GDW Genova Design Week 2021

Quattro piccole cose della Design Week che ci hanno colpito

Tiriamo le somme sull'iniziativa nel centro storico decisamente più riuscita dell'ultimo anno. La Genova Design Week 2021
26 Giugno 2021
3 min
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Si è conclusa lunedì la Genova Design Week 2021, che per la prima volta con grande ampiezza ha aperto porte e portoni di un centro storico (Giustiniani e dintorni) sempre troppo serrato, conchiuso, geloso delle sue ricchezze private. Aprire il dialogo tra dentro e fuori, aprire anche la riflessione sui confini, sui luoghi della città e della socialità, e farlo utilizzando design e natura: il Distretto del Design di Genova ce l’ha fatta, possiamo ben dirlo.

Un evento dalla grande portata, che come abbiamo già visto (articolo di wall:out Ritorna la Genova Design Week) vede il coinvolgimento di numerosissime realtà tra istituzioni, aziende e associazioni oltre che ovviamente studi di design, architettura e gallerie d’arte.

Soffitti affrescati da togliere il fiato sono stati messi in mostra insieme a prodotti interior di alto livello. Atrii di palazzi sono divenuti salotti, piazzette allestite come punti ristoro e chillout (soprattutto piazza Giustiniani con Spazio Giustiniani), corti interne arredate con eleganti lampadari hanno fatto da scenografia per talk e confronti: una magia cool dal sapore quasi londinese – peccato sia già finito l’incantesimo.

Il tutto made-in-Zena, con quel pizzico di riservatezza che rimane, quell’atmosfera di autenticità e la serietà di chi inandia tutto questo ambaradan non solo per facciata.

Cose belle dunque, piante, piantine e tante finestre aperte per riflettere sulla città e i temi green. Questo è stato il Design che foglia e fiora, neologismo in stile “petaloso”, che si presenta sicuro di sé tanto più che si costituisce come qualcosa di effettivamente nuovo, come il gioco di parole stesso.

Ecco quali sono le piccole cose che ci hanno colpito in modo particolare:

Finestra – di Walter Cesarini e Mauro Casalino

Nel bellissimo atrio di via dei Giustiniani 12, nello spazio all’imbocco della mulattiera che scende nelle cantine (anticamente le stalle del palazzo), abbiamo trovato Walter Cesarini a fianco del totem informativo, vicino al suo libro d’artista – che ha realizzato insieme a Mauro Casalino – appoggiato a una mensolina.

Un oggetto infinitesimale rispetto agli spazi dell’evento, certamente uno dei più piccoli tra gli oggetti di design. Un libro che è solamente un foglio di carta, ma realizzata a mano nel Museo della Carta di Mele. Un foglio di carta piegato e bucato da una sagoma rettangolare: fuori le nuvole, dentro la poesia.

Un libro che è una finestra aperta, quindi, sulla riflessione contemporanea, sull’anno della pandemia e sulla necessità di confronto. Ci è piaciuto perché una bella metafora della situazione che viviamo, perfettamente inserita nei temi dell’evento.

Chromesthesia – di Gianluca Patti, in Studio Rossetti underground

Ad averci stregato è stata la location: studio Rossetti underground è lo spazio sottostante all’omonima galleria in piazza Giustiniani. 

“Emblema della Genova dimenticata, come spesso accade, e ritrovata”.

Un percorso speciale tra colonne di pietra, archi e pavimenti in mattone accompagna i visitatori a immergersi nella Chromesthesia di Gianluca Patti. Un lavoro visivo e sonoro (aggiungerei anche profumato) intorno alle Quattro Stagioni di Vivaldi.

Di particolare interesse i monocromi dell’artista, che con la resina ha reso rilucenti senza esagerare con il glamour del patinato. Se l’idea, come da presentazione nel comunicato, pare un po’ troppo catchy o peggio ancora kitsch, il nostro invito è andare a visitare l’allestimento in prima persona (la mostra è rimasta attiva) e sperimentarne l’immersività.

Made in DAD – Dipartimento di Architettura e Design

L’atrio di piazza Embriaci 5 è stato aperto all’intimità della lettura con un grande tavolo, alcune piccole lampade e diverse rilegature di tesi magistrali in Design Prodotto ed Evento.

A cura del dipartimento di Architettura e Design, l’esposizione Made in DAD è un riscatto per quei laureati che hanno discusso la tesi davanti a un pc e che ora possono mostrare i loro elaborati al pubblico. Con lavori prettamente teorici, quelli applicati ad allestimenti o eventi, o ancora inerenti l’ideazione di prodotti o materiali, l’intento è accompagnare il pubblico all’interno delle dinamiche della ricerca. Bella l’idea, bello l’allestimento. Bravi!

KIKI/BOUBA – Stefano Boccardo e Fausto Montanari

Tesoretto inaspettato in quel di Piazza Sauli: due totem e mezzo dai toni pastello acquatico ci accolgono e ci affascinano, integrandosi tanto con l’architettura del palazzo quanto con il fil rouge dell’evento: la relazione tra cultura e natura, di cui noi esseri umani siamo prova vivente.

Con un estratto dallo statement dell’opera di Boccardo e Montanari ci salutiamo, alla prossima edizione, con la prospettiva di puntare ancora più in alto!

“La natura in città è imprevista, inaspettata e spiazzante.
È l’erbaccia che nasce tra i ciottoli del selciato, l’edera che divora una facciata, il melograno al balcone.
E’ un’interferenza nel paesaggio che altera o crea nuovi punti di vista.
L’uomo stesso è natura ed il verde è a volte meno naturale di quanto lo sia un corpo.
La natura è improvvisazione. La natura è forma e follia.”

Immagine di copertina: 
Fonte Press Kit Design Week


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Membro del duo curatoriale Mixta con il quale si occupa di progetti artistici che siano attivatori sociali. Ha curato mostre, rassegne e festival negli spazi pubblici, nelle periferie e nei luoghi istituzionali della città di Genova. È anche fondatrice e CEO di Wanda, associazione per la trasformazione culturale, che accorcia le distanze tra le nuove generazioni e la cultura.

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