Un anelito di speranza pare accumunare la fiumana che fino all’alba delle restrizioni sanitarie non perdeva occasione per regalarsi, con ancor più piacere dopo settimane di lavoro o di studio, una giornata lontana dalla routine delle strette vie cittadine. Se non in maniera definitiva, con l’agognata accelerazione della campagna vaccinale, sarà forse l’estate a congelare almeno momentaneamente la minaccia del covid-19.
In attesa di poter finalmente tornare a viaggiare oltreconfine, vivere a Genova si rivela essere una doppia fortuna: dal punto di vista degli spostamenti – avendo l’RT sempre danzato sul confine giallo-arancione delle zone di rischio – e da quello paesaggistico, potendo godere di scenari mozzafiato, raggiungibili senza dover abbandonare la città. (Leggi l’articolo di wall:out Gita sul confine comunale)
Tra le tappe più peculiari, facendo convivere in un solo abbraccio natura e storia dell’arte, svetta Ponte Sifone; imponente appendice di pietra e ferro del più ben celebre percorso sull’acquedotto storico. La differente considerazione che nei fatti accompagna questi due tragitti non è però imputabile alle scelte o al gusto degli amanti del trekking locali, anzi!
Con la sua recente riapertura solo nei fine settimana (prima della quale la transitabilità era garantita appena dodici volte l’anno, con poche eccezionali aperture extra), questo mastodontico viadotto – che per architettura non sfigurerebbe tra i disegni di edifici e costruzioni che settant’anni dopo avrebbe realizzato Antonio Sant’Elia – non viene di certo incontro alle intenzioni degli escursionisti. D’altro canto, nonostante l’unico accesso consentito sia presso la Casetta dei Filtri lato via San Felice e la percorrenza sia a senso unico fino all’uscita di via Pino Sottano, conserva un’aura di fascino e mistero perfettamente coerente con la suggestiva visuale che garantisce sul Cimitero Monumentale di Staglieno.
Lo stesso sentiero che conduce alla minuscola porticina, che una volta superata presenta ai visitatori il vertiginoso precipizio sui mausolei, pare caricare di magica attesa chi lo attraversa.
I primi passi infatti si muovono costeggiando le vetrate della Chiesa del Santissimo Sacramento, mentre appena prima di arrivare a destinazione ci si può concedere una breve sosta nell’antica cava, che conserva, specie al calare del sole, una suggestiva vista sull’intera Val Bisagno.
Giunti al Ponte, non si è costretti a procedere in fila indiana senza interruzioni: date le dimensioni della carreggiata è possibile fermarsi, senza dar vita ad assembramenti, a contemplare ogni qual volta si voglia le splendide architetture del museo a cielo aperto che si sta sorvolando.
Il Sifone può essere considerato come un itinerario aggiuntivo (e forse apocrifo) ai sei ufficiali proposti dal sito del cimitero di Staglieno, che – spaziando tra religioni e storia – vengono incontro agli interessi di ogni partecipante.
Se la scarsa frequenza delle aperture è stato un peccato perdonabile, adottando la prospettiva di star affrontando una delle gite con meno proseliti della città, il non aver mai ripristinato la scala a chioccia che da esattamente metà cammino un tempo conduceva direttamente all’interno del cimitero non trova giustificazione alcuna. Rimane pertanto solo una fantasia passare con una sola manciata di gradini dalla natura all’arte, per godersi i capolavori scultorei di Lorenzo Orengo (del quale due statue si trovano a protezione dell’ingresso dell’Accademia Ligustica) e di Augusto Rivalta (firma del monumento equestre a Garibaldi di piazza De Ferrari).
Due pecche che delineano quindi un ponte decisamente timido nel carattere, ma non nelle sensazioni che trasmette, proiettandoci tra marmi e cipressi.
Immagine di copertina:
Uno dei mausolei visibili durante il tragitto. Foto di Matteo L.
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