Da pochi giorni è in circolazione una lettera aperta dei ristoratori, diffusa, firmata silenziosamente. Una lettera che è una denuncia ferma e ben motivata, sebbene dai toni pacati. Riunire le forze può sembrare difficile senza la possibilità della presenza, ma è proprio per questo che è necessario.
Tutti questi nomi, queste persone, non avranno più, in quel tempo così apparentemente lontano e in realtà drammaticamente così vicino, il posto che prima occupavano nella società. E non per colpa o per demerito, ma per via di una gestione dell’emergenza operata male, malissimo, inaccettabilmente “all’italiana”.
La nostra categoria non ha, per storia e conformazione, la possibilità di scioperare, né purtroppo, una voce univoca che possa rappresentarla tenendo conto delle diverse specificità di cui abbiamo accennato in apertura. Di certo non vogliamo scioglierci in inutili manifestazioni capaci solo di lasciare il tempo che trovano e neppure dar aria alle pance già gonfie di quei soloni della ristorazione che fin troppo agitano le televisioni nazionali.
Vogliamo essere pratici, arrivare al punto e perorare fino alla fine la nostra battaglia.
Qui il link alla lettera completa: LETTERA APERTA
Immagine di copertina:
Vico San Bernardo. Foto di brickout
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