G8 – Cartoline da Genova (21 luglio)

Ge8 – Cartoline da Genova (21 luglio)

Ci sono luoghi che hanno segnato i fatti del G8 nel 2001; conservano una memoria storica universale e una memoria emotiva individuale.
21 Luglio 2024
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CORSO ITALIA/VIA PODGORA (ambiente)

G8 – Cartoline da Genova (21 luglio)
Corso Italia / Via Podgora. Foto di Daniele Modaffari

Madre, madre mia,
la notte non abbiamo dormito. Sdraiati sul letto avevamo una stella sulla fronte che accecava. Come tutte le stelle, era pietra, gas e desideri. Il desiderio di vivere in un mondo sano, corpi sani anche se poveri.

Avevamo paura in questo mare di piastrelle, schiacciati tra natura e leviatani, tra acqua e bastoni. Tutto si è tinto di rosso: le lacrime cadute sulle creme del pavimento, i loro manganelli, i nostri visi.

Mostri nel rito macabro della mattanza. Mostri il giorno dopo aver ucciso la balena bianca. Mostri a volto coperto nel colpire, e ancora colpire, le nudità della pace, dell’estate, dei canuti. Chiedevamo il rispetto della natura e nella natura abbiamo dovuto cercare riparo, buttandoci in mare come bestie sorprese dal fuoco. Chiedevamo ecologia sociale.

Abbiamo subito l’espropriazione dei diritti. Vorrei poterti dire di chiamarmi Ismaele. Ma ha vinto un corpo monco di essere umano. E nella vendetta naturale siamo tutti attori di questa faida ambientale.

SCUOLA DIAZ (cultura)

Ge8 – Cartoline da Genova (21 luglio)
Scuola diaz. Foto di Daniele Modaffari

Mamma,
sono entrati senza permesso. Violenti. Sono entrati portando due bottiglie ma era veleno. Violenti. Sono entrati in tenuta antisommossa perché la tortura non è una cena di gala. Violenti.

Ci hanno spaccato il cranio per imparare, le braccia per scrivere, le gambe per sbagliare, la bocca per parlare, gli occhi per testimoniare. Lo hanno fatto dentro una scuola mentre dormivamo. Vigliacchi e violenti.

Nell’unico luogo capace di fornire all’agente l’arma più democratica: riconoscere quando la scelta da fare non è quella di essere mela sana o mela marcia; ma quella di essere uomini e non mele. Disobbedire all’ingiusto ancorché lecito. Cultura e non culto. Invece ne hanno colpito cento per educarne sei miliardi.

Nel silenzio al di là del cancello basta una voce, e nessun volto, per sentire l’odore del sangue bagnato di disinfettante. Più passa il tempo, più si rapprende, come un dogma. Solo scuse in divisa laverebbero via questa sinestesia.

PALAZZO DI GIUSTIZIA (storia ai vinti legge ai vincitori)

Ge8 – Cartoline da Genova (21 luglio)
Palazzo di Giustizia. Foto di Daniele Modaffari

Genova mia madre,
quante volte mi hanno ucciso? In strada, a scuola, poi in custodia e ancora, davanti alla legge. Io che sono il figlio di questa fine di secolo: tra le tue strade sudate il suo capezzale, tra i grattacieli oltreoceano il suo funerale.

Io sono morto insieme a questo secolo. Morto ammazzato e nessun processo. Gli altri tuoi figli, torturati a scuola, smembrati in piazza, violentati in caserma; loro condannati a diventare color asfalto per aver distrutto l’asfalto. Dentro carceri dolosamente triviali.

E chi ha fatto correre il sangue, ha spaccato ossa, ha violato i genitali? Loro condannati alle maledizioni volgari di chi è vittima di ingiustizia. Dentro carriere dolosamente brillanti.

Ma le maledizioni, si sa, non oltrepassano le labbra di chi le ha pronunciate; per questo esisterebbe la legge. Questo Palazzo dovrebbe essere la tua coscienza, madre mia; e questo tuo figlio il simbolo della giustizia: colui che aprì la strada della rivolta e della libertà lanciando una pietra. La legge la scrive chi vince; a volte la storia la scrive chi è vinto per aver lanciato una pietra.

Come la storia di uno stupro, corpo violato che ancora cammina. Questa sei tu, Genova.

Io sono morto madre, senza appello. Senza anticorpi. Questo ancor mi offende.

Le tue genti hanno fatto di te la mia tomba e dei tuoi muri l’epitaffio di chi non smetterà mai di lottare: “Ognuno di noi deve dare qualcosa, per fare in modo che alcuni di noi non siano costretti a dare tutto”.


Ringrazio tutta la Redazione di wall:out per aver creduto in questo progetto. Ringrazio Daniele Modaffari per aver dedicato tempo, energia e studio a tutto questo: i risultati si possono vedere.

Ringrazio chi continua a lottare per una giustizia fondata sulle persone e non sulle concentrazioni di potere.

Immagine di copertina:
Murales di Via delle Fontane. Grafica wall:out magazine su fotografia di Daniele Modaffari


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Mattia Battistelli, nato nel 1989 a Genova, dove vive felicemente, dove scrive appena può e dove lavora dopo una laurea in legge, un master in criminologia e un’abilitazione da avvocato. Ha realizzato insieme a due amici un progetto di ricerca, sotto forma di reportage narrativo, sulle carceri sarde: #SARDEGNA#. Scrive racconti, per unire la passione per le storie alla sua curiosità. Tutto questo lo fa muovere.

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