A noi di Zena Verde piacerebbe un mondo un po’ più vegetariano, più etico e sostenibile, ma purtroppo sappiamo molto bene che i cambiamenti drastici sono difficili e insostenibili nel lungo termine, perciò abbiamo curiosato un po’ in giro, tra i vicoli zeneixi e ci siamo imbattute in bellissime realtà come quella di Macelli44.
Prima di raccontarvi la loro storia e darvi i nostri consigli, facciamo un passo indietro e analizziamo la differenza tra un allevamento sostenibile e uno intensivo.
Negli ultimi 60 anni, l’aumento della popolazione mondiale e la conseguente crescita della domanda di proteine di origine animale, hanno portato a un incremento del numero di allevamenti intensivi con danni all’ambiente e agli animali: ormai lo sappiamo davvero tutti che gli animali allevati sono causa di emissioni di gas serra quali il metano e l’anidride carbonica.
Per non parlare delle quantità ingenti di mangime che favoriscono deforestazione, desertificazione e sfruttamento intensivo del suolo.
Altro grosso dilemma causato dagli allevamenti industriali è la problematica legata al trattamento degli animali, le cui condizioni di vita sono sensibilmente peggiori rispetto a quelle degli animali allevati in modo sostenibile. Entriamo nello specifico, con alcuni esempi, per comprendere di cosa si macchia ogni giorno l’industria intensiva.
Queste terribili pratiche perpetrate sugli animali negli allevamenti e nei macelli sembrano uscite da un film splatter, ma agli occhi dello Stato italiano sono considerate perfettamente legali!
Ad esempio ai maialini vengono strappati i denti, tagliata la coda e castrati senza anestesia, i vitellini vengono strappati alla madre appena nati senza poter usufruire del latte che spetterebbe loro, ma che non sarebbe ugualmente disponibile perché destinato all’industria lattiero casearia. Le scrofe sono macchine da parto che passano la loro breve vita a partorire dentro gabbie che non consentono il minimo movimento.
Poi arriviamo ai polli, quelli destinati al consumo umano fanno parte di una razza specifica, la razza broiler, ottenuta da anni di selezione genetica da parte dell’industria.
Questa nuova razza, non presente in natura, è stata creata per crescere così velocemente che a soli 40 giorni i pulcini hanno già le sembianze di un pollo adulto, pronti per essere macellati. Questi polli accumulano così tanto peso che non riescono più ad alzarsi da terra, provocandosi ferite, ustioni e non riuscendo ad arrivare ad acqua e cibo.
Questa è la realtà legata all’industria animale dove non c’è niente di naturale, niente di sostenibile e nulla che dovrebbe essere consumato con la leggerezza che contraddistingue il nostro consumismo alimentare.
Allevamento sostenibile
Quando parliamo di allevamento sostenibile invece, cerchiamo di rispondere alla richiesta di carni, ma mettendo al centro non più i vizi dell’essere umano, ma la necessità di rispettare prima di tutto ambiente e animali. Per questo è più faticoso per gli allevatori stare dietro alla vendita e ai prezzi di mercato, ma la carne sostenibile non è fatta per sfamare tutti due volte al giorno!
Vi faremo un piccolo spoiler, nessuno dovrebbe mangiare così tanta carne, non è solo una questione etico ambientale, si tratta della nostra salute e benessere fisico!
Ma torniamo ai pro degli allevamenti sostenibili: intanto gli animali crescono e vengono allevati allo stato brado, si recuperano e conservano razze autoctone caratterizzate da una spiccata resilienza e idonee all’integrazione con l’ecosistema. Tutto ciò aiuta anche a ridurre l’utilizzo di antibiotici e farmaci senza sottoporre gli animali a stress non necessari.
Fatte le doverose premesse, eccovi l’intervista che abbiamo fatto a Camilla Traldi, responsabile promozione e comunicazione della Cooperativa Agricola Monte di Capenardo, la cooperativa a monte di Macelli44.
Com’è nato il progetto Macelli44 e su quali valori si fonda?
Camilla Traldi: La Cooperativa Agricola Monte di Capenardo nasce nel 1983 a Davagna, sulle montagne ai confini di Genova. Attualmente la Cooperativa è una delle più grandi aziende agricole della provincia di Genova, alleva con metodo biologico (certificazione ICEA) 150 bovini che vivono all’aperto tutto l’anno, su oltre 200 ettari di pascolo e bosco.
Nel 1998 la Cooperativa è stata la prima azienda in Liguria a sperimentare, con successo, la consegna a domicilio dei pacchi famiglia, e nel 2015 nasce il punto vendita Macelli44 in via dei Macelli di Soziglia.
Nel 2021 apriamo anche l’Agri-bistrot dove non si trovano solo prodotti dell’azienda Monte di Capenardo, ma anche di altre aziende locali e non, che producono vino, birra, ortaggi, formaggi.
I valori della Cooperativa si fondano sul benessere animale, che è per noi, molto più di una normativa, è una filosofia che guida l’azienda dall’inizio dell’attività. La razza dei nostri bovini è la Limousine, una razza rustica d’origine francese che vive bene all’aperto, è resistente alle malattie e, grazie a fabbisogni ridotti, si adatta anche a pascoli magri.
All’interno del pascolo non ci sono stalle chiuse, ma una tettoia dove vengono ricoverate le gravide e i vitelli per tutelarli dai continui e persistenti attacchi dei lupi.
Nel 2016, abbiamo introdotto le capre di razza Orobica (che aiutano a tenere puliti i pascoli mangiando i cespugli), e i suini che, per rispettare le normative vigenti per contrastare la peste suina, abbiamo dovuto macellare a inizio 2022 (nonostante i capi fossero sani).
Puoi considerare Macelli44, un allevamento sostenibile? E qual è la differenza con gli allevamenti intensivi?
C.T.: Tra il nostro tipo di allevamento e quello intensivo ci sono infinite differenze. Gli allevamenti intensivi sono molto energivori, basti pensare che in un allevamento intensivo per produrre 1 kg di carne si stima un consumo di oltre 15.000 litri di acqua contro i circa 100 litri per kg di carne proveniente dai nostri allevamenti bradi (secondo i primi risultati di una ricerca tuttora in corso che stiamo portando avanti con una laureanda in Produzioni animali innovative e sostenibili dell’Università di Parma).
Poi c’è anche da dire che la presenza costante di bestiame al pascolo – col sole, il vento, la pioggia o la neve – riduce il rischio di incendi, migliora la fertilità dei suoli e attiva processi di biodiversificazione.
I pascoli assorbono l’acqua piovana, prevenendo così il dissesto e difendendo il fondovalle da alluvioni e frane. Il sistema di pascolamento turnato protegge il cotico erboso dall’erosione e ne aumenta la produttività.
Tornando al benessere degli animali ci sono molti aspetti evidenti che ci differenziano dagli allevamenti intensivi. I nostri capi pascolano 365 giorni l’anno. Questo riduce lo stress degli animali e li mantiene in forma. E quando gli animali stanno bene sono più forti, si ammalano meno e vivono più a lungo.
Anche per questo a Capenardo non si fa ricorso ad antibiotici, il cui impiego massiccio negli allevamenti intensivi (circa il 70% della produzione mondiale) è la principale causa della diffusione di ceppi di batteri antibiotico-resistenti.
Anche il concepimento dei vitelli è naturale (monta con il toro) così come la nascita, poiché le fattrici di razza Limousine partoriscono in autonomia e raramente devono essere assistite. I vitellini sono allattati dalla madre fino a 6-9 mesi e già da piccoli brucano erba e giocano coi loro coetanei.
A Capenardo non macelliamo vitelli, ma solo bovini adulti.
Raccontaci dei vostri animali e del loro benessere e del rapporto che avete con loro.
C.T.: Sul nostro territorio, in passato, chi aveva animali li teneva in stalla per l’autoconsumo e per il letame. Dove oggi c’è il pascolo si falciavano i prati per produrre fieno che veniva portato nelle stalle. Il pascolo brado è un sistema innovativo per questo territorio, introdotto dai fondatori della Cooperativa nel 1983, su modello di altre esperienze simili che stavano prendendo piede sulla montagna genovese in quegli stessi anni.
I ragazzi che si occupano dei nostri animali li conoscono, sanno tutto di loro e conoscono bene il territorio. Ma non c’è solo l’aspetto romantico: allevare è un lavoro difficile, ed è pure molto faticoso! Soprattutto in territori come i nostri. Non a caso ogni tanto ci piace utilizzare l’espressione “allevamento eroico“, cercando di non abusare di questa espressione, perché è un po’ retorica, ma rende l’idea.
Spesso si lavora in solitaria, il clima è ostile, non è così bucolico come si pensa. Certo chi alleva conosce, ama e ha rispetto degli animali. Queste sono razze rustiche, ma c’è comunque un lavoro di selezione, per fare in modo che i capi siano sempre più adatti a quel tipo di territorio, a quel tipo di allevamento e di convivenza con chi li alleva.
Questo ha effetti sul benessere degli animali, senza considerare che essendo costantemente accuditi (sia per quanto riguarda l’alimentazione sia per quanto riguarda le cure in caso di malattie o infortuni) vivono più a lungo di quanto vivrebbero in natura.
Un grosso scoglio è il costo della carne elevato rispetto alla carne industriale, ci puoi spiegare perché?
C.T.: La differenza tra il convenzionale e l’allevamento biologico allo stato brado è notevole: intanto con la dieta al pascolo, l’accrescimento degli animali è molto più lento, perché gli animali che si muovono non crescono velocemente e tantomeno ingrassano facilmente come quelli in stalla. Questo è uno dei motivi per i quali il prezzo della carne biologica allevata al pascolo è più alto.
Poi c’è da considerare il territorio (il nostro è un pascolo estremo, di montagna) e tutti i costi legati al biologico (dai mangimi somministrati, quando la stagione lo richiede, durante l’ingrasso fino alla certificazione). I nostri prezzi sono allineati con i prodotti biologici della grande distribuzione, nonostante il biologico non sia tutto uguale.
Certo, ci rendiamo conto che per il consumatore è difficile fare scelte informate, non tutti hanno il tempo e gli strumenti. Fare la spesa in maniera consapevole è un vero lavoro! Si fa quel che si può, ma il lavoro di sensibilizzazione è molto importante: quando vendiamo la nostra carne non dobbiamo perdere l’occasione di spiegare cosa c’è dietro quel pezzo di carne, spiegare cosa significa crescere allo stato brado e tutto ciò che ne consegue.
Tornando al prezzo della carne, se parliamo di carne rossa non c’è poi così tanta differenza rispetto a quella di una macelleria convenzionale di buona qualità.
La differenza tra biologico e convenzionale è sicuramente più sensibile nel caso di altri prodotti, uno su tutti il pollo: non a caso, sull’orrore degli allevamenti intensivi di pollame quasi tutti hanno sentito dire qualcosa, sebbene in molti continuino a mangiare carne di animali allevati in quel modo. I nostri prodotti sono certamente di nicchia, ma questo non vuol dire che per mangiare carne di qualità sia necessario spendere molto.
Per i salumi non riusciamo ad avere un prodotto a prezzo basso: i nostri salumi costano di più perché sono prodotti artigianalmente, con carni di altissima qualità, e completamente senza conservanti, non ci sono né nitrati, né nitriti, né lattosio, né glutine. Li possono mangiare anche i soggetti intolleranti e non contengono sostanze cancerogene. Ma per altri prodotti, come la carne di bovino, è possibile mangiare bene senza spendere troppo.
Noi, ad esempio, una volta al mese offriamo ai nostri clienti la possibilità di acquistare carne di vacca, biologica, di animali che hanno vissuto tutta la vita al pascolo, ad un prezzo calmierato.
Immagine di copertina:
Foto Cooperativa Agricola Monte di Capenardo
Scrivi all’Autorə
Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.