Avete presente il meme “Quando Dio creò…”? C’è uno stilizzato uomo barbuto che sta aggiungendo alcuni ingredienti all’interno di un recipiente, ma rovescia maldestramente l’ultimo, che non finisce nel calderone. Qualche tempo fa vidi una versione nella quale Dio stava creando lə Ligure e ovviamente gli ingredienti erano qualcosa del tipo “mugugno libero”, “amore per il pesto” e “accoglienza turistica” (quest’ultimo l’ingrediente finiva rovesciato e quindi non presenziava nell’impasto).
Ma al di là dello stereotipo e dell’ironia cosa rende ligure unə ligure?
In un clima politico nel quale si dibatte delle possibili alternative ius sanguinis, ius scholae, ius soli, forse interrogarsi sul proprio senso di appartenenza a un popolo (o a più di uno) può aiutare a farci un’idea senza incorrere in divisioni manichee.
In Italia statisticamente l’appartenenza regionale è più sentita di quella nazionale e, soprattutto fra le generazioni più giovani, ci si inizia a sentire anche europeɜ. Ma possiamo davvero dirci liguri? Discendenti in qualche modo dell’omonima popolazione preromana? Come si conferisce il timbro di Ligure DOP?
A riaccendere la polemica sui social è la vittoria del titolo di Miss Liguria da parte di Mariela Nunez Suriel, di origini dominicane.
Viene da dire che il dibattito sul senso dei concorsi di bellezza meriterebbe senz’altro più attenzione di quello sulle origini delle partecipanti, delle quali comunque dubito che lɜ commentatorɜ sappiano qualcosa che vada oltre al nome e alla classificazione Pantone del colore della pelle.
Come si fa a stabilire chi può fregiarsi del titolo di ligure?
Il mio cognome, Bruzzone, è nella top ten dei cognomi più diffusi in Liguria, e addirittura nella top five della provincia di Genova. A ogni festa di famiglia, fra i tormentoni non mancano canzoni in dialetto, prima fra tutte Väze te vöggiu ben.
Da piccola ho mangiato così tanta pasta al pesto che poi per un periodo non sono più riuscita a sentirne l’odore. Ho fatto indigestione di ravioli co u tuccu al Santuario della Guardia. Indosso abiti fatti col mezzaro, il velo tipico del costume tradizionale genovese. Sto percorrendo l’Alta Via a tappe e ne ho parlato su wall:out.
Sono nata a Genova.
Mugugno.
Belin.
A posto allora? Dite che a me il marchio ligure DOP i leoni da tastiera lo darebbero?
Manca però un dettaglio: nessuno dei miei genitori è nato in Liguria (anche se mio padre ci tiene a sottolineare “per sbaglio, belin”) e di otto bisnonnɜ, solo quello da cui ho ereditato il ligurissimo cognome era ligure.
Il mio non è un esempio isolato, una simile casistica è abbastanza generalizzabile, come dimostra il fatto che in una gremita aula universitaria, alla domanda “Chi di voi ha due nonne e due nonni originariɜ della Liguria?” su un’ottantina di studentɜ solo uno alzò la mano. E quell’uno aveva un cognome tipico dell’alessandrino.
Quindi quando si parla di chi può dirsi ligure (o, per esteso, a chi spetti la cittadinanza italiana) dobbiamo chiederci quali siano i criteri e chi, con questi criteri, passerebbe davvero.
Prendiamo la famiglia nobiliare dei Durazzo, proprietaria di numerosi palazzi dei Rolli e chiaramente proveniente da Durazzo, in Albania: famiglia ligure o non ligure?
Immagine di copertina:
L’amico islamico (2012), I Griffin. Fonte Wired
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