tinte pastello in cui ci si premia con un gelato o con un cono di fritto misto dopo aver percorso la passeggiata di Corso Italia. L’antico borgo marinaro è stato accorpato al Comune di Genova alla fine del XIX secolo ed è rimasto sostanzialmente fedele alla sua conformazione urbanistica originale, conservando il nucleo delle antiche case colorate. Secondo diverse fonti, l’origine del suo nome deriva dalla forma particolare della baia, che assomiglierebbe alla bocca di un asino – bocca d’âze in genovese. La Boca
Ma forse non tutti sanno che, dall’altro lato dell’oceano, nel cuore dell’Argentina, esiste un quartiere altrettanto colorato e pittoresco, la cui storia si intreccia con quella di Boccadasse. Si tratta del quartiere La Boca di Buenos Aires, sorto nel XIX secolo e destinazione privilegiata di numerosissimi immigrati genovesi.
La massiccia presenza zeineise ha fortemente influenzato lo sviluppo storico-culturale del quartiere, rendendolo fortemente assimilabile al suo corrispettivo ligure.
Per cominciare, spicca l’analogia tra i due nomi, La Boca e Boccadasse: secondo la leggenda, il quartiere argentino ha preso il nome dall’antico borgo genovese, per volontà di alcuni immigrati genovesi, che hanno voluto conservare così il ricordo delle loro origini liguri.
Tuttavia, alcuni dicono che il nome in realtà derivi dal fatto che La Boca si trova all’imboccatura (boca) del fiume Riachuelo nel Rio de la Plata, ma la prima versione del mito è senza dubbio più affascinante.
Un secondo elemento comune facilmente individuabile è costituito dalle caratteristiche casette colorate, che si possono trovare in entrambe le località, anche se con caratteristiche molto diverse: La Boca infatti nasce come quartiere popolare, e ancora oggi – nonostante il costante afflusso di turisti – conserva caratteristiche urbanistiche ben lontane dall’agiata Boccadasse.
Le case colorate del Caminito, ex passaggio ferroviario nel cuore de La Boca, sono costruite principalmente in legno e in lamiera, e oggi ospitano diversi negozi per turisti. Basta uno sforzo d’immaginazione per tornare indietro nel tempo e visualizzare gli immigrati, spesso italiani, che le abitavano, dormendo in stanza sovraffollate e usufruendo di servizi igienici di scarsa efficacia, pagando gran parte del loro scarso stipendio per potersi permettere qualche ora di sonno in un conventillo, esposti a frequenti inondazioni per la vicinanza al fiume e a facili diffusioni di malattie, come durante l’epidemia di febbre gialla del 1871.
I colori sgargianti dei muri dei conventillos sono assai disomogenei, perché sono stati dipinti dagli inquilini stessi nel tentativo di dare vivacità.
Non potendosi permettere alcun tipo di pittura, i lavoratori utilizzarono la pittura avanzata dalla verniciatura delle navi nell’attiguo porto: dato che c’erano scarse quantità dello stesso colore le case sono risultate variopinte come le vediamo oggi.
La presenza di questi colori caratteristici, assieme al fermento culturale del quartiere e ai numerosissimi locali di tango, hanno portato La Boca a essere una delle aree più turistiche di Buenos Aires, diventando uno dei 10 luoghi più fotografati al mondo secondo la classifica di Google Sightsmap. Parallelamente, come sappiamo, Boccadasse costituisce uno dei luoghi più fotografati della città di Genova ed è il tipico “soggetto da cartolina”.
Se Boccadasse può contare edifici di pregio artistico come la chiesa di Sant’Antonio di Padova e il castello Türke progettato da Coppedè – celebre architetto e scultore di ispirazione Liberty -, La Boca è sede di diversi luoghi d’arte, primo fra tutti il celebre Caminito, museo a cielo aperto creato grazie al progetto del pittore Benito Quinquela Martín, che mutò il destino di una stretta via pedonale, un tempo occupata dalla ferrovia, ormai in rovina: su sua iniziativa vennero ripristinati i colori ormai sbiaditi dei conventillos e la strada, ormai ridotta a una discarica, venne ripulita.
Nel 1959 la via divenne ufficialmente Museo de Arte al Aire Libre, dando la possibilità a tutti di usufruire delle opere d’arte esposte, senza la necessità di un biglietto e senza vincoli di orario.
Curiosamente, Martín era figlio adottivo di una coppia di genovesi de La Boca, da sempre molto legato al suo quartiere d’origine e appassionato pittore di scene di vita quotidiana del porto.
Ancor più curiosamente, l’antico nome del Caminito deriva proprio dal dialetto genovese: fino agli anni ‘50 del Novecento si chiamava infatti Puntín, “piccolo ponte” in genovese, perché un ponticello dava la possibilità di attraversare il fiume proprio in quel punto.
L’attuale nome, Caminito, è stato dato in omaggio a una celebre canzone di tango ispirata alla via di Juan de Dios Filiberto, compositore e amico di Martín.
Un ulteriore collegamento di La Boca con Genova può essere ritrovato facendo riferimento a una delle più celebri squadre di calcio argentine: il Boca Junior, fondato nell’omonimo quartiere nel 1905 da cinque immigrati genovesi, e per questo noto in Argentina come “el equipo Xeneize”, versione spagnola de “la squadra Genovese”. La divisa ufficiale della squadra portava addirittura scritto Xeneizes sulla schiena.
Oltre l’amore per l’arte e la passione per il calcio, ciò che caratterizza il quartiere de La Boca è un forte spirito di comunità e di solidarietà reciproca, ed è proprio a partire da questo sentimento che è fugacemente esistita una delle più brevi repubbliche della storia, la Repubblica de La Boca.
La Repubblica de La Boca
Le ricostruzioni storiche sono frammentarie, ma riportano sostanzialmente la stessa narrazione: nella seconda metà dell’Ottocento, le condizioni di vita degli abitanti del quartiere erano ai limiti della sopravvivenza e il vuoto istituzionale era palpabile. Il malcontento generalizzato era parzialmente frenato da alcune rudimentali società di primo soccorso e la circolazione di idee socialiste e anarchiche era all’ordine del giorno.
Per questi motivi, sembra che, tra il 1876 e il 1888, un gruppo di genovesi abbia deciso di dichiarare l’indipendenza del quartiere e la sua fedeltà al re d’Italia Umberto I, con la creazione di una bandiera recante lo stemma dei Savoia e la proclamazione de “La Repùblica de La Boca”.
L’esperienza si concluse poco tempo dopo con l’intervento del Presidente argentino in persona, ma le fonti storiche in merito sono purtroppo scarse.
In conclusione, i collegamenti tra i due lati dell’Atlantico sono molteplici e gran parte di essi resta ancora sconosciuta ai più, ma sarebbe impossibile racchiudere in un solo articolo il complesso intreccio di fili che unisce questi due paesi. Ti invitiamo quindi a scoprire i prossimi parallelismi tra Italia e America Latina sulle pagine di Wall:out.
(leggi anche l’articolo di wall:out Una fugassa a Buenos Aires – A cavallo tra l’Ottocento e il Novecento migliaia di italiani sono emigrati in Sudamerica per cercare migliori fortune. Alcuni di loro hanno esaltato le proprie origini attraverso la gastronomia. Ecco la storia della famiglia Banchero.)
Immagine di copertina:
Illustrazione di Martina Spanu
Scrivi all’Autorə
Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.