Res Pubica

Medusa, Debbie Harry, Patafisica e peli pubici: vi racconto Res Pubica – De occulta Lanugine

Avete mai immaginato una mostra incentrata sui peli pubici? I patafisici di oggi sì. E se ve la siete persa per un pelo, sappiate che non è ancora finita…
13 Giugno 2020
4 min
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Si dice che “tira più un pelo di…che un carro di buoi”, ma è probabile che, visti i tempi incerti, vi siate persi/e per un pelo la mostra di cui sto per parlarvi. RES PUBICA – De occulta Lanugine è stata inaugurata il 14 febbraio scorso presso il contenitore/laboratorio interdisciplinare PRISMA Studio (Vico dei Ragazzi, 14r, Genova) e si è chiusa il 23 maggio.

Il titolo, ammetto, ha stuzzicato la mia curiosità per il divertente richiamo alla classica e granitica locuzione latina Res Publica, e d’altronde il latino è la lingua prescelta del progetto, una coinvolgente gita nel mondo del pelo pubico. Sì, di questo si tratta.

Anzitutto è complesso definire “mostra” quella che ho visitato presso gli spazi fisici di PRISMA Studio e questo perché, contrariamente a quanto accade di solito, la vera “mostra” è in realtà costituita dalla carrellata di immagini e riflessioni raccolte nell’omonimo trattatello che potete acquistare. La mostra tradizionalmente intesa, invece, è una sorta di catalogo espositivo di cui godere in seconda battuta -non a caso nelle sale mancavano le didascalie-, frutto di una selezione operata proprio a partire dal libro. Valeva comunque la pena visitarla, anche per due ragioni che vi svelerò in chiusura.

Ma entriamo nei dettagli tecnici

La pubblicazione/mostra  è curata da Ferruccio Giromini, edita da PRISMA Studio e nata su sollecitazione del Collage de ‘Pataphysique, un centro piuttosto curioso “di cooperazione artistico-scientifica attorno alla Patafisica”, come spiega la Provveditrice Rogatrice Generale Tania Sofia Lorandi.

Fondato nel 1989 per favorire studi, ricerche, approfondimenti e diffusione di questa pseudo-scienza, il Collage ci porta ad aprire una nuova parentesi: cos’è la “Patafisica”?

Ideata dal geniale scrittore francese Alfred Jarry (1873-1907), in Gestes et opinions du docteur Faustroll, pataphysicien, uscito postumo nel 1911, veniva definita una “scienza delle soluzioni immaginarie” intesa allo studio delle “leggi che regolano le eccezioni”. Semplificando, la Patafisica è il regno dell’assurdo e del non-sense, si caratterizza per forme di ragionamento capziose, cavillose, sottili, paradossali e per un linguaggio al limite del dissacratorio.

Nel 1948 veniva fondato in Francia il Collège de pataphysique che ha vantato tra i suoi membri personaggi del calibro di R. Queneau, E. Ionesco, M. Ernst, J. Miró, M. Ray, E. Baj, R. Clair.

Nel sopracitato libro di Jarry, precisamente nel capitolo II, vi è l’interessante descrizione fisica del protagonista, il Dottor Faustroll:

“di pelle gialla aurea, dal viso glabro, salvo un mustacchi (sic!) color verde mare, tal quali a quelli che portava il re Saleh; i capelli alternativamente, pelo per pelo, biondo cinereo e nerissimo, ambiguità alburnea mutante con l’ora del sole; gli occhi, due capsule di inchiostro semplice per scrivere, preparate come l’acquavite di Danzica, con dentro degli spermatozoi. Era imberbe, a parte i suoi baffi, per l’uso beninteso dei microbi della calvizie, che dagli inguini alle palpebre saturavano la sua pelle, e che gli rodevano tutti i bulbi, senza che Faustroll avesse a temere la caduta della sua chioma né delle sue ciglia, poiché essi attaccavano solo i capelli gialli. Per contrasto, dagli inguini ai piedi lui si inguainava in un vello nero da satiro, perché era uomo più di quanto non sia conveniente”

La bizzarra attenzione alla peluria umana, ben evidente in questo estratto, è alla base della sfida lanciata dal Collage di raccogliere e ordinare immagini incentrate sul pelo pubico. Una sfida raccolta con entusiasmo da Ferruccio Giromini, giornalista poligrafo e storico dell’immagine. Il risultato è un libro che varrebbe la pena sfogliare anche solo per la Preafactio in cui si legge:

è arruffante scorgere quanti siano i modi per accomodare i peli

Una serie di immagini e pensieri si incrociano tra ironia e ricerca, certamente resi stuzzicanti dai continui giochi di rimbalzo tra realtà e immaginario/immaginazione, erotismo e allusione, poesia e pornografia, arte e scienza, realismo e astrazione. Il giardino intimo, -in particolare quello femminile- si mostra nelle sue espressioni più varie: acconciato, selvaggio, tatuato, pericoloso, divertente, accennato, spettinato, vistoso, nascosto, giocoso, invitante, reticente. Macchia di colore, elemento di pseudo-scientifica definizione etnica, vanitosa piuma di pavone. Protagonista di una vignetta comica, anche. Un po’ timido, un po’ sfacciato.

Res Pubica
Campionario, Francesca Biasetton, 2019

Libero Gozzini gioca con i periodi blu e rosa di Picasso, Mattia Distaso inventa Il pelo della Medusa con uno stile grafico/ornamentale che ricorda la calligrafia araba. Il mito ispira anche la Calipso, la Circe, la Scilla e la Cariddi di Ilaria Bochicchio, dove la carne è proprio carne anche se è pennellate, ed è antri che un poco turbano.

Non poteva mancare la star del vello femminile, la pelliccia pubica più celebre e coraggiosa della storia dell’arte, quella dell’Origine du Monde di Courbet (1866): Daniela Brambilla la rivisita coprendo di piume vere il dettaglio tutt’oggi capace di scandalizzare per il suo realismo (Facebook censura Origine du Monde).

Nella bellissima fotografia Nature is Life del 1979 firmata Joseph Huber, niente pare più naturale del vistoso triangolo di giungla tra le cosce della modella. Debora Vrizzi offre allo sguardo una serie di mutandine in Pura lana vergine (chi più di quelle di peli ne sa qualcosa?) o allude al pube fotografando un nido. Intanto, sfogliando il libro, si incontra l’elenco delle tipologie-base di depilazione intima (a tal proposito ecco la foto di Debbie Harry depilata in concerto).

E ancora, mocci illustrati disposti in un roseo trittico a suggerire diverse possibilità di styling là sotto. Grottesca e provocatoria la foto di Uwe Arens, anni 80’, My pussy has teeth: la vagina dentata. Un pelo autentico, anche, maschile -perciò raro- e fotografato; un’immagine realizzata per la copertina dell’album Affanno d’artista di Johnny Grieco (storia divertentissima da leggere). Un vero pelo d’artista, insomma, che per altro i fortunatissimi acquirenti delle prime cinquanta copie del disco hanno ricevuto in omaggio, come “gadget”.

La foto, invece, effetto quasi 3D grazie alla prodigiosa tecnica e all’attenzione al gioco di luci e ombre di Alberto Terrile, è favolosa. Delicata capacità di fondere arte, ironia e scienza, si trovano nell’installazione sospesa di Francesca Biasetton che, seminascosta da un velo bianco, presentava un minimalista campionario di peli di pube che potevano essere scambiati per modelli di distese erbose o prati.

Perché valeva la pena vederla

Chiudo svelandovi perché valeva la pena vedere la mostra nonostante la mostra sia il libro: durante la visita, una musica di sottofondo faceva atmosfera, accompagnava lo sguardo; una soundtrack di brani di KATA, appositamente editati e mixati, lasciati andare come un’unica traccia a sonorizzare l’esperienza. Molto bello.

Seconda ragione: soffiare sulle piume incollate all’iconico pube di Courbet -come mi ha suggerito di fare la fantastica “gallerista” Eleonora Chiesa- e vederle muoversi disordinate…beh, surreale.

Dal 13 Giugno una seconda e ridotta edizione della mostra vi attende a Pietrasanta (Lucca) in una galleria d’arte che si chiama -udite, udite!- Punto G. Destino vuole torni anche il latino perché sul sito si dice che lo spazio “si propone di essere un luogo di sensibilità all’arte: nomen omen”.

Fantastico.

Immagine di copertina:
Invito alla mostra Res Pubica – De occulta lanugine, a cura di Ferruccio Giromini, presso PRISMA Studio (courtesy PRISMA Studio).
Nell’invito è presente l’opera Il pelo della Medusa, Mattia Distaso, 2019


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Storica dell’arte specializzata in storia dell’arte contemporanea e curatrice indipendente, scrive per la rivista d’arte “Juliet”, lavora nel settore comunicazione della Coop. Il Ce.Sto e dei Giardini Luzzati-Spazio Comune, è social media manager di diversi progetti in corso, lavora nella redazione del network di comunità “Goodmorning Genova”. Co-fondatrice di Progetto A (associazione che ha realizzato progetti di curatela e promozione artistica). Sempre attenta all’attualità, con una forte vocazione per il sociale, attivista delle cause perse, mente aperta e curiosa, appassionata di cinema e accanita lettrice. Femminista. Viaggia spesso, vive di arti, di relazioni sociali, di incontri. Scrive, scrive, scrive -sempre, ovunque, specie di notte.

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