Le Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola sono una delle realtà museali più sorprendenti della nostra città ma i genovesi le conoscono poco.
Si tratta di una dimora nobiliare ben nascosta nel centro storico genovese, tra via Garibaldi e via San Luca (più precisamente si trova in Piazza di Pellicceria, 1) che racchiude al suo interno saloni di rappresentanza, quadrerie, arredi autentici e nientemeno che la Galleria Nazionale della Liguria.
Palazzo Spinola venne donato allo Stato italiano dagli ultimi due proprietari, i marchesi Franco e Paolo Spinola appena una sessantina di anni fa’, nel 1958, e da allora ha aperto le porte al pubblico per raccontare la sua storia e quella dei suoi illustri abitanti.
All’interno della struttura convivono realtà molto diverse tra loro: due piani storici che testimoniano usi e costumi di chi li ha vissuti e modificati nel corso del Seicento, Settecento e Ottocento, due piani moderni, ricostruiti dopo essere stati gravemente danneggiati dai bombardamenti dell’ultima guerra, che ora sono sede della Galleria Nazionale della Liguria e vari mezzanini, passaggi segreti, stanze visitabili solo in occasioni speciali e una galleria degli specchi.
In questo poliedrico contesto si raccolgono collezioni artistiche di pregio, opere dei più importanti pittori liguri, italiani e internazionali dei secoli passati, arredi d’epoca, porcellane e documenti d’archivio antichissimi.
Gli aspetti da approfondire sarebbero moltissimi ma per il momento vorrei darvi 7 buoni motivi, uno per ogni ambiente principale, che valgono la visita.
(Per il momento, a causa dell’emergenza sanitaria, la struttura è visitabile da Martedì a Sabato dalle 13:30 alle 19:30 (chiuso Domenica, Lunedì e festivi) ed è consigliata la prenotazione online. Per ogni possibile aggiornamento si rimanda al sito di Palazzo Spinola)
1 – L’appartamento del marchese
Le prime due sale espositive che si incontrano una volta oltrepassati l’atrio scoperto e coperto e salite le scale. Ad accogliervi 5 opere che trattano le vicende dell’eroe greco Ercole e 3 imponenti tele a soggetto mitologico del pittore ligure Gregorio de Ferrari (Porto Maurizio, 1647 – Genova, 1726) tra le quali alcune vedono il contributo del figlio Lorenzo (Genova, 1680 – Genova, 1744). Sono patrimonio della Galleria Nazionale della Liguria perché aggiunte alla collezione nel 2012.
2 – Il Ritratto di Ansaldo Pallavicino di Antoon Van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641)
È un particolarissimo ritratto tagliato che raffigura un bambino in piedi da solo, Ansaldo. Accanto a lui era molto probabilmente presente, nell’altra metà del dipinto, il padre Agostino, ambasciatore presso il papa e alcuni sovrani europei, protettore del banco di San Giorgio e Doge della Repubblica, insomma un uomo importante.
Si pensa che il dipinto a un certo punto della storia sia stato tagliato per motivi di eredità ma che la parte ritraente Agostino sia andata perduta. Nel Settecento, per non lasciare il quadro incompleto, venne fatto aggiungere accanto al bambino un tavolo con sopra un cagnolino, un adattamento fantasioso che venne poi eliminato nel restauro novecentesco.
3 – La cucina storica ottocentesca
Non conta come un piano vero e proprio perché è situata nel mezzanino tra il primo e il secondo. È l’unico ambiente “di lavoro” rimasto intatto. A pieno regime vi si affaccendava un gran numero di persone tra cuochi e servitori. Aspettatevi soffitti bassi, muri di marmo, ronfò e una grande ruota misteriosa.
4 – Convito per le nozze di Amore e Psiche
Un affresco di Sebastiano Galeotti (Firenze 1675-1741). Raffigurazione romantica commissionata per un’occasione romantica: le nozze tra Francesco Maria Spinola, figlio di Maddalena Doria (a sua volta nipote di Ansaldo Pallavicino) e Lilla Fieschi.
Si tratta di un episodio tratto dalle metamorfosi di Apuleio e in particolare rappresenta il finale delle vicende di Amore e Psiche: il momento in cui la fanciulla mortale viene sollevata in cielo sospinta dai venti per unirsi in matrimonio con Cupido ed essere finalmente accettata tra le divinità che la attendono nell’Olimpo.
5 – Ecce Homo di Antonello da Messina (Messina 1430 – 1479)
Capolavoro di inestimabile valore, dipinto a olio su una tavola di legno. È conservato in una teca perché particolarmente fragile, risale infatti intorno al 1474. Il pittore dipinse quattro versioni dello stesso soggetto, le altre tre sono conservate a Piacenza, New York e Vienna. Dal vivo potrete osservare un piccolo cartiglio dipinto che presenta la firma dell’artista.
6 – I servizi da tavola della famiglia Dufour
In particolare l’esposizione del sontuoso servizio da dolce apparecchiato in una teca al centro di una delle sale dedicate alle ceramiche. Di fine manifattura francese ha la particolarità di avere rappresentato su ogni piattino un soggetto botanico, naturalistico o zoologico differente.
7 – Il Mirador
Il terrazzo che si affaccia sui tetti del centro storico e regala una vista della città del tutto particolare. Probabilmente è anche uno dei punti migliori per orientarsi e per riuscire a collocare il Palazzo nell’intricato sistema di vicoli genovesi. Da lì ci si accorge che il porto antico e il suo Acquario sono a due passi (anche se parzialmente nascosti da alcuni palazzi), si riconoscono l’ascensore di Castelletto, il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone, la chiesa di Santa Maria delle Vigne, e molti degli altri palazzi che, insieme a Spinola, fanno parte del sistema dei Rolli, come Palazzo Bianco e Palazzo Rosso.
Se questi motivi non vi sono bastati per dare una chance alle Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola considerate che il biglietto è ridotto se si visitano insieme a Palazzo Reale, che la prima domenica del mese l’ingresso è gratuito e che si trovano anche molto vicino al panificio Claretta e alla sua mirabile focaccia.
Articolo di:
Annalisa Profumo
Immagine di copertina:
Mirador di Palazzo Spinola di Pellicceria. Foto di Nora Cirone
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