Taybeh Oktoberfest e resistenza pacifica
Taybeh, Ramallah, Cisgiordania. Se si chiedesse a un lettore di chiudere gli occhi e riflettere su quali immagini vengano evocate da queste tre denominazioni geografiche della Palestina, molto probabilmente la risposta più comune sarebbe l’occupazione territoriale, gli scontri e la resistenza.
Tuttavia, qui l’immaginario collettivo potrebbe essere fuorviante.
Sì, resistenza risuona tra le vie di Taybeh ogni autunno, ma si tratta di una resistenza pacifica: la resistenza dell’Oktoberfest palestinese, organizzato dal birrificio della famiglia Khoury.
Una birrificio di radici familiari ed empowerment femminile
Sono passati quasi trent’anni dalla fondazione del birrificio di Taybeh per mano di Nadim Khoury nel 1994. Dopo aver conseguito una laurea in economia aziendale negli Stati Uniti, Nadim è tornato al suo villaggio natale, sulla scia degli Accordi di Oslo del 1993, che sembravano ridare speranza a un’aspettata via verso una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese.
Le radici familiari contano nelle sue decisioni personali e professionali, certo. Ma la volontà di onorare e sostenere il popolo palestinese con un’idea imprenditoriale innovativa e dal basso, ancora di più.
In questa tradizione familiare di resistenza alle difficoltà e agli ostacoli quotidiani posti dall’occupazione israeliana si incarna un altro pilastro identificativo del birrificio di Taybeh: l’empowerment femminile.
Seguendo le orme del padre e dello zio e dopo un’esperienza accademica a Boston, è Madees Khoury a tenere le redini dell’azienda familiare. La prima – e forse l’unica – birraia palestinese è anche l’ideatrice dell’evento che ha reso l’azienda e il piccolo villaggio cristiano della Cisgiordania famoso a livello mondiale, ovvero l’annuale appuntamento con il Taybeh Oktoberfest.
La Taybeh Beer come veicolo di identità palestinese
Malgrado la cancellazione degli eventi nel 2020 e 2021 a causa della pandemia di Covid, l’Oktoberfest è tornato con grande entusiasmo ed energia nel 2022. Nel 2023 ci si prepara alla sua diciassettesima edizione, programmata per il 22 e 23 Settembre.
Due giornate che integrano la tradizione culinaria e culturale palestinese con musica e balli popolari, attirando però un pubblico internazionale, quasi a voler suggellare e promuovere quel senso di unità e solidarietà tra i popoli a cui la rappresentanza politica non è ancora riuscita a dare risposta.
Questo avviene in una fase dove lo stesso Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Nazionale della Palestina dal 2005, si scontra con il discontento e le proteste civili.
Oltre 16.000 visitatori – non solo da West Bank e da Isreale, ma anche dal resto del mondo – si apprestano ogni anno a vivere questo momento di festa e convivialità, malgrado le polemiche che periodicamente emergono a causa della particolarità dell’evento in un contesto prevalentemente influenzato da precetti musulmani.
È proprio nella sua espansione internazionale che questa impresa ha dimostrato la sua forza vincente, collegando strettamente la produzione e commercializzazione della Taybeh Beer alla volontà di ribadire il diritto all’autodeterminazione e all’identità della Palestina.
Con almeno sette varietà di birra, compresa una versione non alcolica, il suo mercato al di fuori della Cisgiordania ha fatto breccia in Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania, la Spagna, la Francia, il Lussemburgo, il Regno Unito, il Belgio e la Norvegia.
Un business familiare, certo, ma anche un veicolo di identità palestinese che reitera – in loco durante l’Oktoberfest e all’estero con il suo export – la lotta dal basso del suo popolo.
Immagine di copertina:
Foto Brad
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