Lavoro e diritti: tuttә dietro la lavagna!

Lavoro e diritti: tuttә dietro la lavagna!

Ogni diritto conquistato nasce da storie ordinarie: un viaggio indietro nel tempo dagli incidenti sul lavoro alle portatrici di ardesia.
14 Settembre 2025
4 min
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In questi primi giorni di settembre, la cronaca riporta una serie di incidenti sul lavoro purtroppo fatali. In poche ore, è peggiorata una situazione già allarmante.

A giugno, si è svolto un referendum a tema diritti e lavoro. Questo però non ha raggiunto il quorum e, di conseguenza, è stato annullato. 

La maggior parte dei seggi elettorali in Italia si trova nelle scuole, dove si può ancora scorgere qualche lavagna nera, di quelle in ardesia. È una suggestione, forse un volo pindarico, eppure la storia delle lastre sottili e nere, che a causa della tecnologia ben più performante delle lavagne elettroniche stanno scomparendo, si lega direttamente all’attualità e alla questione lavoro. 

Ardesia e diritti: tuttә dietro la lavagna!
Illustrazione di Elena G.

Come è ben noto qui in Liguria, le più grandi cave di ardesia si trovavano nell’entroterra tra Chiavari e Lavagna.

Gli uomini estraevano le ciappe, le lastre di pietra scura e fragile, e le donne, le lavagnine, se le caricavano sulla testa, le trasportavano giù dai sentieri scoscesi e raggiungevano il mare, dove le aspettavano le imbarcazioni che avrebbero trasportato il carico fino al porto di Genova.

Quello delle portatrici di ardesia era un mestiere duro, pesante, pericoloso e sottopagato: iniziavano a trasportare le pietre fin da piccole, quindicenni, salivano e scendevano dai pendii più volte al giorno, scalze, sobbarcandosi un peso che poteva raggiungere i sessanta chili.

Nei casi più estremi, le donne si prendevano a braccetto e in fila e si dividevano il carico, sincronizzando il passo e il respiro.

Dovevano essere rapide, più ciappe raggiungevano il porto più venivano pagate, ma dovevano stare attente a non cadere, per non danneggiarle e non danneggiarsi. Un infortunio avrebbe significato niente lavoro e dunque niente paga.

Uno spaccato della vita delle lavagnine è raccontato nel cortometraggio autoprodotto Quell’ultima nota d’amore. Prie Neigre, regia di Lucia Vita.

Nel 1887, Francesca ha perso i genitori e vive con la nonna, portatrice di ardesia. Per problemi di salute, l’anziana donna non può più lavorare e la nipote prende il suo posto. Il capo cava è attratto dalla bellezza della giovane, che però è innamorata di Nanni, un ragazzo appassionato di musica.

Quando la nonna chiede a Francesca se comprende che si tratta di una vita di lavoro così dura, la ragazza risponde: “Adesso tocca a me”.

È il passaggio del mestiere, del destino, inesorabile.

Eppure, proprio da una traiettoria fatale che sembra inevitabile nasce l’increspatura che diventerà l’onda del cambiamento. 

In L’ascia e l’ardesia, graphic novel scritta da Federica Schiaffino e Enrico Bertozzi, che si è anche occupato dei disegni insieme a Micol Racchi, ambientata a Chiavari, si racconta di due mestieri intrinsecamente legati al luogo: i costruttori di barche e le portatrici di ardesia.

Lavoro e diritti: tuttә dietro la lavagna!
L’ascia e l’ardesia, graphic di Federica Schiaffino e Enrico Bertozzi. Foto di Elena G.

Dalla prefazione di Giorgio Getto Viarengo:

“La narrazione si snoda tra i capannoni davanti alla spiaggia degli Scogli e la collina sul mare di Lavagna, i luoghi di un mestiere che nasce davanti al golfo del Tigullio. I lavoratori del Cantiere in lotta per la garanzia della paga e le donne che scendono dalle cave del San Giacomo, col loro pesante carico che giunge alla spiaggia di Cavi per essere caricato sul leudo”

Dopo la prima guerra mondiale, le condizioni sociali avevano subito un profondo mutamento rispetto al passato: le donne, durante il conflitto, avevano occupato i posti di lavoro degli uomini che si trovavano al fronte, e, nonostante la vittoria, il regno d’Italia è sull’orlo del tracollo economico.

Il malcontento è diffuso, l’organizzazione sociale operaia inizia a manifestare la volontà di cambiare le cose.

“La traccia ci porta in questo mondo, dove il lavoro e le sue competenze iniziano a richiedere diritti: un orario sopportabile e una giusta paga. Le prime lotte segnano queste conquiste e la nascita delle prime leghe operaie vede in Chiavari proprio i calafati tra i fondatori della Camera del Lavoro”

Nel fumetto, si raccontano di tumulti avvenuti proprio nella cittadina al centro del Tigullio, dove i lavoratori del cantiere navale manifestano perché non ricevono il salario da settimane.

Intanto, anche le camalle delle cave di ardesia sono alle prese con le loro difficoltà: chi incinta ma obbligata a lavorare, chi preoccupata di un figlio con la febbre spagnola, chi si infortuna e a malapena riesce a reggersi sulle gambe. 

Dall’incrociarsi delle vicende di donne e uomini, dalla volontà condivisa di costruire una giustizia sociale, sorge una nuova alba vista dai monti, riflessa dalle onde del mare.

Ardesia e diritti: tuttә dietro la lavagna!
L’ascia e l’ardesia, graphic di Federica Schiaffino e Enrico Bertozzi. Foto di Elena G.

Dall’introduzione di Federica Schiaffino:

“Al di là del significato che ognuno riconoscerà, o vorrà attribuire a questo lavoro, che muove da un periodo cruciale del nostro passato procedendo dal ‘generale’ al ‘particolare’ delle vicende di personaggi di ispirazione reale, inseriti nel contesto locale, l’intento è rivelare il filo, spesso dimenticato, ma ininterrotto, che lega tutti noi nella complessa tessitura della storia, come protagonisti del nostro tempo, ma anche come figli delle scelte, delle rinunce, delle vittorie o delle sconfitte di chi ci ha preceduto, per sottolineare una volta di più, che non esiste una ‘grande storia’ senza infinite, ordinarie eppure straordinarie ‘piccole storie’ e non esiste possibilità di evoluzione per una società civile, senza la profonda consapevolezza da parte di ciascuno, del valore prezioso e irrinunciabile del proprio ruolo”

Le lavagnine, con il loro passo sincronizzato sotto il peso delle ciappe, e i calafati, con le loro mani callose nei cantieri, ci ricordano che ogni conquista sociale nasce da un passo coraggioso, da una storia ordinaria che si fa straordinaria. 

Oggi, come allora, il lavoro resta il filo che tesse il nostro passato con il futuro, un invito a non dimenticare chi ha camminato prima di noi e a costruire, con consapevolezza, una società più giusta.

Immagine di copertina:
Foto di Lou Batier


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Elena G.

Nata a Genova nel 1994, antropologa e autrice, ha pubblicato con Marco Aime, Bruno Barba e Mara Surace, Antropologi tra le righe (GUPress, 2020), con Mara Surace Spoiler! (Meltemi, 2022) e Genova fuori rotta (Bottega Errante, 2023), Il ballo delle acciughe (Bottega Errante, 2024).

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